Creato da viandantesilente il 04/12/2010
Le cose che il bambino ama rimangono nel regno del cuore fino alla vecchiaia.La cosa più bella della vita è che la nostra anima rimanga ad aleggiare nei luoghi dove una volta giocavamo. K.Gibran
 

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« Legacci e carezzeSilenzi »

Incidente di percorso

Post n°4 pubblicato il 17 Dicembre 2010 da viandantesilente

 

Ma,Irina,nel frattempo, era stata costretta a cambiare il suo modo di studiare. La zia Amalia aveva deciso che il suo linguaggio era sporco di dialetto e che bisognava ripulirlo. La stessa convinse suo  padre a farle imparare a memoria pezzi di lezione per arricchire quel suo lessico che lei, “maestra di casa”, non riteneva adeguato. E fu un disastro per Irina abituata a favoleggiare su tutto ciò che leggeva per poi rielaborarlo mantenendo intatta alla fine la logica dei contenuti.

Odiò la cucina come luogo, perchè ormai ogni sera dopo cena ,era costretta a  trasferirvisi con suo padre ,dal quale  prendeva sistematicamente i rimproveri per il suo rifiuto ad imparare a memoria, e cominciava a ripetere meccanicamente i pezzi di lezione,  finchè lui non riteneva ottimo il risultato.

Ma non si arrese. Chiese al nonno Totò di comprare con lei, tutti i giornaletti di Tex, di Topolino, ed “Il corriere dei piccoli”.Ogni pomeriggio dopo aver finito i compiti scritti, il suo mondo si allargava verso altri orizzonti; sulla scrivania restavano i libri di scuola, mentre nel cassetto aperto a metà il suo piccolo tesoro di libri diversi la portava via da quel luogo che non le dava mai un solo attimo di gioia. La sera con suo padre si dedicava allo studio memorizzato delle lezioni orali.

Era in  quarta elementare quando un incidente di percorso le fece capire cosa potesse significare disobbedire alle regole. Era il mese di maggio ed Irina a scuola amava tanto il piccolo giardino pieno di fiori della scuola,si rintanava in un angolo su di una panchina e restava lì imbambolata a pensare a come sarebbe stato bello zappare ancora e curare quel rettangolo magico di terreno. Il caldo la rendeva stanca e svogliata, la matematica non era molto di suo gradimento ,e la suora –maestra ,in quei giorni non faceva altro che spiegare matematica. Lei non seguiva neppure le spiegazioni, perdendosi con lo sguardo oltre la finestra, tra i fiori del giardino ed una silente nostalgia.

Le venne così la brillante idea ,per evitare i compiti, di scrivere nel diario ogni giorno, per una settimana, sempre e solo…”ripetizione”,ovviamente,nella pagina corretta del diario, mentre dinanzi alla suora ,visto che stava al primo banco, girava sottosopra il diario e scriveva i compiti che la maestra assegnava veramente alla lavagna per il giorno dopo. Ovviamente lei era poi impreparata. Alla terza interrogazione andata male, la maestra non volle all’uscita consegnarla al nonno Totò e pretese la presenza del padre. Irina capì che era in un bel guaio ,ma pensava ad una bella lavata di capo e ad un qualche castigo, niente di più.

Suo padre arrivò dopo due ore, il nonno non c’era più, e quando la maestra disse della sua impreparazione ,suo padre ribattè che in quella settimana c’era stata solo ripetizione di lezioni varie. Al diniego della maestra,che fece il resoconto delle lezioni lasciate,mentre ripeteva che lei le vedeva scrivere normalmente i compiti ogni giorno, suo padre, furente le aprì la cartella e fece leggere alla suora quanto regolarmente scritto in diario con la parole ripetizione .Entrambi allora in silenzio assoluto si rivolsero minacciosi verso di lei,ed Irina confusa ed impaurita, spiegò manualmente,con i gesti sul quaderno,il piccolo trucco messo in atto. Si prese i rimproveri della maestra, mentre il padre rassicurava quest’ultima che il giorno dopo ,Irina avrebbe portato tutte le lezioni arretrate.Il rientro a casa fu silenzioso e minaccioso, sua madre non c’era, zia Amalia dopo aver sentito il resoconto del nipote, decretò che la lezione doveva essere indimenticabile, ed indimenticabile fu.

Prese tante di quelle botte da entrambi al punto di mettersi rannicchiata a terra per sfuggire a quei colpi in viso ,ma il castigo continuò a suon di colpi di scarpe sul suo corpo. Loro si fermarono solo quando a terra, un liquido bianco giallastro allagò il pavimento. Paura e dolore le avevano fatto fare la pipì addosso.

Non riuscì a dimenticare mai più quell’episodio per tutto il resto dei suoi giorni,ma da quel momento nutrì una forte avversione per quei due esseri capaci di tanta violenza su di una bambina.

Quella notte la passò per buona parte ad aggiornare i compiti e la mattina dopo a scuola la maestra …precisa,la chiamò per prima alla lavagna.

Irina non sbagliò nulla degli esercizi richiesti… ma quando la suora si avvicinò a lei dando le spalle ai suoi compagni per chiederle a bassa voce se i graffi sul viso glieli avesse fatti suo padre, Irina la guardò con fermezza dritta negli occhi, e sorridendo le rispose  …”Mio padre?...no ,è stato il mio gatto mentre giocavamo.!”.

L’anno dopo cambiò scuola e tristemente il nonno Totò non l’accompagnò più a scuola.

 

 

 

E continuarono sempre i libri  di scuola sulla vecchia scrivania, per coprire buchi e per un parlare di lei molto diverso  finalizzato ormai ad un mondo che non la capiva.
Un mondo troppo stretto, un mondo che le immobilizzava il corpo per pomeriggi interi sui libri .
ll suo rifiuto per quel modo di studio, i compiti non scritti, le bugie e le scoperte delle bugie, i castighi che sempre più pesanti la offendevano, la piegavano in se stessa in un silenzio che non permetteva  a nessuno di avvicinarla. 
Mentre i libri ed i giornaletti che  di nascosto il nonno le comprava e le mandava con la mamma, la aiutavano a passare le lunghe ore in quella odiosa stanza,da dove lei, da ferma, da controllata, fuggiva in un mondo tutto suo, tessuto dei libri nascosti nel cassetto che venivano divorati, al posto di quelli aperti inutilmente sulla scrivania.
Nei dopocena era invece i momenti duri con il padre per ripetere fino alla nausea brani di lezioni,così come era stato deciso da lui, e che dovevano essere memorizzati alla perfezione. Lei eseguiva meccanicamente, perchè Irina non c'era in quelle lunghe ore, Irina  amava esprimersi da sempre liberamente e con paragoni ariosi.

E leggeva di tutto Irina per capire, per crescere,per conoscere il mondo fuori da quella prigione che mai l'avrebbe cambiata!

 

  

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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