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L'orlo del baratro

Post n°88 pubblicato il 20 Luglio 2011 da fran.cippo

Sono tempi disperati per il nostro paese. Ci sono ottime possibilità di finire “a gambe all’aria” per colpa della totale incapacità governativa di questo esecutivo e, come se non bastasse, c’è anche la situazione greca che è ancora più critica e che se precipitasse ci travolgerebbe a prescindere dai nostri (per ora del tutto eventuali) sforzi.

Il nostro paese è fortissimamente indebitato. Non lo è certamente solo per colpa di questo governo e non lo è certamente solo per colpa dei governi di centrodestra. I colpevoli sono molti e sparpagliati negli schieramenti e nei decenni, ma non è certo il momento della caccia al ladro.

Il problema attuale è la debolezza del presente esecutivo. Sono, come dicevo, tempi disperati e servirebbero quindi decisioni disperate. Spesso dolorose ed impopolari. Innanzitutto servirebbe il coraggio di aumentare le tasse. E qui mi fermo un attimo per schivare il fitto lancio di uova marce e pomodori del quale mi avrete mentalmente fatto bersaglio. Un aumento, ben ponderato, del prelievo sarebbe la soluzione più semplice ed il segnale più forte da dare ai mercati internazionali. Sicuramente andrebbe pensato in modo da non influire (se non lievemente) sulle classi meno abbienti per abbattersi via via più incisivamente sui redditi più agiati. Anche se, ovviamente, ci sarebbe un altro taglio da fare ben prima dell’aumento della fiscalità, ovvero l’abbattimento (con scure) dei costi della politica. Parlando di redditi agiati non si può certo non partire dalla classe agiata per eccellenza. Infatti, una norma in questa direzione era presente nella bozza della finanziaria, ma è poi scomparsa misteriosamente nottetempo (sicuramente uno spiffero avrà fatto volare fuori dalla finestra il foglio sul quale era scritta). Certamente con i sacrosanti tagli alla politica non avremmo risolto granché (vedi: svuotare il mare col cucchiaio), però anche quello sarebbe stato un segnale estremamente forte. E invece.

E invece chi governa non è neanche abbastanza forte da prendere decisioni di una certa portata, figuriamoci ridurre i privilegi della rabberciata armata Brancaleone che sorregge l’agonizzante maggioranza. A Berlusconi basta prendere una qualsiasi decisione per rischiare di esser mandato a casa dai cavernicoli col fazzoletto verde o da un poco responsabile Responsabile. Quindi non decide. La manovra invocata a gran voce dall’Europa (vedi: aut aut) è stata fatta a mo’ di compitino. Qualche taglio c’è stato (facendo uno scempio di un’iniquità unica, ma non voglio parlare di questo sennò non finisco più), ma il grosso lo si è tenuto in serbo per gli anni (e –se Dio vuole- i governi) avvenire. Naturalmente i mercati non hanno gradito questo ennesimo papocchio all’italiana. La credibilità del governo (quelle due briciole rimaste dopo i mille scandali) è franata e ciò ha fatto sì che il differenziale tra i nostri Buoni del Tesoro (le obbligazioni attraverso le quali lo stato finanzia il proprio debito per tirare avanti) ed i famigerati Bund tedeschi (i più affidabili del continente) sia schizzato alle stelle. Detto in parole povere, l’Italia per avere un finanziamento deve pagare molti più interessi di quelli che deve pagare la solida Germania per ottenere la stessa somma.

In pratica, adesso non so veramente cosa sperare. Se il governo cade, può essere la spinta decisiva verso il baratro, perché i mercati detestano l’instabilità. Dobbiamo renderci conto che l’aver aperto questa immensa voragine di debito ci ha fatto entrare in una vasca di squali famelici, e la fine prematura della legislatura equivarrebbe a tirare una secchiata di sangue fresco nella vasca. Però è anche vero che lasciando le cose immutate andiamo incontro ad un inesorabile (e neanche tanto lento) declino, mentre con un nuovo governo ne guadagneremmo sicuramente in immagine ed in affidabilità.

L’unica soluzione che mi viene in mente mi fa accapponare la pelle. Infatti io preferisco che a governare sia la coalizione che (in bene o in male) è stata scelta dagli elettori, e non una combriccola messa insieme a bocce ferme. Però la puzzolente soluzione “governo di unità nazionale” mi sembra veramente l’unica via percorribile.


E poi l’avevo scritto anche all’inizio che questi sono tempi disperati e servono decisioni disperate.

 

 
 
 
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