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OMAGGIO A TURATI

Post n°136 pubblicato il 28 Maggio 2006 da fra.gas
 
Foto di fra.gas

   

FONDAZIONE DI STUDI STORICI “FILIPPO TURATI” - VIA M. BUONARROTI, 13 – 50122 FIRENZE.

TEL +39 055.243123 – FAX +39 055.2008280 – E-MAIL: fondazione.turati@pertini.it

http://www.pertini.it/turati/pdf/a_turati.pdf

Archivio Fondazione di Studi Storici “Filippo Turati” – I Fondi

FILIPPO TURATI (1857-1932)

Bb. 14, fotografie 300, opuscoli 16, volantini 3, bobine 43 (1866-1932, con documenti posteriori).

Inventario a stampa a cura di Antonio Dentoni Litta.

Biografia

Filippo Turati nacque a Canzo (Como) il 26 novembre 1857. Compì gli studi liceali

a Cremona, dove conobbe Leonida Bissolati, e quelli universitari a Pavia ed a

Bologna, dove si laureò in Giurisprudenza nel 1877. Stabilitosi a Milano, collaborò

alle riviste della scapigliatura e della sinistra democratica antitrasformista.

Fondamentali per la sua formazione furono i rapporti col filosofo positivista

Roberto Ardigò e col repubblicano Arcangelo Ghisleri.

Nel 1882 si avvicinò al dibattito politico e sociale, affrontando criticamente le

teorie lombrosiane sulla questione penale, nella rivista "La Plebe" di Ettore

Bignami. Nel 1885 accettò l'incarico di coordinare in Toscana e in Campania

l'inchiesta di Agostino Bertani sulle condizioni sanitarie delle popolazioni agricole.

A Napoli conobbe la rivoluzionaria russa Anna Kuliscioff, con la quale nacque un

sodalizio intellettuale, politico ed affettivo che durò per tutta la vita. Nel 1889

fondò la Lega socialista milanese e nel gennaio 1891 iniziò la pubblicazione di

"Critica sociale" (scaturita dalla trasformazione di "Cuore e critica"), che divenne il

più autorevole organo teorico e politico del socialismo italiano prefascista. Nel

1892 diede vita, a Genova, al Partito dei lavoratori italiani. Nel 1893 guidò la

delegazione italiana al congresso dell'Internazionale socialista a Zurigo, dove

conobbe Engels. Nel 1896 fu eletto deputato nel V collegio a Milano.

Durante la repressione politica del 1898, il 9 maggio fu arrestato, privato

dell'immunità parlamentare e condannato a dodici anni di reclusione; venne

liberato per indulto il 4 giugno 1899. Con l'eccezione degli anni 1904-1906, pur

senza rivestire alcuna carica particolare, Turati fu il vero leader del Psi dal 1900 al

1912, quando in seguito alla guerra libica la sinistra conquistò la direzione del

partito. Allo scoppio del conflitto mondiale, Turati prese posizione contro la

guerra e contro l'intervento dell'Italia. Rimasto alla testa della minoranza

riformista, Turati partecipò nel giugno 1922 alle consultazioni del re, aperte dopo

la caduta del primo governo Luigi Facta. Tale gesto portò, durante il XIX

congresso del Psi, all'espulsione della sua corrente, che diede vita, insieme ai

gruppi staccatisi dai massimalisti, al Partito socialista unitario. Oppositore

intransigente del fascismo, dopo l'assassinio di Matteotti nel 1924 divenne il capo

morale delle opposizioni unite nell'Aventino.

Dopo la morte della Kuliscioff, il 29 dicembre 1925, e la promulgazione, da parte

del regime fascista, delle leggi eccezionali nel 1926, Turati affrontò la dura scelta

dell'esilio. Nel dicembre di quell'anno, con l'aiuto di Carlo Rosselli, Ferruccio Parri

e Sandro Pertini, Italo Oxilia, riuscì a fuggire in Corsica, da dove raggiunse la

Francia. Stabilitosi a Parigi, continuò attivamente la lotta politica, promuovendo

nel 1927 la nascita della Concentrazione antifascista, del bollettino "Italia" e del

settimanale "La Libertà" e favorendo la riunificazione dei due tronconi del

socialismo italiano, che si verificò nel congresso del 1930, sotto la direzione di

Pietro Nenni. Particolarmente intenso e significativo fu il suo impegno nella

denuncia della minaccia fascista, attraverso la stampa, i comizi e nelle riunioni

dell'Internazionale socialista. Morì a Parigi il 29 marzo 1932. Le sue ceneri furono

traslate a Milano nel 1948.

Biografie

http://www.romacivica.net/anpiroma/antifascismo/biografie%20antifascisti29.html

 Filippo Turati

Nato a Canzo (Como) nel 1857. Di famiglia altoborghese e conservatrice, laureatosi in legge e accostatosi agli ambienti della democrazia radicale, nel 1884 a Napoli conobbe Anna Kuliscioff, allora moglie di Andrea Costa, con cui  legò sentimentalmente e intellettualmente. Spinto da lei allo studio del marxismo e al socialismo, nell'estate del 1889 costituì la Lega socialista milanese con l'intento di porre fine all'isolamento della classe operaia e di dar vita a un nuovo partito. Fondata, quindi, la rivista Critica sociale (1891), nel 1892 fu - insieme a Costa - tra i promotori del congresso di Genova che portò alla nascita del Partito dei Lavoratori Italiani (dal 1895 - al congresso clandestino di Parma - Partito Socialista Italiano) attraverso la scissione dall'anarchismo e dal radicalismo borghese. Persuaso però che la difesa delle libertà fondamentali e l'evoluzione in senso democratico dello Stato fossero la prima condizione per la sopravvivenza e lo sviluppo del movimento operaio tornò a favorire stretti legami operativi con le forze radicali e repubblicane sia in Parlamento sia nel Paese. Sarebbe stato la mente e poi il simbolo del socialismo italiano dall'inizio del secolo ai primi anni di Mussolini. Socialismo riformista, ovvero, nella prassi: primato della forza parlamentare rispetto a ogni iniziativa "spontaneista", affermazione di un partito di classe aperto, sviluppo del socialismo a fianco e dentro l'economia borghese. Insomma, insieme a Turati, un nucleo di liberi pensatori, di deputati, di amministratori comunali: capifila, Giuseppe Emanuele Modigliani, fratello del pittore, e Claudio Treves. E poi, la compagna: Anna Kuliscioff, russa, ebrea, viveva con lui dal 1885, non si sarebbero mai sposati; era stata bakuniniana, era vissuta con Andrea Costa, aveva studiato medicina in Svizzera, aveva teorizzato le prime lotte per i diritti sociali delle donne. Eletto deputato nel 1896, nel 1898 fu condannato a dodici anni di reclusione in occasione dei "moti del pane" di Milano, repressi nel sangue da Bava Beccaris, ma fu amnistiato l'anno successivo e il 4 giugno venne liberato. Nel 1901 appoggiò il Ministero Zanardelli e quindi stabilì una sorta di tacita collaborazione con Giolitti che gli attirò l'accusa di riformismo. Antimilitarista convinto si oppose alla campagna alla guerra italo-turca (1911) e all'entrata nella prima guerra mondiale nel 1915, svolgendo un'intensa campagna contro l'intervento in guerra. Aderì, tuttavia, alla mobilitazione patriottica successiva alla rotta di Caporetto. Dopo il 1918 tentò ancora una volta di favorire i legami tra i partiti di democrazia laica e progressista e il movimento operaio. Massimo esponente dei riformisti nella lotta contro i massimalisti all'interno del partito, percepì con ritardo l'avvento del fascismo ma fu uno dei pochi disposti ad agire ("ogni quarto d'ora perduto è un tradimento"). Dopo la scissione di Livorno, da cui nacque il PCI (1921), messo in minoranza, fu espulso dal PSI e diede vita al Partito socialista unitario (1922). Dopo il delitto Matteotti (1924) prese parte alla secessione dell'Aventino. Morta nel '25 Anna Kuliscioff, in seguito alle leggi speciali del 1926 dovette fuggire in motoscafo in Francia, attraverso la Corsica, grazie all'aiuto di Parri, Pertini e Carlo Rosselli. Qui si adoperò per la nascita della concentrazione antifascista (1927), per la riunificazione del partito insieme a Nenni (1930-31) e per una strenua attività di denuncia della dittatura mussoliniana. Morì a Parigi nel 1932.

Filippo Turati
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Un ritratto fotografico di Filippo Turati

Filippo Turati (Canzo, 26 novembre 1857 - Parigi, 29 marzo 1932) fu un avvocato, uomo politico, giornalista e letterato italiano. Collaborò con varie riviste d'orientamento democratico e radicale.

La sua linea politica fu determinata molto dalle idee marxiste della compagna russa Anna Kuliscioff e dallo stretto rapporto con gli ambienti operai milanesi. Nel 1886 sostenne apertamente il Partito Operaio Italiano (fondato a Milano nel 1882 dagli artigiani Giuseppe Croce e Costantino Lazzari) per poi fondare, nel 1889, la "Lega Socialista Milanese", ispirata ad un marxismo non dogmatico, che rifiutava apertamente l'anarchia. Dal 1891 diresse la rivista Critica sociale. Penso' ad un organo in cui confluissero tutte le organizzazioni popolari, operaie e contadine e queste sue idee furono accolte nel congresso di Genova (1892), in cui nacque il Partito dei Lavoratori Italiani, divenuto nel 1895 Partito Socialista Italiano, d'impronta riformista, che utilizzava la lotta parlamentare per soddisfare le aspirazioni sindacali.

Nonostante Francesco Crispi tentasse di bandire tutte le organizzazioni di sinistra, Turati fu eletto deputato nel 1896 e da tale fu fautore di un'apertura all'area repubblicana mazziniana ed a quella radicale, nel tentativo di dare una svolta democratica al governo. Nel 1898 fu messo agli arresti, con l'accusa d'aver guidato le sollevazioni popolari di Milano, ma fu liberato l'anno dopo tramite indulto e fece ostruzionismo contro il governo reazionario di Luigi Pelloux. Nel 1901, in sintonia con le sue istanze "minimaliste" (il cosiddetto "programma minimo", che si poneva come obbiettivi parziali riforme, che i socialisti riformisti intendevano concordare con le forze politiche moderate o realizzare direttamente se al governo), Turati appoggiò prima il governo liberale moderato presieduto da Giuseppe Zanardelli e successivamente (1903) quello di Giovanni Giolitti, che nel 1904 approvò importanti provvedimenti di "legislazione sociale" (leggi sulla tutela del lavoro delle donne e dei bambini, infortuni, invalidità e vecchiaia, comitati consuntivi per il lavoro, apertura verso le cooperative). A causa, però, della strategia politica messa in atto dallo stesso Giolitti, che eliminava la fazione massimalista (capeggiata da Arturo Labriola ed Enrico Ferri) del P.S.I, nel congresso di Bologna dello stesso anno, la "corrente" di Turati fu messa in minoranza e nel 1922 egli fu espulso dal partito e diede vita al Partito Socialista Unitario.

Fu favorevole all'interventismo, dopo la disfatta di Caporetto del 1917, convinto che in quel momento la difesa della patria in pericolo fosse piu importante della lotta di classe.

A seguito del delitto Matteotti partecipò alla secessione dell'Aventino, e nel 1926 a causa delle persecuzioni del regime fascista, fu costretto a fuggire in Francia (con l'aiuto di Carlo Rosselli e Sandro Pertini), e qui svolse un'intensa attività antifascista. Nel 1930 collaboro' con Pietro Nenni per la riunificazione del P.S.I.

http://it.wikipedia.org/wiki/Filippo_Turati

 
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