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« SEMINARIO DELLA MARGHERI...PRIME DONNE AD UNA CRISI... »

«Bisogna indignarsi»

Post n°480 pubblicato il 27 Novembre 2006 da fra.gas
 

immagine  CONFESSO DI NON AVER MAI PENSATO CHE LA BOTTIGLIA immagineD'OLIO D'OLIVA CADUTA ALLA MASSAIA POTESSE TRASORMARSI IN UNA BOMBA MOLOTOV!

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Oleificio esploso, Napolitano: «Bisogna indignarsi»immagine


perugia ansa 220
Sotto controllo la situazione alla «Umbria Olii», l'azienda di Campello sul Clitunno dove sabato è scoppiato un incendio che ha provocato la morte di quattro persone. Il lavoro dei vigili del fuoco ha consentito di controllare le fiamme durante la notte. L´incendio e stato spento e si sta procedendo alla bonifica dell'area. Il presidente della Camera,immagine Fausto Bertinotti, si è recato sul luogo. Anche il procuratore di Spoleto, Gianfranco Riggio, ha effettuato un nuovo sopralluogo nello stabilimento.

Resta la tragedia di quattro operai che hanno perso la vita, ultimo anello di una catena di morti sul lavoro che conta migliaia di vittime l'anno. Per due soli operai è stato possibile procedere al riconoscimento, a causa della estrema violenza dello scoppio e alle altissime temperature che hanno raggiunto i 500 gradi. Il titolare dell'azienda, che opera su scala internazionale, risulta indagato per omicidio plurimo aggravato.

Sulla causa scatenante la tragedia si procede con le indagini dei vigili del fuoco. Non si esclude che l'esplosione possa essere stata resa possibile dal preriscaldamento di molti serbatoi per rendere l'olio più fluido. «Quanto ci sono impianti di riscaldamento - afferma Raffaele Ruggiero, il comandante dei vigili del fuoco di Perugia - può essere che se qualcosa non funziona ci possa essere una evoluzione del fenomeno verso l'incendio». immagine

Lo stesso comandante ha avanzato qualche ipotesi che può avere maggior credito rispetto ad altre. Ad esempio il fatto che due grandi serbatoi di 500 metri cubi siano stati lanciati ad una distanza di circa duecento metri. Un fenomeno, ha spiegato il comandante, «ascrivibile ad un eccesso di pressione interna prodotta da vapori. Questo collega l'esplosione al modo con cui nell'impianto vengono trattati gli stoccaggi». Non si può escludere però che l'incendio possa essere collegato all'attività degli operai addetti alla manutenzione in quel momento. «Il fatto che operassero con fiamme libere – ha affermato ancora Ruggieri - potrebbe aver provocato la scintilla che ha determinato l'incendio».

Dalla testimonianza fornita dall'unico operaio rimasto in vita, sembra che al momento dello scoppio le quattro vittime fossero impegnate nelle operazioni di saldatura di una passerella tra i silos che avrebbe dovuto assicurare il controllo più agevole dei macchinari all'interno dello stabilimento.

immagineIl sindaco di Campello sul Clitunno, Paolo Pacifici, ha proclamato due giorni di lutto cittadino. Lunedì rimarranno chiusi sia i negozi che le scuole. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha commentato il gravissimo incidente, sottolineando che «non bisogna mai considerare questi terribili episodi come ordinaria amministrazione. Ogni volta bisogna avere la capacità di indignarsi, di allarmarsi e di reagire».


Pubblicato il: 26.11.06 L'UNITA' on line

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LO STADIO A MEDICINA I residenti esultano
Ma i tifosi dicono no:
"Già siamo in pochi..."

Coro di sì da parte dei residenti e dei commercianti della zona: "per noi finirebbe un incubo". Ma i supporter rossoblù non ci stanno: "Già siamo in pochi adesso, figuriamoci là in mezzo alla nebbia..."
PROTESTA VIRTUS Via il 'Bologna' dalle maglie


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immagine BOLOGNA, 26 novembre 2006 - A METÀ MATTINA sono già in posizione, accanto al Meloncello, davanti al solito bar Billi. Parlottano fitto fitto, con i quotidiani sotto braccio. E per una volta sono tutti d’accordo: «Era ora che se ne andassero via da qui. Staremo in santa pace, finalmente».Chiedere a chi abita vicino al Dall’Ara cosa pensa del futuro stadio a Medicina è un po’ come fare un plebiscito in tempo di dittatura. Favorevole? «Ma certo» risponde il 99,9 per cento degli interpellati.

MENO SCONTATA, eppure simile, la reazione dei commercianti della zona. Che si riassume nelle parole del cuoco della trattoria del Meloncello, Mauro Bartolini: «Quando gioca il Bologna per noi, qui, è un incubo. Capita spesso che i clienti, non trovando il parcheggio o rimanendo bloccati negli ingorghi, disdicano la prenotazione a ristorante».E’ così. La stragrande maggioranza di chi gestisce un’attività nelle vie e viuzze comprese tra Andrea Costa e Saragozza ha esultato dopo aver letto sul Carlino che Cazzola e soci progettano davvero di costruire la cittadella dello sport fuori città e, soprattutto, lontano da loro.immagine «Dicono che qui verranno a fare solo gli allenamenti? Va benissimo. Non è il calcio che mi dà da mangiare», spiega Alessandro Cianci, mentre sta appollaiato sullo sgabello della sua tabaccheria.Il barista Giuseppe Billi, con il suo cappellino azzurro da lavoro fa un annuncio ai suoi amici clienti: «Finalmente, quando le partite traslocheranno a Medicina noi staremo aperti anche al sabato». Semplice il concetto: «Se ci sono i tifosi — sintetizza Billi — non ci siamo noi».

CON IL SENNO DI POI alcuni semplificano.immagine «Solo la Gioconda — attacca il residente Benito Mazzanti — poteva pensare davvero che lo stadio in questa zona avrebbe funzionato». Lui, che si definisce un «ex frequentatore del Dall’Ara», torna al peccato originale: «L’errore vero è stato fatto nel 1990, con la spesa di milioni inutili per ristrutturare la tribuna centrale, per l’illuminazione, per i seggiolini e per l’ampliamento della capienza massima. Invece si sarebbe dovuto prevedere che un’arena patrimonio architettonico non avrebbe mai potuto adattarsi agli standard degli impianti moderni». Adriano Barbari riprende il ragionamento dell’amico Mazzanti e fa la quadratura del cerchio: «Insomma, il punto è che la sede giusta per lo stadio di Bologna poteva e doveva essere individuata sedici anni fa». Anche perché, aggiunge ironico Carlo Moruzzi, «laggiù, tra Medicina e Budrio, chi ci andrà? Solo Cazzola... Macché, macché, io lo stadio nuovo l’avrei fatto a Katmandu, già che c’ero...». Passeggiando in via Pietro De Coubertin, sotto il portico che costeggia dall’esterno la tribuna dei distinti del Dall’Ara, si incontra un signore entusiasta dell’idea del presidente rossoblù. «Chi vuole far continuare a vivere lo stadio in città — alza la voce Giuseppe Cozzo — sa quanto tempo io ho impiegato con la macchina ad attraversare il quartiere Saragozza dopo la partita di venerdì? Un’ora e mezzo».

immagine MENO TRAFFICO, meno ingorghi, meno difficoltà a parcheggiare, meno ultras in giro. Sono questi i motivi che fanno dire ai residenti: «Benissimo, facciamo traslocare il campionato di calcio». «Se uno — puntualizza Elettra Fenati, mentre fa shopping nel mercatino del sabato accanto allo stadio —, per disgrazia, deve uscire di casa in automobile durante un match, tanto vale che si spari un colpo alla nuca». E c’è anche chi questo problema lo solleva da quel dì. «Tempo fa — riassume Pier Giuseppe Tugnoli — un centinaio di abitanti della zona raccolsero le firme da sottoporre ai vigili urbani per dimostrare che, durante gli incontri, i tifosi parcheggiano sui passi carrai, spostano i cassonetti, provocano danni alle strade. Per questo dico: Bologna, vai pure a Medicina».

IN QUESTO CORO di pareri favorevoli per la ‘nuova casa’ del calcio made in Bo non manca qualche eccezione. Sono contrari soprattutto i tifosi. «Venire qui — spiega Luca Lorenzoni, mentre la fidanzata lo squadra con aria interrogativa — è un rito. Sono affezionato a questo posto, allo scorcio su San Luca. Un’arena vicino a Budrio è troppo fuori mano». Perfino nel titolare della pizzeria San Gennaro (uno dei locali più vicini al Dall’Ara) prevale il cuore del tifoso. «Lavoro anche senza partite — si lamenta Salvatore Amendola —, ma non posso immaginare questo stadio svuotato di tutto. Almeno ci facciano altre manifestazioni sportive». «Sì, venire qui è una fede», ammette Andrea Righi.immagine Il padre Gino lo guarda contrariato. «Non ascoltate mio figlio — lo corregge —: i residenti non ne possono più delle partite. Forza Cazzola!».

Marcella Cocchi

VIA ZAMBONI E DINTORNI

Commercianti contro il Comune
'No alla pedonalizzazione'

Ascom e Confesercenti bocciano il progetto, avanzando possibili problemi anche per i residenti. Di parere avverso "Bologna vivibile" che esorta Palazzo D'Accursio e il quartiere San Vitale a proseguire sulla strada intrapresa 

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ZIA ZAMBONI E DINTORNI Bologna, 25 novembre 2006 - Ascom e Confesercenti stroncano il progetto di pedonalizzazione della zona universitaria di Bologna. Le riserve delle associazioni dei commercianti sono venute a galla ieri durante un incontro al quartiere San Vitale impegnato in un giro di consultazioni sul progetto, liquidato come "astronomico". immagine

"Niente grandi progetti troppo grandi e troppo complicati - lo boccia il presidente di Confesercenti, Sergio Ferrari - non e' possibile nemmeno ipotizzare percorsi di questo tipo, ci sono ostacoli insormontabili. Noi siamo per le piccole pedonalizzazioni". I forti dubbi dei commercianti, espressi anche da Ascom, riguardano sia possibili difficolta' per attivita' commerciali della zona, sia per i residenti.

"Il divieto d'accesso fino alle 24 suscita molte opposizioni negli stessi residenti, che avranno difficolta' a ricevere altre persone a casa loro - spiega Confesercenti - ci preoccupa poi il divieto ai motorini, non si puo' pensare che la bicicletta sostituisca ogni altro mezzo di trasporto".

I commercianti non hanno invece nulla in contrario alla pedonalizzazione con nuovo fondo stradale e nuova illuminazione, in via delle Moline: anticipo della pedonalizzazione progressiva della zona universitaria che avra' la propria inaugurazione in dicembre. "Bene, fermiamoci qui", chiedono ora i commercianti. immagine

Di segno completamente opposto la posizione di "Bologna vivibile" che raccoglie 12 fra associazioni e comitati del centro, che ribadisce il suo "forte appoggio al progetto di ciclo-pedonalizzazione della zona universitaria"; in particolare, viene apprezzata l'idea di una mobilita' sostenibile impostata su pedoni e ciclisti, ma anche trasporto pubblico, soprattutto per "la riduzione del traffico privato che costituisce un rilevante elemento di degrado peggiorativo della qualita' della vita per l'inquinamento, il parcheggio selvaggio, il rumore, la congestione stradale, l'insicurezza che determina".

Ben vengano dunque, dice il cartello di comitati, i "divieti di accesso per auto e moto efficacemente garantiti dalle telecamere: una misura indispensabile per migliorare la qualita'" della zona universitaria.

"Bologna vivibile" e' anche convinta che la pedonalizzazione andra' a beneficio del commercio perche vengono favorite "vivibilita' e fruibilita' del territorio". Per questo "Bologna vivibile" esorta Comune e quartiere San Vitale a proseguire sulla strada intrapresa per "realizzare l'integrale pedonalizzazione della zona universitaria entro la fine del mandato".

 

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Conto alla rovescia per il Motor Show, dal 7 dicembre tutti in pista a Bologna con 109 anteprime mondiali

RIVOLUZIONE DEL TRAFFICO
Arriva la stretta sui permessi per il centro
Sotto la lente dell'amministrazione i contrassegni per handicappati che, come ha illustrato l'assessore Maurizio Zamboni, crescono a un ritmo di mille all'anno. Stop anche per i veicoli commerciali

RIVOLUZIONE DEL TRAFFICO Bologna, 27 novembre 2007 - Calano i furgoni che circolano nel centro storico di Bologna, il ticket a pagamento e' fermo ad una media di 67 accessi al giorno e ora e' in arrivo la stretta dei controlli sui permessi handicap. Quest'ultima misura, in gestazione da mesi negli uffici del Comune, verra' illustrata dall'assessore alla Mobilita', Maurizio Zamboni, solo nelle prossime settimane, ma l'amministrazione e' decisa a dare un taglio all'uso disinvolto di questi permessi, che crescono ad un ritmo di mille all'anno. immagine

Oggi sono 7.300 (l'anno scorso 6.500),per un totale di autorizzati ad entrare nella Ztl in auto di 65.397 persone. In realta', il nuovo corso di Palazzo D'Accursio ha gia' cominciato a limare le autorizzazioni, a cominciare da quelle per i veicoli commerciali.

Il pagamento introdotto nei mesi scorsi per le merci ha tolto finora dalle strade del centro cittadino 6.700 furgoni (da 29.358 di fine luglio a 22.599 di oggi), mentre si e' passati da 22.710 a 17.498 permessi per questa categoria di veicoli, con un incasso per i contrassegni merci di 1,3 milioni. E' l'inversione di un trend alla crescita dei mezzi commerciali che durava da alcuni anni.

"L'introduzione del concetto di pagamento- osserva Zamboni, che oggi ha tenuto una conferenza stampa sull'argomento- ha reso necessario valutare se c'era convenienza ed effettivo bisogno di avere un permesso". Tra i mezzi che sono rimasti, in piu', sono in aumento quelli ecologici: i pre-euro sono oggi ridotti al 4%, mentre quelli a metano e gpl sono passati dal 3% al 6% dei totale.

"Il ticket- ribadisce Zamboni- viene utilizzato per lo scopo per il quale e' stato introdotto, cioe' per esigenze straordinarie. La temuta invasione del centro non c'e' stata". Quanto ai ticket giornalieri e da 96 ore per i non autorizzati, se ne vendono tra gli 80 e i 100 al giorno, ma la media da luglio e' di 67 accessi al giorno. Mentre sono crollate le richieste ai vigili di permessi da 96 ore per il centro storico (a ottobre 2005 erano 1.455, a ottobre 2006 sono stati 687) che del resto l'amministrazione togliera' dalla circolazione a fine anno.

La prossima tappa nel contenimento degli spostamenti in centro mettera' nel mirino i contrassegni handicap: non limitando i permessi concessi dall'Ausl, leva impossibile da utilizzare, ma dando un giro di vite sul terreno dei controlli. In sostanza colpendo ilmalcostume degli abusi che vengono fatto dei permessi stessi.immagine A settimane Zamboni presentera' il piano di battaglia a cui gli uffici stanno lavorando da nove mesi.

DEGRADO
Ascom tira a lucido via Petroni
Domani mattina via, dunque, all'iniziativa di pulizia straordinaria: dopo i residenti è la volta dell'associazione dei commercianti. Punto d'inizio la cancellazione delle scritte sui muri

DEGRADO Bologna, 27 novembre 2006 - Ascom tira a lucido via Petroni, cancella i graffiti e lava il marciapiede. L'associazione dei commercianti di Bologna risponde cosi' alla richiesta di attenzioni arrivata qualche settimana fa da un gruppo di residenti e operatori della strada emblema del degrado cittadino.

immagine All'indomani dell'accensione delle luminarie volute dal Comune per dare un segno della presenza delle istituzioni nella zona universitaria (questa sera l'inaugurazione con il sindaco Sergio Cofferati), anche Ascom scende in campo. Domani mattina via, dunque, all'iniziativa dipulizia straordinaria. Gli interventi riguarderanno innanzitutto la cancellazione delle scritte sui muri intonacati di entrambi i lati della strada. Non solo, nel caso che vengano nuovamente imbrattati, l'associazione si impegna a ritocchi successivi. immagine

immagine"Con questa iniziativa- sottolinea il presidente Bruno Filetti- diamo concretezza agli incontri che abbiamo avuto con i cittadini e i commercianti di via Petroni. C'e' bisogno di dare un segnale preciso perche' la strada deve tornare ad essere un luogo vivibile e frequentato".Ascom, conferma Filetti, intende proseguire la sua azione di lotta al degrado. immagine

"E' un compito arduo- ammette- ma questo nostro primo intervento di pulizia, che segue quello effettuato dai residenti sulle colonne del lato portico, rappresenta un impegno preciso e tangibile". Nel frattempo sono state affisse sui muri della zona universitaria 20 bacheche (ce ne sono altre 10 in arrivo) per i volantini degli studenti. Un gesto "coraggioso" da parte dell'Universita', "meritevole di sostegno" e che "non deve restare isolato", secondo Otello Ciavatti del comitato di piazza Verdi.

Data la quantita' e materiali, di bacheche ce ne vorranno in prospettiva molte di piu', "ma c'e' il problema-osserva Ciavatti- che si possono affiggere solo sui muri universitari. Si trattera' di chiedere a privati e altre istituzioni il permesso. Occorre cominciare fin da ora le pratiche". Nel frattempo"occorrera' togliere dai muri ora, per quanto e' possibile e dopo quando le bacheche saranno sufficienti, il resto, ossia quell'enorme quantita' di carta che ha formato un secondo intonaco. Ci deve pensare Hera da subito". In futuro, poi, secondo Ciavatti, non dovranno essere solo i giovani a pulire i muri.

"L'interlocutore- sostiene il rappresentante del comitato di residenti- deve essere un organismo che comprenda Comune, Hera e Universita'. Nel frattempo siamo d'accordo con i vigili di mantenere un rapporto quotidiano, monitorare la situazione e compiere anche un gesto simbolico, tutti insieme, vigili, studenti e cittadini in via Zamboni: una giornata di pulizia dei muri".

 
  

 
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