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Post n°478 pubblicato il 25 Novembre 2006 da fra.gas
Tag: IL CIRCOLO Ottimo ed affollato il Seminario organizzato dai Circoli della Margherita. Come da programma sono intervenuti Roberto Landini (Circolo DEMOCRAZIA è PARTECIPAZIONE) Ha diretto e concluso i lavori, sottolineando gli aspetti di positività e di criticità emersi dal dibattito. Ha richiesto a Monari di attuare una ulteriore iniziativa seminariale a livello di partito Provinciale. Saluto di Gabriele Zaniboni (capogruppo Margherita in Provincia) Ha introdotto i temi dell' organizzazione, della leadeship, dei tempi e del rispetto delle identità culturali da apportare al nuovo partito. Relazione introduttiva Tiberio Corazza (circolo “PER UNA POLITICA INTERCOMUNALE”) Nell'esaustiva relazione ha sottolineato il bisogno di rispetto della reciproca storia e cultura, della struttura rispettosa dei diversi radicamenti, lasciando aperta la prospettiva di un modello federativo. Avvalorato dal bisogno di valorizzare il lavoro a livello locale sui grandi temi del Welfare , della salute e della funzione regolatrice dell'Istituzione Pubblica e della buona politica.Ha introdotto i temi del confronto congressuale. Domenico Cella (circolo HANNAH ARENDT)Ha analizzato gli aspetti "partitici delle 2 mozioni congressuali, sottolineando l'ecumenicità di quella Rutelli, che tende a mantenere unita la Margherita nel passaggio al nuovo partito. Critico verso quella Parisi, liquidatrice delle identità e della Margherita stessa. Ha ripreso le critiche verso i modelli organizzativi proposti, come semplice sommatoria di vertici già insediati. Massimo Pontiroli (circolo ENRICO MATTEI) Ha aperto gli interventi. Assai critico verso le proposte organizzative. Come tanti altri intervenuti ha criticato i modelli organizzativi proposti, somma di vertici autoreferenziati, anche a causa del meccanismo elettotali. Sullo spirito centralistico della proposta e sui rischi di perdita delle identità ideali. Preoccupato per l'assenza di programmi nuovi e chiari. Paolo Giuliani (circolo BO - EST) Anch'egli ha sottolineato il bisogni di salvaguardare la storia dei partiti conferenti. Ha ricordato il travaglio del vecchio PCI per giungere all'adesione al Partito Socialista Europeo. Critico sui rappresentanti locali della Margherita troppo accondiscenti sulle scelte di Cofferati, ultima lo schiaffo a Prodi con la scelta dell'esercizio provvisorio. Ivo Cremonini (circolo PENSIERO EUROPEO) Assente per una brutta broncopolmonite Angelo Rambaldi (circolo Renzo Pilastrini) Ha sottolineato gli eccessivi personalismi.Le carenze di idealità. Il bisogno di mantenere le forti radici nella storia di ciascun attore e l'importanza del loro paritetico riconoscimento. Maurizio Baldisserri (circolo INNOVARE LA P.A.) Ha ripreso i temi essenziali per la realizzazione del nuovo Partito Democratico e per lo svolgimento di un costruttivo congresso della Margherita. Franco Gasparini ( circolo LAVORARE E PRODURRE) Il mio intervento, pubblicato al Messaggio N° 472, si é proiettato su un nuovo partito Democratico Europeo, Daniela Turci (Uniti nell ’ULIVO) Ha manifestato tutto il suo entusiasmo per il nascituro partito ed ha proposto di anticiparne i tempi, costituendo la nuova formazione a livello locale. Sergio Carassiti (Welfar e democrazia) Ha sottolineato l'urgenza di attuare la costituzione del PD, in gestazione dali anni '90 Paolo Rebaudengo (Economia e lavoro) Purtroppo non ho potuto assistere al suo intervento. Pietro Aceto (Cittadini per l’Ulivo) Ha rinunciato all'intervento per ragione di tempi Sono intervenuti: Marco Macciantelli(Sindaco di S.Lazzaro) Ha sottolineato lo spirito ulivista che deve pervadere il nuovo partito, superando rapidamente le attuali frammentazioni. Marco Monari (segr. Regionale Margherita) Ha sottolineato la valenza della relazione introduttiva. Elogiato la realizzazione di un'iniziativa in cui si sono finalmente ritrovate le diverse anime della Margherita. Ha annunciato di aver sottoscritto la Mozione Parisi e ha anch'egli sottolineato il bisogno di guardare avanti, più che alla storia ed alla natura degli attuali partiti. Ciò per non porre in forse l'esistenza della stessa Margherita! Andrea De Maria (segr. Provinciale DS) Ha sottolineato l'importanza di questo scambio d'opinione con la presenza dei due maggiori partiti fondatori. Ma auspicato l'adesione di altre formazioni della sinistra e di altre sue identità ed anime quali quelle Socialdemocratica, Radicale e Ambientalista. Ha condiviso il bisogno di salvaguardia delle rispettive identità storiche. 1^ MOZIONE POLITICA Il Congresso di Democrazia è libertà-La Margherita è chiamato a proseguire nel cammino intrapreso dal partito, rafforzando le scelte che l’hanno caratterizzato e sviluppando leintuizioni sulle quali è nato l’Ulivo. La strada percorsa in questi cinque anni di vita della Margherita ha prodotto molti significativi risultati. All’atto della costituzione di DL-La Margherita i riferimenti all’Ulivo riguardavano la necessità di compattare e rilanciare la coalizione di centro sinistra. Il duro e positivo lavoro di questi anni, diffuso in modo crescente nel territorio nazionale e nelle amministrazioni, e sancito dalla lista comune nelle elezioni politiche 2006 e dalla nascita di gruppi dell’Ulivo sia alla Camera che al Senato, rende ora possibile concretizzare sotto il simbolo dell’Ulivo la nascita del Partito Democratico. La Margherita ha realizzato e deve proseguire a rafforzare la preziosa integrazione tra culture, esperienze politiche ed organizzazioni di provenienza per poter concorrere adeguatamente alla nascita del PD. In questa prospettiva assumiamo l’impegno a superare le criticità e i limiti della esperienza maturata. Tale impegno è reso necessario e urgente dalle domande nuove che caratterizzano questa fase della nostra storia. Dalla necessità di dare risposta alla crisi delle democrazie, nella capacità di coniugare rappresentanza e governo delle complessità sociali e delle contraddizioni presenti nel nostro tempo .Dal bisogno di dare compimento ad una transizione di sistema ancora lontana dall’approdo, rafforzando la competizione bipolare,contrastando l’antipolitica,il populismo mediatico, il corporativismo sociale e territoriale. Vogliamo realizzare un progetto capace di contribuire ad una società più aperta, più libera, più giusta, in grado dipromuovere la mobilità sociale, il ricambio generazionale, la piena partecipazione e valorizzazione delle donne e del talento femminile,l’inserimento dei nuovi arrivati. Di accrescere gli spazi di libertà per vincere tutte le forme di privilegio, di discriminazione, di ingiustizia, di illegalità e di arbitrio. Un progetto per il paese che veda nel PD il soggetto trainante per la modernizzazione italiana, la costruzione di una coesione sociale ancorata all’innovazione profonda dei poteri pubblici, dei servizi pubblici, della regolazione economica, nella consapevolezza che a questa generazione politica spetti la responsabilità di restituire all’Italia, declinando una cultura contemporanea della libertà, un posto importante nella competizione e nella collaborazione internazionale. Il progetto che intendiamo realizzare richiede un partito nuovo, vero, nazionale. Un partito di popolo, partecipato, trasparente. Un partito che prefiguri nella sua vita interna la democrazia che disegna per il Paese. Un partito strutturato su un solido ed efficiente impianto federale. Un partito nel cui profilo progettuale e programmatico sia riconoscibile ed evidente il moderno riformismo di cui siamo portatori: innovazione, solidarietà, sussidarietà dovranno camminare insieme. Dovremo promuovere un nuovo welfare capace di rispondere alle grandi trasformazioni sociali e demografiche:invecchiamento della popolazione,crisi della natalità,precarietà dellavoro,immigrazione. In questa prospettiva, cruciale è la capacità di assicurare un rigoglioso e vitale pluralismo culturale al futuro partito, nel quale si confronteranno e concorreranno le migliori tradizioni del cattolicesimo democratico e popolare, della liberaldemocrazia, delle ispirazioni socialista, laico-riformista, ambientalista. Anche ispirandosi all’esperienza della Margherita, il partito nuovo non potrà che essere un partito unitario, in cui si realizzi la convergenza e convivenza di persone con origini, Nella costruzione del partito nuovo, in particolare, • intendiamo promuovere la cultura dell’autonomia tra politica, corpi intermedi, rappresentanze sociali e poteri economici. • intendiamo affermare – come è scritto nella Carta degli Intenti fondativi della Margherita – la fiducia nella scienza e il sostegno alla libertà della ricerca, coniugate con il dovere di affinare il discernimento etico e di elevare la soglia della stessa vigilanza politica, consci che, soprattutto con riferimento all’inizio e al termine della vita umana, “non tutto ciò che è tecnicamente possibile è eticamente lecito”. • intendiamo affermare il valore della laicità non già come indifferenza alle esperienze religiose, ma come distinzione di responsabilità tra convinzioni religiose e compiti delle istituzioni. Laicità che nella vita interna del PD esige rispetto, conoscenza reciproca, comune impegno a interpretare le differenze culturali, ideologiche e religiose non già come un problema ma come una risorsa. • intendiamo contribuire al rinnovamento della politica e all’allargamento della democrazia, anche attraverso una sostanziale riforma della legge elettorale, restituendo potere decisionale ai cittadini e contrastando la frammentazione dei partiti. • intendiamo riaffermare la vocazione riformista e la missione europeista come fattore identitario del partito nuovo anche riguardo al sistema di rapporti internazionali. In questo senso siamo impegnati a promuovere una vasta alleanza internazionale delle forze di centrosinistra,capace di rinnovare profondamente la configurazione esistente.La strada che noi scegliamo non è la confluenza nel PSE ma la costruzione,con il PSE e con tutte le forze democratiche e di progresso presenti in Europa,di una grande rete dei riformisti impegnata prima di tutto a sostenere il processo di integrazione politica.Una rete di solide relazioni internazionali che sappia allargare la collaborazione e le iniziative comuni innanzitutto con i Democratici americani e quelle maggiori formazioni democratiche che già da tempo lavorano per risposte innovative, partecipative, eque e sostenibili, per la pace, la sicurezza e la promozione dei diritti umani. • intendiamo allearci con quanti rispondono alle sfide della globalizzazione costruendo soluzioni che vanno oltre le classificazioni e le categorie che hanno marcato il XX Secolo. Siamo consapevoli della stretta connessione tra il processo di costruzione del Partito Democratico e la riuscita del governo Prodi. Ci impegniamo nel più forte sostegno al Governo e nella qualificazione della sua azione riformatrice, consapevoli che il suo compito è decisivo per il ritorno allo sviluppo del Paese, la ricostruzione della civiltà della vita istituzionale, il recupero di un rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini. In questa fase delicata di transizione dovremo allontanare il rischio di un rallentamento della vita associativa della Margherita:sarà invece fondamentale dare valore e garanzia alla partecipazione più assidua e motivata di quei militanti che costituiscono l’ossatura organizzativa e di riflessione programmatica del partito. percorsi politici e culturali fra di loro anche molto diversi all’interno di un comune progettopolitico.Tutto ciò premesso, il Congresso di Democrazia è libertà –la Margherita: • stabilisce come obiettivo fondamentale la partecipazione al processo di fondazione del Partito Democratico. • individua come condizione per la nascita del PD l’apporto coerente e qualificante dellaMargherita e come condizione perché ciò avvenga l’unità del Partito. • stabilisce che le deliberazioni finalizzate al tracciato indicato al termine del seminario del 6-7 ottobre 2006 di Orvieto siano adottate in intesa e con un processo parallelo con i Democratici di Sinistra: elezione del Presidente e dell’Assemblea costituente, da tenersi tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008; avvio di un dibattito approfondito da sviluppare attraverso una rivista periodica, da diffondere anche via internet; promozione di attività formative comuni; costituzione di gruppi consiliari unitari dell’Ulivo, a cominciare dalle Regioni; presenza delle liste dell’Ulivo nelle elezioni amministrative con l’obiettivo di farne il punto di forza delle coalizioni del centrosinistra. • concorda che il processo “affiancato” e di reciproca garanzia tra i due partiti, basato su una forte e crescente consonanza politica, è indispensabile per l’avvio e l’insediamento del Partito Democratico, e che vanno create le condizioni perché al PD, al suo manifesto ideale, al suo programma per il Paese, alle regole della sua organizzazione possano aderire altri soggetti e movimenti che condividano contenuti e finalità del progetto, compresi cittadini non iscritti ad alcun partito. • riafferma il valore del ricorso ad elezioni primarie per le cariche monocratiche amministrative e di governo, da inserire in un processo di vasta partecipazione e responsabilizzazione democratica. La Margherita concorda sulla necessità che tutte le aree e le sensibilità politiche che hanno fondato e che si riconoscono nel nostro partito concorrano unitariamente allo svolgimento e alle deliberazioni dei Congressi territoriali, locali e regionali, e al Congresso Federale. A tal fine è stata insediata su mandato della Direzione una commissione di garanzia, incaricata anche di assecondare e guidare le intese necessarie. La presente mozione costituisce un contributo unitario alla riflessione e alla partecipazione più larga del Partito; potranno collegarsi le liste elettorali che ad essa si richiameranno nei congressi territoriali, con i loro specifici e coerenti contributi. Primo firmatario Francesco Rutelli
Post n°477 pubblicato il 25 Novembre 2006 da fra.gas
Tag: IL CIRCOLO
![]() PREMESSA. LA MARGHERITA PER L’ULIVO La Margherita che nei suoi atti costitutivi è finalizzata e qualificata dal suo riferimento all’Ulivo, è stata pensata sin dalla sua fondazione come laboratorio e anticipazione del Partito Democratico; chiederle di mettersi alla testa del processo costituente significa chiederle di corrispondere alla sua vocazione originaria e alla sua missione statutaria. L’impegno a inverare e a dare svolgimento al progetto dell’Ulivo significa quindi domandarle coerenza con sé stessa. Nel processo costituente del Partito Democratico sono essenziali il contributo e il protagonismo di una Margherita così. 1. UN GRANDE PROGETTO 1.1 UNA SOCIETA' PIU' APERTA E PIU' LIBERA In troppi campi l'Italia è una società chiusa. Chiusa alla mobilità sociale, al ricambio generazionale, alla partecipazione femminile, all'inserimento dei nuovi arrivati. L’arco delle scelte che si offre a ciascuno è troppo limitato e condizionato: dal proprio genere, dal reddito e dal grado di istruzione dei propri genitori, dal luogo ove si è nati, da amicizie e conoscenze. Anche il sistema politico, e al suo interno l’organizzazione dei partiti, lungi dal correggere queste tendenze della società attraverso l’anticipazione di una società diversa; si costituisce invece come un sistema di rendite, spesso difese da pratiche consolidate connotate dal privilegio e dalla illegalità. Abbiamo bisogno di un'Italia nella quale ciascuno sia più libero di realizzare il proprio progetto di vita. Abbiamo bisogno di aprire la nostra società; dobbiamo rendere più contendibili tutte le posizioni di comando, a partire dalla politica. Una società più aperta, più libera è possibile: più giusta, perchè offre più opportunità a ciascuno; ma anche più efficiente, quindi in prospettiva più ricca, perchè il ruolo svolto da ciascuno è scelto sulla base del merito. 1.2 UNA SOCIETA' BASATA SULLA REGOLA DELLA LEGGE In Italia, nella società e nella politica, sono troppo diffuse le aree di illegalità e di arbitrio. Anzitutto nelle regioni e nelle aree ove la criminalità organizzata rende impossibile ogni sviluppo moderno e ove antiche abitudini di estraneità rispetto allo Stato sostituiscono al diritto il regime dei favori. Ma anche altrove, ovunque i doveri civili siano vissuti come sopruso. Abbiamo bisogno di un'Italia in cui venga ristabilito, forse stabilito, il rispetto della regola della legge; in cui i comportamenti illegali siano perseguiti e colpiti da sanzioni certe e prevedibili. Un'Italia più rispettosa della regola della legge è possibile: un’Italia più giusta, che non premia i furbi ma i meritevoli; un’Italia più ricca, dove il confronto e la competizione tra le persone le idee e le merci funziona nel quadro di regole certe e rispettate. 1.3 UNA SOCIETA' PIU’ GIUSTA Modernizzare l’Italia, liberarne le energie concorre a fare un’Italia più giusta. Vale tuttavia anche il reciproco. Un’azione tesa a ridurre le diseguaglianze e la povertà è condizione perché l’Italia riprenda a crescere. La coesione sociale non è solo un valore in sé, ma è anche fattore di sviluppo. In particolare, si tratta di combattere la disoccupazione, di offrire nuove opportunità di lavoro, di estendere i confini della popolazione attiva, soprattutto ai giovani, alle donne, alla gente del Sud. Per costruire il futuro non ci è consentito di disperdere energie vitali, o rassegnarci al loro congelamento. Esse vanno messe in circolo, con azioni di sostegno e stimolando la creatività e l’iniziativa di ciascuno. Un nuovo welfare è possibile, ed è necessario. 2. UN GRANDE SOGGETTO PER UN GRANDE PROGETTO 2.1 UN PARTITO NAZIONALE, A VOCAZIONE MAGGIORITARIA Affermare la sovranità della legge, aprire la società italiana e renderla più libera e più giusta costituisce un grande progetto politico. Da più di dieci anni ormai questo, che è contemporaneamente un progetto e un processo di cambiamento del Paese, porta il nome di Ulivo. Esso ha ampiamente dimostrato di essere in grado di promuovere soluzioni di governo capaci di affrontare e vincere sfide difficili; di saper mobilitare le enormi energie necessarie per realizzare una profonda trasformazione dell’Italia. Ma questi anni hanno anche mostrato che un grande progetto politico richiede un grande soggetto, un soggetto collettivo capace di attraversare le legislature guidato da un progetto di governo, un Partito: un partito a vocazione maggioritaria, un “partito nazionale”. Per portare finalmente a termine la transizione italiana verso una compiuta democrazia governante dell'alternanza, la sfida del momento è la costruzione di un partito adeguato alla competizione bipolare. In questa prospettiva il superamento della scellerata riforma elettorale della Casa delle Libertà si propone come una priorità assoluta. In adempimento all’impegno assunto difronte agli elettori, l’abrogazione della legge elettorale che toglie poteri ai cittadini e incoraggia la frammentazione è prima che un dovere un obbligo. In questa prospettiva i referendum elettorali già depositati in Cassazione vanno considerati come strumenti utili, se non addirittura indispensabili. Alla Riforma della legge elettorale va associata poi un’iniziativa che, come avviene in tutte le grandi democrazie, affidi agli elettori la scelta diretta del titolare delle funzioni di indirizzo politico. 2.2 UN PARTITO VERO La scelta di inverare il progetto dell'Ulivo in un partito non è una scelta scontata. Essa si fonda sulla convinzione che una democrazia senza partiti, una democrazia ridotta al solo momento elettorale, una democrazia intermittente, è una democrazia più povera una democrazia più fragile. La stessa necessità di affidare agli elettori la sceta del titolare della guida del governo, in assenza di una infrastruttura partitica, rischia di incoraggiare il populismo e il cesarismo. I partiti necessari a questo fine sono chiamati perciò ad essere partiti veri. Il Partito Democratico che vogliamo deve essere perciò un partito “vero”, che riesce a riprodurre la migliore tradizione partecipativa dei partiti originari evitando l’eredità che essi ci hanno trasmesso nel momento della loro degenerazione e dissoluzione. Un partito, cioè, capace di produrre le decisioni e la coesione indispensabili a candidarsi credibilmente e ad esercitare efficacemente la funzione di governo; altrettanto capace di pensare e di praticare i tempi lunghi della politica e di dare corpo al senso della durata, consapevole della necessità, della possibilità di dare un futuro migliore all’Italia. Un partito capace di sostenere il proprio leader, così come è necessario in una democrazia governante, con forza e con lealtà, anche per averlo scelto in modi autenticamente democratici, ma che non è il partito del leader; che anzi si propone di essere il partito dei propri elettori e dei propri partecipanti. Un partito capace di istituire una relazione autentica con i cittadini e le loro molteplici esperienze e pratiche associative, aperto all'esercizio della cittadinanza attiva. Solo a queste condizioni il Partito Democratico potrà costituire quel nuovo inizio che giustifichi ed imponga il superamento dei partiti che hanno promosso la sua nascita. 2.3 UN PARTITO NUOVO Ma il Partito Democratico deve essere un partito nuovo. Non un nuovo partito, cioè un partito in più rispetto a quelli esistenti. Semmai dovrà portare con sè qualche partito in meno rispetto al passato. E nuovo perchè non più basato su discriminanti ideologiche del passato, vissute dagli stessi protagonisti come antropologiche. Dunque, partito di progetto e di programma. Non partito di tessere, ma partito di partecipanti. Non partito di classe, tanto meno partito di una classe che si dipinge come classe generale, ma partito nazionale di popolo. Ciò ha alcune conseguenze. Anzitutto il leader e il gruppo dirigente devono essere scelti sulla base di una elezione che coinvolga il più ampio numero di cittadini possibile, potenzialmente tutti gli elettori del partito. Questa è la vera garanzia di contendibilità della leadership, e allo stesso tempo la vera garanzia di accountability: una garanzia che prefigura nella vita interna di partito la democrazia che disegna per il Paese. Inoltre il nuovo partito non dovrà teorizzare, e tantomeno praticare, alcun collateralismo. Suo interlocutore è l'intera società nazionale, ivi comprese le infinite e intrecciate aggregazioni di interessi e sensibilità che la attraversano. Anche perchè un partito che si pensa a vocazione maggioritaria, che si concepisce come partito di governo sia quando è in maggioranza sia quando è all'opposizione, non può praticare alcun collateralismo senza portare nel Governo inaccettabili favoritismi. I tempi del progetto non sono procastinabili; ogni giorno che passa un'Italia chiusa all'innovazione perde quota sui mercati internazionali; un'Italia chiusa alla partecipazione femminile e al ricambio generazionale spreca risorse insostituibili; nella velocissima riorganizzazione dell'economia mondiale in corso, nel riorientamento di produzione e commerci, perdiamo tempo prezioso. Quindi se guardiamo al progetto il tempo giusto è subito. In ogni caso le scadenze della politica ci obbligano a tempi serrati. Nella primavera del 2009, con le elezioni europee, prenderà avvio la lunga stagione elettorale che ci condurrà alle consultazioni politiche generali del 2011. Non è pensabile partire in quella stagione con simboli e soggetti diversi da quelli con i quali si pensa di arrivare all’appuntamento decisivo. Nè è pensabile deludere le attese da noi stessi alimentate tra gli elettori sottoponendo al loro voto partiti che definiamo ormai da tempo a scadenza. Le elezioni europee del 2009 rappresentano perciò un appuntamento definitivo. Per allora ci vorrà una leadership, degli organi, una organizzazione. La presenza dell’Ulivo sulla scheda elettorale delle elezioni europee del 2009 dovrà avere alle sue spalle un soggetto politico compiutamente costituito per non correre il rischio di presentarsi come mero cartello elettorale. A ben vedere dunque, entro la fine del 2007, al più tardi entro l'inizio del 2008, occorrerà consumare gli atti fondativi del nuovo partito e in connessione con questo definire la sospensione dei partiti promotori, e indire una grande consultazione nella quale sia consentito ai cittadini che condividono i documenti fondativi e il programma del partito di aderire partecipando alla scelta del leader e della dirigenza. Anche ispirandosi all’esperienza della Margherita il partito nuovo non potrà che essere un partito unitario, superando la tentazione della forma federativa tra soggetti promotori. Nello stesso modo deve essere trasferito al nuovo partito quello che è stato il progetto, anche se non altrettanto la pratica, della Margherita. La convergenza e convivenza di persone con origini, percorsi politici e culturali fra di loro anche molto diversi all’interno di un comune progetto politico. Perché questo incontro possa essere produttivo di sintesi capaci di tradursi in cultura e azione di governo, è necessario un lavoro di elaborazione intellettuale che contrasti la leggerezza e la superficialità che caratterizzano spesso il pensiero politico dei nostri giorni. Una ricerca che definisca quel patrimonio di valori penultimi - distinti dai valori ultimi affidati alla coscienza di ciascuno - sui quali fondare un programma e un progetto comune. Nella situazione italiana, con le peculiarità della sua storia e dei suoi percorsi politici, un ruolo del tutto speciale è rappresentato dalla laicità delle istituzioni pubbliche. La laicità deve essere dunque un valore distintivo del Partito democratico. Laicità non già come indifferenza alle esperienze religiose, ma come cura per la distinzione di compiti e responsabilità fra comunità religiose e istituzioni politiche. Laicità come visione dello Stato inteso quale casa comune che riconosce e garantisce il pluralismo culturale e religioso che contraddistingue la società italiana. Laicità che, con riguardo alla vita interna del Partito Democratico, esige rispetto, conoscenza reciproca, comune impegno a interpretare le differenze culturali, ideologiche e religiose non già come un problema ma come una risorsa, così da propiziare un fecondo confronto mirato a sintesi culturali, politiche eprogrammatiche nelle quali tutti si possano riconoscere. L’opposto della separatezza o del conflitto fra visioni chiuse e totalizzanti. L’opposto della regressiva tentazione di qualificarsi in sede politica sulla base di un’identità religiosa. La Margherita è stata il partito nel quale con maggiore coerenza, senza tentennamento alcuno, con sostanziale unanimità interna, sono stati affermati i valori del moderno federalismo europeista. Quei valori dovranno stare alla base del nascente Partito Democratico; da qui bisognerà partire per definire il suo sistema di alleanze internazionali. Riformismo ed europeismo sono le due bussole del partito nuovo. Poiché il Partito Democratico nasce per costituire il soggetto dell’alternativa di centrosinistra in Italia, l’altro faro nella costruzione del suo sistema di alleanze dovrà essere rappresentato dal legame con coloro che, nei rispettivi paesi, svolgono la medesima funzione. Lungo questa strada, orientato da quest’ultimo faro, il Partito democratico incontrerà certamente il Partito Socialista Europeo. Ma la qualità e l’intensità del rapporto che sarà possibile stabilire dipenderanno da quanto il PSE sarà in grado di condividere con noi il primo valore, quello europeista. E non potrà prescindere dal riconoscimento del fatto che il Partito Democratico non sarà un nuovo partito socialista, bensì un nuovo partito delle grandi tradizioni democratiche e riformatrici europee. Il partito nel quale dovrà saldarsi la frattura avvenuta nel riformismo europeo, a cavallo fra ‘800 e ‘900, fra liberalismo e socialismo; il partito nel quale dovranno trovare la loro casa, e non certo solo ospitalità, i cattolici liberali e democratici. La modalità di scelta del rapporto con i partiti di centrosinistra degli altri paesi non potrà che essere definita come una scelta nuova del partito nuovo. Essa non potrà perciò muovere da alcuna inclusione o esclusione pregiudiziale. 3. UN PARTITO DEMOCRATICO CHE INVERI E SVILUPPI L’ULIVO Gli italiani, e segnatamente gli elettori del centrosinistra, hanno imparato a conoscere l’Ulivo. Esso evoca i valori dell’unità, della novità, dell’apertura, del buon governo. Il Partito Democratico deve rappresentare un passo avanti, non un passo indietro rispetto all’Ulivo; un suo inveramento e un suo sviluppo, non la sua involuzione. Non possiamo permetterci di dissipare il patrimonio di valori e di consenso dell’Ulivo per consegnarlo a una “cosa” che tradisca i valori e la funzione che esso ha svolto fin dalla sua nascita. Nel solco dell’Ulivo il Partito Democratico deve coinvolgere come protagonisti tutti i cittadini senza esclusione alcuna, così come deve aprirsi nella sua fase costituente a quei soggetti politici che, pur non non avendo finora ad essa preso parte, dovessero maturare nel tempo un interesse e una disponibilità. Un Partito Democratico che inveri, stabilizzi e sviluppi l’esperienza dell’Ulivo, non una struttura quale che sia, che nel momento elettorale si copra col suo simbolo. Quello che non possiamo permetterci è che il simbolo dell’Ulivo possa essere trasferito in una vicenda che non ne incarnasse la sostanza, i valori, il progetto politico. Il partito Democratico che l’Italia attende, il Partito Democratico che possa aspirare ad esser quel soggetto a vocazione maggioritaria che porta il Paese fuori della transizione e dentro il mondo, deve essere all’altezza del sogno e della speranza dai quali negli anni novanta è nato l’Ulivo. DELIBERAZIONI CONCLUSIVE Il Congresso dunque impegna la Margherita Democrazie è Libertà: - a riconoscere il valore dell’aperta manifestazione delle distinte posizioni politiche presenti all’interno dei partiti promotori. Essa è condizione che favorisce anche un positivo confronto trasversale tra i militanti dei diversi partiti e la costituzione del tessuto unitario del futuro Partito Democratico. Esattamente l’opposto di un confronto politico ingessato tra i partiti che si rapportano nella loro separatezza e che porrebbe le premesse di una inaccettabile soluzione federativa e bipartitica. - ad avviare senza alcun indugio la costituzione del Partito democratico, partito aperto nel quale trovi realizzazione il progetto dell’Ulivo, partito nuovo che scongiuri la deriva leaderista di una democrazia senza partiti; - a mettere in essere nell’immediato comportamenti che evitino il ripetersi delle pratiche degerative delle quali i militanti della Margherita e lo stesso partito sono stati vittime, al fine di evitare che il sistema politico si costituisca come un sistema di rendite, connotato dal privilegio e dalla illegalità; - a fissare la data, entro il 2008, in cui tenere la grande consultazione democratica nella quale chiunque condivida statuto e carta dei valori del partito nuovo sarà chiamato ad eleggere leader e dirigenza, secondo il principio di “una testa, un voto”; - a fissare, per la stessa data, la cessazione dell’attività politica della Margherita DL; - a sostenere i referendum elettorali già presentati in Cassazione, in vista di una riforma della legge elettorale che rafforzi il bipolarismo, restituisca potere di scelta agli elettori, riduca la frammentazione; - a perseguire l’affidamento agli elettori della scelta del titolare dell’indirizzo politico nazionale, così come già avviene ai livelli di governo locali e regionali. Primo firmatario Arturo Parisi
Post n°476 pubblicato il 25 Novembre 2006 da fra.gas
Tag: POLITICA ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Fassino non vuole sentir neanche parlare di uno slittamento del congresso, già annunciato per la prossima primavera. E respinge in modo netto le critiche di chi, anche nella maggioranza del suo partito, mette in luce la fatica e l´incertezza di questa fase, i troppi ostacoli e lo scarso entusiasmo sulla strada che porta alla nascita del nuovo soggetto politico riformista. Per il segretario della Quercia non è proprio vero «che si sia fermi, che si aspetti non si sa che, che ci sia incertezza». Se così sembra è anche colpa di un «giornalismo intossicato da un quotidiano pettegolezzo di corridoio» No, «non c'è nessun incertezza, semplicemente fondare un partito non è semplice come friggere quattro uova, è un'operazione un po´ più complessa che richiede determinazione, tenacia, capacità di costruzione e pazienza, tutte doti – aggiunge con un pizzico di narcisismo - che, nonostante il mio brutto carattere, mi sforzo di avere». E tuttavia Fassino non nega che per la nascita del nuovo partito serve un percorso più condiviso, non rinchiuso nel rapporto fra Ds e Margherita. Per questo rilancia «il confronto con lo Sdi, come aveva sottolineato nei giorni scorsi il dalemiano Latorre, ma anche con «altre forze politiche del centrosinistra come i repubblicani, i socialdemocratici, i socialisti di Craxi, i movimenti ambientalisti ed ecologisti». E poi non bisogna dimenticare «quell'associazionismo democratico che è stato in questi anni una componente fondamentale della vita civile e che non necessariamente si è rapportata ai partiti». Più apertura, dunque. Una strategia che attira le critiche del leader della minoranza Fabio Mussi: «Prima li hanno fatti uscire dall'ulivo ad uno ad uno: Mastella, Di Petro, i socialisti una vera e propria una "sinfonia degli addii". Adesso fanno appelli per farli rientrare. Mi sembra che i Ds e i Dl siano "incartati", il progetto sta morendo prima ancora di nascere». Lo scontro si sposta ora nella riunione dell´ufficio di presidenza fissata per giovedì. La minoranza cerca di forzare i tempi. «Chiederemo l'istituzione della commissione per le regole congressuali in modo che quando si fa il consiglio nazionale si può indire subito il congresso. È arrivata l'ora della verità», attacca Mussi, chiedendo anche un attento monitoraggio del tesseramento. «Non ho dubbi che costruiremo un regolamento congressuale condiviso – gli risponde il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca - in primo luogo perché abbiamo già come riferimento uno statuto che è stato scritto insieme; in secondo luogo perché il tesseramento Ds, unico caso in Italia, si fonda su una anagrafe degli iscritti che garantisce il massimo di trasparenza possibile».
FINANZIARIA AL SENATO DL fiscale al voto: niente fiducia Seduta al cardiopalma per la 'guerra dei numeri' In una riunione i capigruppo di maggioranza hanno deciso di andare avanti: comincia il voto sui singoli emendamenti. Lo scarto tra maggioranza e opposizione è in media tra i 4 e i 7 voti
METRO' Cofferati: 'Non ci sono i soldi promessi' Chiesto a Prodi incontro chiarificatore Il sindaco ha spiegato che la mancanza dei 90 milioni di euro la si desume da una tabella pubblicata nel sito internet del Cipe. "Mancano quelli di Di Pietro", ha specificato
Cofferati: "Servonochiarimenti" Raisi: "Sono fondi straordinari" Il 'giallo' dei fondi per il metrò bolognese s'infittisce sempre di più. Per il Presidente del Consiglio i soldi ci sono. Ribatte il sindaco:"Qualcuno ci chiarisca la situazione". E il consigliere di An attacca: "Sono fondi fuori dal Cipe, tocca al Governo decidere di stanziarli"
'L'impegno sull'opera rimane' Dopo la richiesta del sindaco di un incontro chiarificatore, giungono le conferme: 'L'opera è segnata sugli appunti con cui il governo andrà al prossimo Comitato interministeriale di programmazione economica. Parole tranquillizzanti anche dal ministro Bersani Bologna, 25 novembre 2005 - Sulla metropolitana di Bologna "l'impegno rimane, ora vedremo di onorarlo al Cipe il 22 dicembre", quando e' in programma la prossima seduta del Comitato interministeriale di programmazione economica. FINANZIARIA A BOLOGNA Cofferati non presenta il bilancio Polemica: 'Omissione d'atti d'ufficio' A 24 ore dalla scelta di rimandare il bilancio a gennaio, fatta dalla giunta comunale, i civici de "La Tua Bologna" vanno all'attacco: 'E' una violazione deliberata di un obbligo di legge'
Post n°475 pubblicato il 24 Novembre 2006 da fra.gas
Philippe Noiret
Il suo esordio al cinema avviene nel 1956 in La pointe courte di Agnes Varda; trascorsi cinque anni, la sua figura comincia ad apparire con frequenza via via crescente sugli schermi del cinema francese, seppure ancora in ruoli secondari. Nel 1960 è lo zio di Zazie in Zazie nel metrò di L. Malle, Nel 1969 è accanto a Ma la crisi del cinema è alle porte: a partire dal 1998, le proposte si fanno sempre più rare, negli ultimi sei anni girerà solo sette film. Siccome detesta lavorare in televisione, "e i ruoli di nonno sono sempre più rari oggidì", il vecchio leone si rifà tornando in teatro: L'homme du hasard, Les contemplations (da Victor Hugo), Love letters (2006) vengono accolti con grande favore.
Post n°474 pubblicato il 22 Novembre 2006 da fra.gas
LUTTO NEL CINEMA Robert Altman Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Figlio di un assicuratore, Altman ha frequentato l'accademia militare di Wentworth, prima di arruolarsi nel 1945 nell'aereonautica con la mansione di co-pilota. Esordisce dietro la macchina da presa nei primi anni '50. Una larga parte della sua carriera, in particolare dagli esordi fino agli anni '60, è dedicata alla direzione di serie televisive. Sono suoi per esempio diversi episodi della serie western Bonanza. La fama internazionale la ottiene nel 1970 con M*A*S*H, grazie al quale si aggiudica la Palma d'Oro al Festival di Cannes, Sebbene la sua attività non abbia mai avuto periodi di interruzione dagli anni '90 in poi, già avanti negli anni, Altman ha conosciuto un nuovo periodo di notorietà che l'hanno visto dirigere pellicole di successo sia presso il pubblico che presso la critica, come I protagonisti, America Oggi (Leone d'Oro al Festival di Venezia) e Pret a porter. Il regista con Richard Gere a Venezia nel 2000 Come regista Altman preferisce storie che mostrano le relazioni esistenti tra diversi personaggi; ha dichiarato di essere più interessato nelle motivazioni dei personaggi piuttosto che alle trame intricate. Per questo motivo tende a disegnare solo un abbozzo per il film, riferendosi alla sceneggiatura come a una traccia per l'azione, e permettendo ai suoi attori di improvvisare nei dialoghi. Con la moglie, a Berlino nel febbraio 2006 Altman permette frequentemente ai personaggi di parlare contemporaneamente, in modo tale che risulta difficile capire cosa stanno dicendo. Nel commento presente sul DVD di I compari fa notare che lascia sovrapporsi i dialoghi, così come lascia alcune parti della trama alla deduzione del pubblico, perché vuole che questi presti attenzione. Similarmente cerca di far sì che i suoi film vengano giudicati "vietati ai minori", in modo da tenere i più giovani lontani dalle sale, poiché ritiene che non abbiano la pazienza richiesta dai suoi film. Tale tendenza porta talvolta al conflitto con le case di produzione, che invece vogliono che nel pubblico ci siano anche i minorenni. Due suoi film, M*A*S*H e Nashville, sono stati selezionati per la conservazione dal National Film Registry degli Stati Uniti. Il 21 marzo 2006 ha ricevuto l'Oscar alla carriera: in tale occasione rivelò di essere stato sottoposto, una decina d'anni prima, a trapianto di cuore. Il 20 novembre 2006, all'età di 81 anni, si spegne in un ospedale di Los Angeles.Filmografia Riconoscimenti
Il regista Robert Altman ![]() di Robert Altman Il regista si è spento in un ospedale di Los Angeles. Aveva 81 anni. Lo scorso cinque marzo aveva ricevuto l'Oscar alla carriera. Fra i suoi film più famosi 'America Oggi', 'Nashville' e 'M.A.S.H.'
Altman a Beverly Hills nel 2002 per gli oscar
Altman riceve l'Orso d'Oro a Berlino nel 2002
Il regista ritira l'oscar alla carriera
Il regista con Vittorio Gassman e Michéle Morgan a Venezia nel 1996 Il regista al lavoro
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il 16/06/2008 alle 11:41
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il 06/08/2007 alle 20:33
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il 17/06/2007 alle 06:17