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COSA PENSANO DI NOI

Post n°404 pubblicato il 12 Ottobre 2006 da fra.gas
 

Marcia dei 40.000: ricordo... il compianto Enrico Berlinguer.... picchettare i cancelli della FIAT...ma poi la marcia dei Quadri... spazzò via l'oltanzismo populista e demagocico... era il 14 ottobre 1980, sono passati esattamente 26 anni, ma ci risiamo? immagine

Le vignette di Affari
Martedí 03.10.2006 18:00
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Chi ha sfogliato la Margherita

Non è solo una sconfitta immagine di Francesco Rutelli la lotta intestina in corso nella Margherita e la redistribuzione dei poteri che ne conseguirà. Ora si capisce quanto fosse solo espediente retorico il progetto di amalgamare, sotto la leadership di Rutelli, le culture moderate del centrosinistra in un partito come Dl, che nella migliore delle ipotesi è un cocktail di gruppi di potere. Ora che il leader è impegnato al governo si è scatenata la battaglia per ridurne il peso e per soppiantarlo. La forza della Margherita è che essa è una somma di debolezze, di componenti di dimensioni condominiali, un’alleanza di pianerottoli che hanno un senso assemblate, ma che prese una a una non valgono più di una filodrammatica di provincia. Ora però, grazie alla lotta tra fazioni interne a colpi di tessere, i limiti di un partito composito rischiano di apparire clamorosi, specie se dileguano figure più ecumeniche, come Rutelli, per fare spazio a uomini più caratterizzati. Il sintomo di questa debolezza è la trovata del triumvirato che dovrebbe guidare il partito. Solitamente i triumvirati sono la premessa di feroci duelli e la presa d’atto di una scarsa condivisione di prospettive. Non è un bel segnale, nemmeno per Prodi. La partita apertasi nella Margherita è un brutto presagio per il futuro Partito Democratico, al quale alcune anime di Dl non credono molto. È quanto meno contraddittorio progettare il futuro unitario di Ds e Margherita strombazzandolo come un fatto epocale, mentre all’interno dei due partiti le correnti sono divise e insofferenti ad una leadership forte. E allora, immagine era davvero meglio tenersi Francesco Rutelli.

IL PRIMO QUOTIDIANO ON LINE SU CARTA

AFFARI ITALIANI

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Clicca per ingrandire

CINQUEALLECINQUE Giovedì 12 ottobre 2006 http://www.libero.it/affaritaliani/

Video Berlusconi televisioni AP

Prodi spegne Emilio Fede

Una rete Mediaset immagine e una Rai sul digitale entro il 2009, scomparsa del Sic, posizione dominante con il 45% degli spot, riduzione immagine dell’affollamento orario della pubblicità dal 18 al 16%, cambiamento dell’Auditel, archiviazione della quotazione della tv di Stato. Sono queste le principali novità contenute nel disegno di legge di riforma del sistema televisivo, approvato dal consiglio dei ministri. Durissima la reazione di Silvio Berlusconi: “Banditismo se ci tolgono una tv”. Replica Paolo Gentiloni: “Ci aspettiamo che ci sia un approfondito confronto in Parlamento perchè è un testo di apertura ed equilibrato”. Ed è scontro tra la maggioranza e l’opposizione. Su www.affaritaliani.it le novità, le reazioni e il forum Una rete Mediaset e una Rai sul digitale entro il 2009, scomparsa del Sic, posizione dominante con il 45% degli spot, riduzione dell’affollamento orario della pubblicità dal 18 al 16%, cambiamento dell’Auditel, archiviazione della quotazione della tv di Stato. Sono queste le principali novità contenute nel disegno di legge di riforma del sistema televisivo, approvato dal consiglio dei ministri. immagine Durissima la reazione di Silvio Berlusconi: “Banditismo se ci tolgono una tv”. Replica Paolo Gentiloni:immagine “Ci aspettiamo che ci sia un approfondito confronto in Parlamento perchè è un testo di apertura ed equilibrato”. Ed è scontro tra la maggioranza e l’opposizione. Su www.affaritaliani.it le novità, le reazioni e il forum

Professionisti scendono in piazza

Proteste contro il decreto Bersani.immagine L’Istat promuove la manovra Continuano le manifestazioni contro il decreto Bersani e la Finanziaria. Ventimila professionisti, dagli avvocati ai commercialisti, passando per farmacisti e consulenti, sono scesi in piazza a Roma per partecipare alla “Marcia del ceto medio”. Con loro, anche il leader di An, Gianfranco Fini.immagine Tra le richieste maggiore concertazione e modifiche alla manovra economica. Il ministro Pierluigi Bersani (Sviluppo Economico): “Sono pronto al confronto”. Intanto una promozione della Fianziaria 2007 arriva dall’Istat che annuncia: “Vantaggiosa per 16 milioni di famiglie, 100€ in più a nucleo”.

Letteratura, Nobel al turco immaginePamuk Sharon Stone madrina per la Pace Nel giorno in cui ha assegnato allo scrittore turco Orhan Pamuk il premio per la letteratura, l'Istituto Nobel di Stoccolma ha fatto sapere che Sharon Stone immagine sarà la madrina dei festeggiamenti in onore del vincitore del Nobel per la pace, che si terranno a Oslo l’11 dicembre. La motivazione: “E' famosa ed è molto impegnata sia in ambito politico sia umanitario”. Il vincitore del Nobel per la pace sarà annunciato domani; in lizza vi sono tra gli altri il presidente finlandese immagine Martti Ahtisaari e il presidente indonesiano  Susilo Bambang Yudhoyono immagine. Su www.affaritaliani.it i particolari nella sezione Cultura

Allarme Bce:immagineLa crescita dei paesi dell'area euro rischia di essere più che dimezzata di qui al 2050, se non si riuscirà a disinnescare la "bomba demografica" che sta per esplodere, anche se per l'Italia l'impatto dovrebbe essere più contenuto rispetto alla media Ue. E’ l’avvertimento della Banca centrale europea che nel bollettino mensile di ottobre che aggiunge: fra 40 anni un tasso di dipendenza degli anziani oltre il 50%.

Minaccia nucleare immagine La Corea del Nord al Giappone: dura risposta alle sanzioni. Pyongyang annuncia "forti contromisure" alle ulteriori restrizioni economiche decise da Tokyo dopo l'esperimento nucleare dei giorni scorsi.

Francia:immagine Punibile chi nega il genocidio armeno. Proteste dalla Turchia:immagine “Minerà i rapporti” in vista del nostro ingresso in Europa. L'Assemblea Nazionale di Parigi ha approvato una legge che equipara lo sterminio del 1915-1923 alla Shoah:immagine fino a un anno di prigione e 45mila euro di multa.

Sangue in Iraq: immagine Baghdad, blitz negli studi della tv satellitare. Uomini armati uccidono sette persone. L'attacco all'emittente "Shaabiya". Tra le vittime, due guardie e cinque dipendenti.

Handicap: L’Anffas (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) immagine critica la Finanziaria: il Fondo per le non autosufficienze, dotato di appena 450 milioni di euro, è completamente inadeguato per le esigenze cui dovrebbe far fronte.

E con questa Finanziaria immagineMario Draghi boccia la manovra: "Va riformata la spesa"

Controfinanziaria: immagine Marcon di Sbilanciamoci ad Affari: "Ecco le nostre proposte migliorative"

 Finanziaria: Ok dell'Istat:immagine "Cento euro in più a famiglia"

manifestazione lo abbiamo dimostrato

Finanziaria: Ordini, la marcia dei 40mila.

"Il governo ci ha snobbato" Giovedí 12.10.2006 16:49 "C'è una parte della società che il governo non può trascurare.

CONTRO LA FINANZIARIA 

E' vergognoso che per disegnare la Finanziaria, Prodi convochi solo Confindustria e i sindacati, ignorando completamente un milione e ottocentomila professionisti". Il presidente dell'ordine dei commercialisti, Antonio Tamborrino sfoga con Affari tutta la sua rabbia contro le misure del governo Prodi sugli ordini professionali. Tamborrino ha partecipato insieme ad altre categorie (avvocati, consulenti del lavoro, ragionieri, periti commerciali, agrotecnici e consulenti del lavoro) immagineall'affollato corteo (per Tamborrino erano presenti circa 40mila persone) che ha sfilato lungo via dei Fori Imperiali, a Roma. Gli ordini professionali vogliono che il governo riveda gli "articoli 42 e 47 della legge finanziaria che di fatto prevedono la loro abolizione con l'esecutivo che si riserva autonomamente di farlo. Senza concertazione". Ai commercialisti, in particolare, sono risultati indigesti "tutti i provvedimenti di natura fiscale del decreto Bersani Visco immagine che sono vessatori nei confronti dei commercialisti e dei clienti. Come il ripristino dell'allegato dei clienti e dei fornitori, l'invio telematico e il pagamento delle imposte con F 24 a titolo gratuito che devono fare i commercialisti e le pesanti sanzioni previste nei confronti dei commercianti che non emettono lo scontrino fiscale". "Altrimenti - è la minaccia di Tamborrino - intraprenderemo iniziative ancora più dure come il mancato invio o la non compilazione delle dichiarazioni dei redditi. Cercando di ostacolare in ogni modo l'Agenzia delle Entrate". Per rivedere tutto il pacchetto di norme che li riguardano, gli ordini ora si aspettano che il governo "li convochi per l'apertura di un tavolo". immagine

La protesta dei professionisti a Roma E' una manifestazione civile - ha affermato Fini - di cui mi auguro a Palazzo Chigi tengano conto e siano meno presuntuosi. Credo - ha aggiunto - che quando scendono in piazza migliaia e migliaia di professionisti a loro spese per esprimere l'indignazione che provano nei confronti di una manovra finanziaria che impone soltanto nuove tasse e un disegno non di liberalizzazione ma sostanzialmente di delegittimazione delle professioni, l'opposizione ha il dovere di esprimere solidarietà". Al termine della protesta è arrivata la risposta di Palazzo Chigi. "Le manifestazioni vanno tutte rispettate, anche quando sono critiche - ha commentato il ministro dello Sviluppo economico immagine Pierluigi Bersani. Se vogliamo ribadire la centralità delle professioni nel futuro, bisogna avere il coraggio delle riforme. Su questo c'è la disponibilità a discutere. Penso che nelle prossime settimane possa esserci un confronto al ministero della Giustizia, anche con la nostra presenza". Andrea Deugeni

QuotidianoNet

FINANZIARIA 2007Draghi: 'Tasse più alte nel 2007
Il tfr darà problemi alle imprese'

alla Camera il Governatore della Banca d'Italia critica alcuni aspetti della manovra, definiti 'problematici a medio e lungo termine'

FINANZIARIA 2007  Roma, 12 ottobre 2006 - La Finanziaria 2007 "persegue con decisione" l'obiettivo del risanamento dei conti pubblici, va nella giusta direzione per i saldi, rilancia la crescita attraverso il taglio del cuneo fiscale e il finanziamento delle infrastrutture, abbandona la strada dei condoni e intraprende quella della lotta all'evasione.Ma al tempo stesso è basata troppo sulle entrate e poco sulla riduzione della spesa, su cui invece c'è bisogno di intervenire con rapidità: un "aspetto problematico" sul medio e lungo periodo.

immagine

L'UNITA' on line

Mario Draghi Ansa
 Per Draghi la manovra non basta: riformare la spesa

Per il governatore di Bankitalia la manovra centra «gli obiettivi di risanamento», ma restano «alcuni aspetti problematici. Innanzitutto una correzione del deficit affidata agli aumenti delle entrate. Per Draghi «è essenziale la riforma della spesa». Nel 2007pressione fiscale in crescita dello 0,5%. Rischio aggravio per i single.
Irpef, per l'Istat: immagineguadagnano 16 milioni di famiglie
Sbilanciamoci! per noi qualcosa è cambiato di pa.za.
20mila professionisti in piazza contro il ddl Bersani

Società
 Mohammed Yunus premio nobel per la pace 2006
Il Nobel per la Pace

Muhammad Yunus e la sua Grameen Bank (prima banca etica al mondo) hanno vinto il premio Nobel per la Pace per il loro impegno a favore dello sviluppo economico e sociale. L'economista del Bangladesh è stato l'inventore nel '76 del microcredito, piccole somme di denare date in prestito a chi non può dare nessuna garanzia: i poveri. Oggi la Grameen Bank è il quarto istituto finanziario del Bangladesh con oltre diecimila dipendenti, più di cinque milioni di clienti in tutto il paese: oltre il 90% sono donne.

Gillo Pontecorvo, foto Ap
L'addio a Gillo Pontecorvo

Gillo Pontecorvo era uno dei più grandi autori italiani del Novecento. È morto questa notte al Policlinico Gemelli a Roma quando avrebbe compiuto a novembre 87 anni. Proprio il giorno d'avvio della Festa del cinema di Roma, la camera ardente in Campidoglio. Sarà aperta oggi dalle 17, lunedì i funerali in forma privata.

 
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fra.gas
fra.gas il 13/10/06 alle 08:33 via WEB
Dalla "marcia dei quarantamila" a Forza Italia: l'emergere di una nuova classe di Giorgio Bianco - 19 novembre 2004 A un decennio circa dal celebrato e mitizzato autunno caldo, il 1979 segnò un anno di svolta nell'atteggiamento degli imprenditori nei confronti della violenza di una parte non trascurabile del movimento operaio. Se alla metà degli anni Settanta essi temevano ancora uno scontro frontale, l'assassinio di Aldo Moro aveva determinato un profondo cambiamento nell'atteggiamento di molti, segnando il sempre maggiore isolamento dei fautori della violenza rivoluzionaria anche fuori delle fabbriche. Nell'ottobre 1979, così, la Fiat cominciò con il licenziare 61 operai dello stabilimento di Mirafiori, accusati di aver compiuto o minacciato violenze all'interno della fabbrica. <Non v'era dubbio - ha scritto lo storico inglese, notoriamente di sinistra, Paul Ginsborg - che operai militanti o solo simpatizzanti di Autonomia operaia non erano estranei alle minacce ricevute dai capisquadra: ‘vuoi finire i tuoi giorni su una sedia a rotelle?', era la minaccia più frequente alla Fiat nei tardi anni Settanta; e che non si trattasse solo di minacce lo dimostrano l'uccisione di dirigenti Fiat e il ferimento o pestaggio di altri diciannove tra manager e capisquadra.> Meno di un anno dopo, la Fiat preparò quello che Ginsborg chiama l'attacco decisivo: l'8 settembre l'azienda annunciò che, a causa di una netta contrazione della domanda di automobili sul mercato internazionale, si sarebbe resa necessaria la messa in cassa integrazione di 24.000 operai per 15 mesi. Trascorso questo periodo, metà degli operai sarebbe ritornata in fabbrica, mentre l'altra metà avrebbe dovuto trovarsi un altro posto di lavoro. Tre giorni più tardi la Fiat annunciò misure ancora più drastiche, rendendo noto che 14.000 operai sarebbero stati licenziati immediatamente. Il sindacato reagì con uno sciopero ad oltranza e con il blocco totale delle fabbriche Fiat, ottenendo, in un primo tempo, una risposta entusiastica da parte degli operai. Il 25 settembre, il segretario del Partito comunista italiano, Enrico Berlinguer, si presentò ai cancelli di Mirafiori, e malgrado lo stesso Luciano Lama, segretario confederale della Cgil, lo avesse precedentemente esortato alla prudenza, promise agli operai che, se avessero occupato la Fiat, avrebbero avuto il pieno appoggio del partito, <perché possiate durare - disse - un'ora di più rispetto all'intransigenza Fiat>. L'occupazione sembrava imminente: ciononostante, alcuni operai, impiegati e tecnici riuscirono a rompere la barriera dei picchetti, ad entrare in fabbrica, a mettere in funzione qualche linea, ma nessuno diede importanza a questi episodi. I sindacati parlarono, al solito, di crumiri, di servi dei padroni, i giornali di sinistra scrissero che era stata la stessa Fiat a organizzarli e a tentare di rompere il fronte dello sciopero. La vertenza, che nel frattempo aveva fatto crollare il governo Cossiga, ebbe una svolta decisiva il 27 settembre: la Fiat annunciò la sospensione di tutti i licenziamenti e la messa in cassa integrazione per soli tre mesi di 24.000 operai. Ma nel frattempo si stava preparando qualcosa di nuovo ed inedito, destinato a far discutere a lungo e a lasciare un segno profondo. Nel pieno della vertenza Fiat, il direttore di un quotidiano milanese aveva ricevuto una telefonata che richiedeva la presenza di un giornalista in un cinema di Torino, dove, il 14 ottobre, si sarebbe tenuta una riunione dei capireparto Fiat. Il direttore chiese quanti partecipanti erano previsti, l'interlocutore rispose che se ne prevedevano circa duemila, quanti ne poteva contenere la sala. Su ottomila capireparto Fiat, era verosimile che almeno uno su quattro avrebbe partecipato. Il direttore del giornale non mancò di manifestare tutto il suo scetticismo. E così fecero tutti i giornali di sinistra, che annunciarono la riunione dei capireparto con frasi di scherno, presentandola come il solito tentativo del padronato di servirsi di uomini assoldati a bella posta per turbare l'andamento della vertenza. Invece, quel 14 ottobre segnò una svolta senza precedenti nella vita politica e sindacale italiana. In modo del tutto imprevisto e spontaneo, quella che avrebbe dovuto essere una semplice riunione di capireparto si trasformò in un corteo di quarantamila persone (passato alla storia, appunto, come <la marcia dei quarantamila> che attraversarono il centro di Torino brandendo cartelli con scritto Vogliamo lavorare e scandendo slogan come Novelli, Novelli, fai riaprire i cancelli (con riferimento all'allora sindaco comunista di Torino). Quei duemila capireparto erano riusciti a coinvolgere tecnici, impiegati, operai, ma anche imprenditori e dipendenti dell'indotto, ma soprattutto persone che presumibilmente non avevano mai messo piede in una fabbrica, come commercianti o agricoltori. Era un primo segno di una trasformazione profonda della società italiana, che con gli anni non avrebbe fatto che accentuarsi. Dietro ai quarantamila che in quel giorno di ottobre del 1980 sfilarono per le vie del centro di Torino c'era tutto un popolo fino allora dimenticato, trascurato da tutti. Dai partiti, dai grandi potentati economici, e, cosa più grave, dai sindacati: se migliaia di persone che sembrava non avessero nulla a che fare con i problemi dei quadri aziendali improvvisamente si riconoscevano in quella protesta, era perché, magari ancora oscuramente, capivano che quella marcia li riguardava, era anche un fatto loro. Era il popolo rifiutato da tutti, non abbastanza forte per organizzarsi, non abbastanza organizzato per far sentire la sua voce, che coglieva l'unica occasione offertagli per far salire un grido di protesta. I quadri della Fiat erano ottomila e alla marcia di Torino, invece, c'erano quarantamila persone. Da dove venivano le altre trentaduemila? Erano operai, impiegati, commercianti, che si riconoscevano nei valori che si esprimevano in quella manifestazione: libertà di lavoro, alt alla violenza, fine delle egemonie. Persino Eugenio Scalfari, all'epoca, scrisse che, quando si profusero migliaia di miliardi nelle imprese sballate della Montedison, della Sir, della Liquichimica, dell'Alfasud, lo si era fatto in nome dell'occupazione. Idem quando l'Iri si incaricò del salvataggio della Motta e dell'Alemagna. Quel fiume di denari pubblici, ammetteva il direttore di Repubblica, aveva puntellato alcune migliaia di posti di lavoro, ma era stato sottratto ad altri investimenti che avrebbero creato posti di lavoro nuovi. E i Lama, i Carniti, i Benvenuto, avevano assistito senza fiatare a questo sperpero di ricchezza nazionale. I sindacati erano rimasti completamente inerti persino di fronte alla nascita del "panettone di Stato", creato per salvare un'occupazione che le ditte artigiane avrebbero potuto assorbire in quantità dieci volte maggiore, immettendo sul mercato prodotti a prezzi inferiori. Il maggior prezzo dei panettoni di Stato era consentito unicamente dalle tasse pagate dai contribuenti, e in particolare da quei ceti medi che erano stati puniti dal crescere delle aliquote fiscali. La politica punitiva nei confronti dei ceti medi era una ragione più che sufficiente per spiegare il progressivo allontanamento dei lavoratori dai sindacati, la perdita di credibilità di questi ultimi, la compattezza con cui categorie estranee al mondo della fabbrica avevano appoggiato una manifestazione che rappresentava la prima via di espressione di una fetta largamente maggioritaria della società, che negli anni Settanta aveva sovente dato i propri voti al Pci, per riceverne, sotto i governi di unità nazionale, soltanto una sequela di leggi punitive. Una società fino allora rimasta nell'ombra, che in gran parte del mondo provinciale del Nord aveva avviato, nell'indifferenza o nell'ostilità dello Stato, un processo di ristrutturazione economica destinato ad esplodere negli anni successivi, fatto di piccole imprese capaci di competere sul mercato internazionale, nelle quali il sindacato, avvolto nei fumi di una cultura anticapitalistica, antimeritocratica, antiproduttivistica, era (e rimane) quasi o del tutto assente. Come avrebbe dimostrato anche la marcia anti-fisco che, nel 1986, avrebbe percorso le vie della stessa città, una enorme fetta di popolazione andava acquisendo una sempre più chiara coscienza di classe! Gli unici a cui non fu chiaro, e che vollero chiudere gli occhi fronte a questa realtà fino all'ultimo, furono i potenti di sempre: partiti, capitalisti di Stato, sindacati. In un Paese in cui persino i partiti laici (il partito liberale e il partito repubblicano), che per la loro estrazione antistatalista avrebbero potuto offrire un certo sostegno alle esigenze dei ceti medi produttivi, avevano preferito accontentarsi di una marginale partecipazione al potere consociativo, la rabbia e lo spirito di rivolta del ceto produttivo del Nord non potevano comunque non trovare una via per manifestarsi. A dare espressione alla rivolta dei ceti produttivi del Nord verso l'egemonia strangolatrice delle forze parassitarie burocratiche e politiche legate al grande capitale protetto dallo Stato e al sindacato, sarebbero ben presto arrivati, a distanza di alcuni anni, altri due fenomeni imprevisti nella loro entità e nelle loro dimensioni, e ancora una volta, soprattutto all'inizio, stolidamente incompresi, irrisi, dipinti come manifestazione di irresponsabilità, egoismo, razzismo, strumentalizzazione della politica a fini personali, e così via: prima la formidabile ascesa della Lega Nord fra la seconda metà degli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta, poi la ben nota discesa in campo di Silvio Berlusconi con la sua volontà di dare espressione politica agli interessi di quei ceti produttivi che sono i veri protagonisti della lotta di classe del nostro tempo, e con il suo scandaloso (rispetto alla mentalità allora dominante in Italia) programma, specialmente sul piano economico. ! Giorgio Bianco bianco@ragionpolitica.it
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