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« Enrico MatteiOMAGGIO A TURATI »

Enrico Mattei: Gli inizi

Post n°133 pubblicato il 27 Maggio 2006 da fra.gas
 

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Biografia

http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Mattei

 La giovinezza

Nacque ad Acqualagna in una famiglia modesta, figlio di Antonio, un sottufficiale dei Carabinieri. La famiglia vorrebbe trasfersi a Camerino per permettere ai figli di studiare, ma deve ripiegare su Matelica.

Per lo studio, nell'età giovanile Enrico non fu mai nè costante nè proficuo e il padre lo affidò a Cesare Scuriatti (1921), proprietario di una fabbrica di letti metallici. Qui Enrico iniziò a lavorare quindicenne come apprendista operaio, addetto alla macchiatura di finto legno, acquisendo così dimiestichezza con vernici e solventi e dando il via alla sua storia e alla storia economica italiana.
A sedici anni venne assunto alla conceria Fabretti di Giovanni Fiore e, in quattro anni, divenne direttore. Nel 1929 la fabbrica si fermò e Mattei si traferì a Milano, dove lavorò come venditore alla Max Meyer e come rappresentante generale per la Lowenthal.

Nel 1934 aprì una sua azienda chimica, la Icl, producendo vernici per l'industria, con la quale riscosse un certo successo fino a divenire fornitore delle Forza Armate (durante un inchiesta sui profitti in tempo di guerra, egli ammise di non essere stato completamente pagato e di non aver mai saputo la destinazione degli oli forniti). Sposò la ballerina austriaca Margherita Maria Paulas, che lo accompagnerà per tutta la vita. Prende contatto con la Famiglia marchigiana, un'associazione in cui incontrò Marcello Boldrini, docente di materie statistiche all'Università Cattolica di Milano.

Non esistono documenti provanti le sue simpatie giovanili:entrò nei circoli di amici che daranno vita alle correnti democristiane di sinistra. Si iscrisse al Partito Popolare e successivamente rimase sempre legato all'area democristiana.

Durante la seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza come partigiano "bianco" (fra quelli, cioé, che si riferivano all'area politica cattolica). Entrò nel Corpo Volontari per la libertà, il braccio militare del CNLAI, nel 1944, dimostrandosi subito un valido condottiero ed un buon diplomatico, essendo l'uomo di riferimento della Democrazia Cristiana nel CLN; in tale attività consolidò le sue amicizie con altri partigiani che sempre sarebbero restati per lui persone di riferimento nell'ambito della politica, e proprio fra i suoi compagni di Resistenza cercò gli uomini fidati cui affidare la sua sicurezza personale. Nelle file partigiane incontrò anche Eugenio Cefis che sarà suo collaboratore e successo nella guida dell'ENI.

Alla liberazione di Milano, il 5 maggio 1945, sfilò in testa al corteo, insieme a Raffaele Cadorna, Luigi Longo e Ferruccio Parri.

L'arrivo all'Agip

Nel 1945 fu nominato da Cesare Merzagora commissario liquidatore dell'AGIP, ente statale per la produzione (estrazione), lavorazione e distribuzione dei petroli. Il suo scopo, secondo incarico, sarebbe dovuto essere quello di liquidare e chiudere l'azienda pubblica, ma non appena insediatosi, analizzò le capacità operative ed i potenziali di sviluppo dell'ente, convincendosi che avrebbe potuto essere una risorsa di grande utilità per il Paese.

Solo pochi anni prima l'Agip aveva infatti scoperto giacimenti di gas in Val Padana, aveva realizzato tratte di metanodotti ed aveva costituito la SNAM, una società dedicata, per gestire il nascente mercato del gas. Solo l'anno prima, nel 1944, era stato scoperto un importante giacimento alle porte di Milano. Tutto, aveva concluso Mattei, pareva dischiudere ad un florido sviluppo, anziché ad una mesta rassegnazione.

Superando perciò le resistenze di alcune componenti politiche, soprattutto le sinistre (che vedevano nel "carrozzone di stato" un retaggio della politica economica del fascismo e dunque ne urgevano la soppressione), ma anche aggirando talune manovre ostruzionistiche di esponenti democristiani filo-americani, riuscì invece a risollevare il destino della società, che ben presto avrebbe imposto all'attenzione non solo nazionale come esempio della capacità italiana di risollevare il capo dopo la distruzione economica ed industriale subita a seguito della guerra.

L'esperienza di Mattei all'Agip prima, ed all'Eni poi, sarebbe stata infatti una storia per molti aspetti avventurosa, talvolta oscura, quasi sempre sopra le righe, ma è in ogni caso una delle vicende in assoluto più singolari della storia recente italiana, che tuttora con vivezza desta profondo interesse, riflessioni e dubbi, tutta incentrandosi sulla figura di un uomo decisamente non convenzionale.

Le concessioni

Apparsagli mentre abilmente "traccheggiava" prima di "riconsegnare i libri", rinviando la liquidazione, una delle prime "scoperte" di Mattei fu il sistema delle concessioni governative, con le quali lo stato concedeva a soggetti privati (in genere aziende, e l'Agip era una di queste, senza privilegi derivanti dall'essere di proprietà statale) il diritto di eseguire scavi nel sottosuolo al fine di verificare la presenza di giacimenti petroliferi o di gas; la concessione includeva ovviamente il diritto di estrazione e di vendita del prodotto, con la cessione di una "royalty" percentuale allo stato.

Il sistema, con poche differenze, era simile in tutti i Paesi.

Le concessioni sarebbero state il campo di battaglia di Mattei, in Italia e all'estero, il terreno di scontro sul quale sarebbe stata celebrata la sua gloria e sul quale sarebbe ricaduta la sua polvere, la sabbia del deserto.

In Italia le concessioni erano quasi esclusivo appannaggio di aziende straniere, con una certa prevalenza di quelle americane. L'Agip, inoltre, non veniva preferita fra le aziende concessionarie (la modalità di rilascio della concessione aveva un profondo contenuto discrezionale governativo), malgrado la professionalità e la capacità tecnica del personale e delle strutture fossero invidiabilmente d'avanguardia.

 
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