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AGIRE POLITICAMENTE

Post n°442 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da fra.gas
 
Foto di fra.gas

 immagine  AGIRE POLITICAMENTE Coordinamento di cattolici democratici

Emilia Romagna 

Bologna, 26 ottobre 2006

 

Cari Amici,

nell’unire l’ultimo numero del foglio informativo di Agire Politicamente, dedicato quasi esclusivamente a “cattolici democratici e Partito Democratico”, vorrei condividere alcune considerazioni.

“Cattolici e democratici”: entrambi i termini, colti insieme, connotano il senso dell’ispirazione a cui ci riferiamo, il nostro essere e sentirci Chiesa ed il rapporto con il mondo e con l’organizzazione della nostra vita sociale e politica.

Per questo ci interessa la vita della nostra Chiesa, ci interessa, e molto, l’invito a vivere fino in fondo la verità, affascinante ed impegnativa, che ci viene proposta con il Congresso Eucaristico immagine che interessa la Diocesi di Bologna e che è iniziato in questo mese di ottobre, ci interessa la riflessione svolta dal Convegno Ecclesiale di Verona e,immagine in particolare, la sollecitazione ai laici ad assumere responsabilmente il proprio ruolo nello spirito del Concilio: è da questa appartenenza ecclesiale che nasce il nostro rapporto con la realtà socio politica, un rapporto su cui vorremmo che si ragionasse maggiormente nella quotidianità delle nostre comunità ecclesiali, prima ed al di là della scelta politica di ogni singolo credente.

E ci interessa l’attuale situazione politica: ci preoccupano l’organizzazione del nostro sistema democratico che non pare esaltato dalla legge elettorale vigente e dal bipolarismo esasperato, l’attenuarsi di ispirazioni ideali – non di ideologie – che alzino il tono della politica e le diano la capacità di darsi obiettivi, di formulare proposte, di costruire programmi, la crisi delle strutture politiche, i partiti, mentre siamo attenti ed interessati al progetto del nuovo partito, il “Partito Democratico”, che rappresenta una novità nella esperienza storica della nostra democrazia, nella direzione della costruzione di un bipolarismo più corretto,immagine e che esige, per questo, un forte mutamento di mentalità e di atteggiamenti…..

Di fronte a queste prospettive credo che, come cattolici democratici, ci dobbiamo porre non tanto come una entità che reclama il riconoscimento, pur legittimo, della propria identità e chiede, quindi, spazi per un’adeguata visibilità, ma, innanzitutto, come realtà capace di analisi, di proposta, di confronto e di dialogo…e di questo la nostra politica ha soprattutto bisogno se vuole superare l’attuale autoreferenzialità per rapportarsi ad una realtà che è già mutata radicalmente e che è in corso di costante e rapida evoluzione, con prospettive che esigono capacità di discernimento.

Agire Politicamente ha inteso porsi, sia in ambito nazionale che locale, come luogo di riflessione e di maturazione di questa dimensione “cattolico democratica” e vorremmo continuare su questa linea anche perché la situazione ci pare lo esiga con grande evidenza.

Mi piacerebbe che su queste considerazioni iniziali – e sui documenti prodotti che si possono trovare anche nel nostro sito www.cattolicidemocratici.it - potessimo riscontrare la nostra condivisione sia comunicandoci il nostro pensiero – la posta elettronica ci può aiutare – sia incontrandoci fisicamente anche per dare una maggiore consistenza organizzativa alla nostra associazione a cui vogliamo garantire una possibilità di continuità e di maggiore efficacia.

Ci diamo un appuntamento a breve, con i saluti più cordiali.

Pier Giorgio Maiardi coordinatore

tel. 051/490687 - 333/2159157 e-mail: lmaiard@tin.it  redazione@cattolicidemocratici.it

via F.Enriques, 18  40139 Bologna     

Politicamente - Anno VI, numero 3 - Foglio informativo dell’associazione Agire Politicamente - sito: www.cattolicidemocratici.it Direzione: Lino Prenna e-mail: prenna@unipg.it - Segr. dell’Associaz.: Piero Moriconi e-mail: plgmrc@virgilio.it - cell. 347 4401809

Il cattolicesimo democratico torna al centro dell’attenzione politica: è l’osservazione più ovvia che facciamo scorrendo il fitto calendario di incontri che ha impegnato l’inizio della stagione autunnale. È un’attenzione interessata, un interesse sospetto, giacché sullo sfondo delle elaborazioni culturali c’è la preoccupazione di equipaggiarsi in vista degli spazi da occupare nel costituendo Partito democratico? Vedremo. Intanto, registriamo il fatto che la componente popolare della Margherita, ritrovatasi nell’Associazione “I Popolari”,immagine nel riproporre la lezione politica del popolarismo, abbia posto precise condizioni per entrare nel nuovo partito. Già noi, nel nostro seminario estivo di Todi, dove venne a trovarci Pierluigi Castagnetti, avevamo condiviso la linea poi sviluppata nella “tre giorni” di Chianciano con l’introduzione dello stesso Castagnetti e la relazione di Pietro Scoppola. Ma rileviamo anche la trama delle riflessioni elaborate dai Cristiano- sociali nel loro seminario di Assisi, con la relazione introduttiva e conclusiva di Mimmo Lucà. In un editoriale del loro bel quindicinale (Cristiano sociali news, 6 sett. 2006), i Cristiano sociali si chiedevano quanto disti Chianciano da Assisi. Noi, che abbiamo partecipato ai due incontri, possiamo dire (è più che un auspicio!) che sono vicini più che distanti. Comunque, si è avviato un dialogo tra le due anime del cattolicesimo democratico, che Agire politicamente intende sviluppare, proponendosi (come ho detto ad Assisi) quale “luogo” di incontro e di elaborazione di un cattolicesimo democratico unitario, espresso in una soggettività culturale e politica. A questo dialogo tra cattolici democratici riteniamo sia interessata l’Italia popolare di Alberto Monticone che ha tenuto il suo incontro nazionale a Roma, a metà ottobre. Quanto ai sedicenti (letteralmente) Teodem (denominazione per qualcuno autoironica, per altri ridicola) non abbiamo elementi di valutazione. Ilvo Diamanti, in apertura della sua relazione al loro convegno, ha salutato la nascita di una nuova corrente!

Ne vanescant! Questo foglio esce mentre la Chiesa cattolica che è in Italia celebra il suo IV convegno nazionale a Verona. Noi accompagniamo i lavori delle giornate veronesi con trepida attenzione e rinnovata speranza. AgiP

I cattolici democratici

Il cattolicesimo democratico, cultura di riferimento del nuovo partito di Pierluigi CASTAGNETTI*immagine .... La questione che noi poniamo è semplice da enunciare: vogliamo che la tradizione culturale del cattolicesimo democratico sia assunta esplicitamente – alla pari di quella socialdemocratica e di quella liberaldemocratica – come cultura di riferimento del nuovo partito. In questi giorni abbiamo letto qualche “strafalcione” in proposito, anche tra i cattolici dell’Ulivo. “Andiamo oltre” il cattolicesimo democratico, ha detto qualcuno. Vogliamo essere chiari. Si può dire “andiamo oltre l’esperienza del popolarismo” e spiegare poi come e in che direzione. Ma il “cattolicesimo democratico” è un concetto più complesso. Il cattolicesimo democratico non è un catalogo di valori, né un programma di partito, né la memoria di cose del passato (mi spiace per quegli amici che non l’hanno ancora capito) ma è una cultura politica, una modalità ben precisa per i cattolici di stare nelle istituzioni della democrazia, cioè di assumere la responsabilità della politica. Un modo di concepire la democrazia e di illuminarla, di arricchirla dell’originale tradizione umanistica e personalista cristiana (De Gasperi e Moro vengono giustamente evocati a questo proposito). Un modo di definire la condizione di laicità della vita politica, cioè di rispetto del suo proprium (non è un caso che a scrivere in modo così chiaro l’articolo 7 della Costituzione sia stato un costituente cattolico). “Andare oltre” quella tradizione comporta inevitabilmente il rischio di andare nella direzione di un passato lontano. Tornare, cioè, ad una concezione neo-gentiloniana in cui i cristiani “scambiano” consenso con programmi, ma rinunciano a fare storia e quindi a perseguire, in concorso con altri, e con gli strumenti della politica, un “certo disegno” di società. Per questo chiediamo che questa originale tradizione politica, che in gran parte è storicamente coincisa con il popolarismo, ma non solo, sia considerata, alla pari delle prime due citate, coessenziale nella definizione del sostrato culturale del partito democratico. Abbiamo l’impressione che qualche equivoco sul senso di questa tradizione non sia casuale. immagine C’è chi parla di cattolici-popolari, di cattolici-sociali, e adesso – con spirito di autoironia – di “teodem”. Vogliamo precisare che la definizione di cattolici-democratici venne coniata da Sturzo nel discorso di Caltagirone del 1905 per distinguere l’impegno autonomo dei cattolici in politica, autonomo e rispettoso del magistero della Chiesa, per differenziarlo da quello che lui definiva dei clericomoderati, timorosi delle novità e della logica delle istituzioni democratiche. Si dirà che questa seconda specie di cattolicesimo politico oggi non c’è più: non ne sono proprio convinto; in ogni caso non sarebbe ragione sufficiente per abbandonare quell’altro specifico modo di definire la responsabilità dei laici cristiani. * (dalla Relazione introduttiva alla “Tre giorni” di Chianciano, 29 settembre - 1 ottobre 2006)

L’associazione Agire politicamente,dopo un’ampia riflessione s le e internazionale: 1. Manifesta il suo sostegno all’azione dell’ONU per la pace nel vicino Oriente.... 2. Denuncia le preoccupanti collusioni fra alcune frange conservatrici emerse dal recente Meetin “Comunione e Liberazione” in una sorta di “ gli orientamenti, l’ideologia mercantile e con dai valori del Cristianesimo;immagine 3. Ritiene che la prospettiva del Partito Democo nella politica italiana ma esprime le sue preoccupazione .......assemblaggio delle forze in esso mento, in questo processo, dell’associazioni di tutti coloro che si sono impegnati nel prog tura di Romano Prodi. ....4. Richiama la presenza dei cristiani, anima dell’Associazione ad operare nella società ci una tradizione, quella del Cattolicesimo ....insostituibile contributo alla elaborazion morale del Paese.

I cattolici democratici e e il Partito Democratico Protagonisti nella costruzione del nuovo soggetto unitario di Mimmo LUCÀ*immagine .... Giungo così a quello che considero l’asse centrale della mia relazione: il ruolo dei cattolici democratici e dei Cristiano sociali nella prospettiva che ho sin qui tracciato. Non posso fare a meno di comunicare un mio profondo convincimento: noi, per la storia da cui veniamo, abbiamo la responsabilità di proporci come protagonisti della costruzione del nuovo soggetto unitario. Eppure questo protagonismo, oggi, non appare così scontato. Molti se e molti ma vengono proprio da quest’area. Anche dai suoi settori più avanzati. Nostalgia del partito di ispirazione cristiana? Fierezza della propria identità e paura di disperderla? Può darsi, ma sarebbe poco comprensibile. Per ogni essere ragionevole e tanto più per un cristiano, ha senso solo quell’identità che è in grado non solo di rassicurare individui e singole comunità ma che si considera aperta alla ricerca incessante del bene comune; del bene di tutti. Non è forse questo anche l’insegnamento più alto del personalismo comunitario? L’identità politica è sempre una costruzione storica e quindi necessariamente esposta all’evoluzione. Contiene un nocciolo duro di valori, principi, passioni rivolti ad un’idea-forza di convivenza e di civilizzazione. Un nocciolo che, quando è ben fondato, è anche irrinunciabile. E tuttavia questo nocciolo identitario diventa fecondo quando è disponibile a tradursi sempre in cultura e in progettualità politica concretamente agibile nella società e nelle istituzioni. Noi, ad esempio, veniamo e ci riconosciamo nel cristianesimo sociale, nei suoi valori, nella sua storia. Che è parte della storia del cattolicesimo democratico. Una tradizione politica che ha la sua grandezza. Ebbene: quale sarà il futuro di questa tradizione nell’era che vede allontanarsi la prospettiva dei partiti di cattolici a forte ispirazione cristiana? La stessa Margherita si colloca oltre questa prospettiva. Io non credo che la prospettiva del partito dell’Ulivo deprimerà il protagonismo dei cattolici democratici. È anzi la condizione che può favorire una forte ripresa sia sul versante della laicità cristiana sia su quello dell’incidenza politica. Il cattolicesimo politico, oggi, resta diviso persino all’interno delle diverse componenti dell’Ulivo. Per tante ragioni: la logica dell’appartenenza ai diversi partiti; la difficoltà a schierarsi nelle alterne vicende del quadro politico; le ricorrenti iniziative di ricomposizione trasversale e moderata coltivati anche sul piano parlamentare. La costruzione del nuovo soggetto unitario è finalmente l’occasione per far maturare un dialogo costruttivo. Il nuovo partito, dunque, non ci condanna alla diaspora ma ci offre l’opportunità di nuove convergenze da far valere come risorsa. Noi rilanciamo con forza, di nuovo qui ad Assisi come più volte ci è accaduto di fare, la proposta di un dialogo e di una collaborazione con le diverse esperienze associative che già abitano nell’Ulivo. E ci rivolgiamo in modo particolare a quei cattolici democratici che in queste stesse ore – per una coincidenza che può rivelarsi propizia – sono riuniti non molto lontano da qui, a Chianciano, per riflettere e per discutere più o meno delle stesse questioni che sono al centro del nostro Convegno. Lontana da noi l’idea di cancellare le diverse storie e le tradizioni distinte che abitano il cattolicesimo democratico. Siamo convinti, invece, che oggi lo si salva solo rigenerandolo. E lo si rigenera cominciando col far dialogare finalmente ciò che è stato tenuto diviso da vecchie vicende ormai archiviate. * (dalla Relazione introduttiva al Seminario di Assisi, 29 settembre - 1 ottobre 2006)

“Partire dal Mediterraneo. Per una cultura di pace e di cooperazione” (Ostuni, 7-10 settembre 2006):

Responsabili della cultura di Pietro LACORTE* “Il Cristianesimo ha esaurito la sua funzione storica?” si domandava don Primo Mazzolari già nei primi anni Quaranta. Non è forse il caso che i credenti si ripropongano oggi la stessa domanda per abbandonare l’atteggiamento di spettatori passivi in un “mutismo da laicato pigro” (direbbe Enzo Bianchi), preoccupati come sono solo di custodire le proprie sicurezze in un momento storico in cui il multiculturalismo genera paure per il futuro e non invece stimoli ad una migliore conoscenza della storia, delle tradizioni, dei modi di vivere di altri popoli? “L’interculturalità invece può portare nuove forme feconde di vivere” ha affermato Benedetto XVI:immagine “Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese non gli farete torto” (Luca); “In Cristo non c’è giudeo, né greco” (Paolo). Dossetti, nel corso di un incontro del luglio 1969, invitava a riflettere già allora come fosse “ormai piccola l’Europa, quasi inconsistente, e come in fondo fosse piccolo e limitato l’intero occidente e come grande fosse la nostra superbia di occidentali” per ricordare a tutti la responsabilità della cultura che, per essere tale, non può essere autoreferenziale, ma aprirsi alla comprensione del mondo in cui è dato vivere per evidenziarne i bisogni, le carenze, le aspettative, in un confronto continuo ed aperto, inteso a promuovere ogni causa umana di comunione tra diversi, incoraggiando incontri tra i popoli, coltivando l’arte dello stare insieme; “immaginare la pace significa non sognarla o allucinarla, ma concepirla, volerla, sperarla” ha affermato Paul Ricoeur. “Dobbiamo avere un atteggiamento di ascolto, di ricezione, di umiltà; dobbiamo lasciarci prendere dal dono dell’altro, imparare quest’arte dell’ermeneutica, che esige tempi lunghi; contemporaneamente dobbiamo anche farci interpretare”, ci ha fatto recentemente osservare quel grande teologo che è don Sartori. L’alternativa al dialogo appare invece quel conflitto di civiltà che Samuel Huntington prospetta come l’orizzonte verso il quale ci stiamo dirigendo e che diverrà tale se ci faremo sedurre dalle argomentazioni dei cosiddetti atei devoti, i quali difendono il valore storico sociale della civiltà cristiana ma ignorano che la religione dà un significato alla vita attraverso il comandamento della carità che, secondo la Gaudium et Spes, è la legge fondamentale della perfezione umana ed è aperta a tutti gli uomini.

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Comitato Prodi della Regione Marche,

Tel+Fax 071-91 60 233–Cel. re 339-11 68 776 e-mail:

  ComitatoProdi_Marche@libero.it–VolontariUlivoMarche@libero.it  

Finanziaria/ Vertice dell'Unione

Sabato 28.10.2006 11:09

Direttamente dalla sede della riunione di villa Pamphilj

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Non basta risanare i conti, l'Italia deve crescere e il governo è chiamato a compiti duri e difficili". Romano Prodi ha aperto con queste parole la riunione degli stati maggiori dell'Unione a villa Pamphilj a Roma. Il vertice è stato convocato poco dopo le dieci per fare il punto definitivo sulla Finanziaria, in vista dell'iter parlamentare che entrerà nel vivo nella prossima settimana. Attorno al tavolo tutto il governo, i segretari dei partiti della maggioranza, i capigruppo di Camera e Senato ed i presidenti di commissione.

Prodi ha detto anche che la crescita alla quale punta il governo è del 3%. Il premie ha difeso l'impostazione della manovra, che non è solo "una mera operazione contabile di rientro dal deficit.  Abbiamo piuttosto effettuato - ha spiegato - una coraggiosa rimessa in ordine di una finanza pubblica disastrata e che avrebbe tolto al Paese ogni prospettiva seria di rilancio economico e sociale". La manovra, insomma, è "coraggiosa" perchè il governo non solo ha mantenuto l'impegno del rientro sotto il 3% del rapporto deficit/Pil in un anno ("impegno che - ha fatto notare Prodi - molti Paesi europei hanno rinegoziato"), ma anche perchè "abbiamo nel contempo saputo prendere alcune scelte che rimettono il Paese nel sentiero della giustizia sociale e dello sviluppo".

"No a emendamenti senza coperture" è stato invece il monito del ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, che ha preso la parola dopo Prodi, ha ribadito l'importanza della Finanziaria, e ha espresso l'auspicio che non venga modificata in peggio: "No a emendamenti privi di copertura", ha detto, precisando che "non va cambiata la Finanziaria nelle fondamenta e nelle mura maestre".

Mi pare sia stato un vertice ottimo''. E' questo il giudizio che segretario dei Ds, Piero Fassino, ha dato dell'incontro. ''Un ottimo vertice - spiega il leader dei Ds - per il clima di forte coesione di tutta la maggioranza, per la piena condivisione dell'impianto della finanziaria proposto da Prodi, da Padoa-Schioppa, da Santagata e da Chiti''. ''Il nostro obiettivo, dice ancora Fassino - è rimettere in moto l'Italia'' perchè ''abbiamo ereditato dalla destra un paese fermo e un'economia stagnante''.

ECONOMIA ITALIANA - Un giudizio negativo sulla situazione economica italiana e sul cattivo stato dei conti pubblici è stato espresso dal premier: "Nonostante si siano usate consistenti risorse pubbliche il Paese non è cresciuto", ha detto, ricordando le risorse che sono state "bruciate", la politica fiscale che ha incrementato le "disuguaglianze nella distribuzione del reddito" e il deterioramento del bilancio dello Stato.

L'ATTACCO A BERLUSCONI - Prodi ha lanciato un monito alla maggioranza sull'eredità, difendendo innanzitutto l'operato del governo: "Il nostro governo ha tagliato traguardi eccellenti in soli cinque mesi". "Adesso - ha proseguito - si apre una importante fase parlamentare. In questi due mesi, il nostro governo decide come presentarsi per i prossimi quattro anni e mezzo di lavoro ai suoi elettori. Scelte rigorose richiedono partecipazione e condivisione. Il Parlamento, nella sua sovranità, sa bene quale sia il suo ruolo. Deve migliorare, considerare, parametrare le scelte dell'esecutivo alle esigenze di chi è chiamato a rappresentare. Ma guai se questo viene fatto per calcolo. Guai se la strategia è mirata proprio a quegli egoismi che siamo chiamati a combattere". Non solo. Secondo il premier, durante il governo Berlusconi, "su 180 Paesi monitorati dal Fmi solo nove Paesi al mondo, nel periodo 2001-2005, sono riusciti ad avere un tasso medio di crescita più basso del nostro, pari allo 0,3%".

E a questo proposito, non bisogna neanche guardare a interessi corporativi, ha ammonito Prodi: "Siamo il paese non solo dei mille campanili ma delle mille corporazioni. Non solo delle corporazioni professionali o economiche ma di quelle individuali e particolari. E' la frammentazione il grande male dell'Italia. E noi abbiamo il dovere di affrontare questo male, combatterlo e vincerlo".

NO ALLA GRANDE COALIZIONE - "Nessuno nella coalizione pensa ad una 'fase due', al post Prodi o alle larghe intese. Il rapporto rimane sempre corretto tra maggioranza ed opposizione, come avviene nella normale dialettica parlamentare. C'è spirito unitario, pur nelle distinzioni". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Clemente Mastella. ''Netta contrarietà'' anche ad ogni ipotesi di larghe intese. E' quanto ha ribadito il segretario del Prc, Franco Giordano: ''Una cosa è pensare a un maggiore consenso - ha spiegato Giordano - altro è parlare di larghe intese''.   

Giovanni Fiorentini

Una soggettività culturale e politica di Lino Prenna
 
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