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NIETZSCHE -  ANTICRISTO (6° PARTE)

Post n°36 pubblicato il 23 Gennaio 2006 da Darkthrone85
 
Foto di Darkthrone85

Proseguo col lavoro svolto fin'ora, vi aggiungo altre parti dall'anticristo del sommo Friedrich Wilhelm Nietzsche, a voi, commentate numerosi ;)
P.S.vista la lunghezza dell'opera, probabilmente da domani in poi aggiornerò o più frequentemente, oppure con più parti a messagio, saluti!

 

 

XVI :
Un esame critico della concezione cristiana di Dio conduce neces­sariamente a un'identica conclusione. Un popolo che crede ancora in se stesso ha ancora il proprio Dio. In lui venera le con­dizioni grazie alle quali ha prosperato, le proprie virtù; proietta il suo appagamento, il suo sentimento di potere su un essere a cui si può rendere grazie. Chi è ricco vuole donare; un popolo fiero ha bisogno di un Dio a cui fare sacrifici... Sulla base di queste pre­messe, la religione è una forma di gratitudine. Si è grati per sé stessi: per questo si ha bisogno di un Dio. Un Dio deve poter esse­re allo stesso tempo utile e nocivo, amico e nemico. Lo si venera nel bene e nel male. La castrazione contronatura di un Dio per un Dio soltanto del bene sarebbe qui al di fuori di tutto ciò che si può auspicare. Si ha bisogno del Dio cattivo come del Dio buono, poiché non si deve certo la propria esistenza alla filantropia o alla tolleranza... Quale importanza avrebbe un Dio che non cono­scesse alcunché della rabbia, della vendetta, dell'invidia, della derisione, della scaltrezza, degli atti di violenza? Al quale fossero sconosciuti persino i più estatici ardeurs della vittoria e della distruzione? Un tale Dio sarebbe incomprensibile: perché averlo dunque? Certo: quando un popolo è in disfacimento; quando sente svanire completamente la fede nel futuro e la speranza della libertà; quando nella sua coscienza la servitù diventa di prima necessità e le virtù dei servi sono una condizione della sua sopravvivenza, allora anche il suo Dio deve modificarsi. Ecco che diviene bigotto, timido e modesto, raccomanda la «pace dell'ani­ma»: non più odio, ma indulgenza, «amore» per gli amici e pure per i nemici. Moraleggia continuamente, s'insinua strisciando nella tana di ogni virtù privata, diviene il Dio per tutti, l'uomo del privato, un cosmopolita... Un tempo rappresentava un popolo, la forza di un popolo, tutto ciò che nell'anima di un popolo vi era di aggressività e sete di potere: ora è soltanto il buon Dio... In effetti per gli dèi non c'è alternativa: o sono la volontà di poten­za, e quindi saranno dèi di un popolo, o sono l'incapacità alla potenza, e allora diventeranno necessariamente buoni...

XVII :
In tutte le forme in cui viene meno la volontà di potenza si veri­fica sempre pure una regressione fisiologica, una décadence. La divinità della décadence, recisa di tutte le sue virtù e i suoi istinti più virili, diviene allora il Dio dei ritardati fisiologici, dei deboli. Questi non si definiscono deboli, ma «buoni»... Senza apportare ulteriori esempi, si capisce in quale momento della storia diven­ne per la prima volta possibile la dualistica finzione di un Dio buono e di un Dio cattivo. Con il medesimo istinto con cui i sot­tomessi riducono il proprio Dio al «bene in sé», essi cancellano le buone qualità del Dio dei loro conquistatori; si vendicano sui dominatori demonizzando il loro Dio. Il buon Dio e il diavolo: sono entrambi risultati della décadence. Come è possibile ancora oggi rimettersi così tanto alla semplicità dei teologi cristiani, al punto di sostenere con essi che l'evoluzione del concetto di Dio, dal «Dio d'Israele», dal Dio di un popolo al Dio cristiano, compen­dio di tutte le bontà, sia un passo avanti? Ma Renan lo fa. Come se Renan avesse diritto alla ingenuità! Ma il contrario salta agli occhi. Quando le condizioni di una vita ascendente, quando tutto ciò che c'è di forte, coraggioso, imperioso e fiero viene escluso dal concetto di Dio; quando passo dopo passo declina a simbolo di bastone per gli infermi, di àncora di salvezza per quelli che stanno annegando; quando diventa il Dio della povera gente, il Dio dei peccatori, il Dio dei malati par excellence, e i suoi attributi «salvatore» e «redentore» rimangono quali unici attributi del divi­no: di cosa parla una tale trasformazione? una simile riduzione del divino? Certo: finora il «regno di Dio» si è ingrandito per mezzo di ciò. Un tempo Dio aveva soltanto il suo popolo, il popolo «elet­to». Frattanto, proprio come il suo stesso popolo, è andato in terre straniere, ha vagabondato; da allora non si è più fermato in alcun luogo: finché si è sentito a casa ovunque, il gran cosmopo­lita, fino a quando ha avuto la «grande maggioranza» e metà della Terra dalla sua parte. Ma il Dio della «grande maggioran­za», il democratico tra gli dèi, tuttavia non è divenuto un fiero Dio pagano: è rimasto ebreo, il Dio del cantuccio, il Dio di tutti i luoghi e degli angoli oscuri, di tutti i quartieri malsani dell'inte­ro mondo!... Come in precedenza, il suo impero mondiale è un regno d'oltretomba, un ospedale, un impero sotterraneo, un impero del ghetto... Ed egli stesso è così emaciato e debole, così décadent... Persino i più esangui tra i pallidi sono riusciti a domi­narlo, i signori metafisici, gli albini del concetto. Costoro gli hanno tessuto intorno la loro tela tanto a lungo che, ipnotizzato da quei movimenti, è divenuto egli stesso un ragno, un metafisi­co. Allora ha ripreso a tessere il mondo fuori di sé, sub specie Spinozae, e da quel momento si è trasformato in qualcosa di ancor più pallido e inconsistente, si è mutato in un «ideale», uno «spi­rito puro», un «absolutum», una «cosa in sé»... Decadenza di un Dio: Dio è diventato una «cosa in sé»...

XVIII:
La concezione cristiana di Dio, Dio come Dio dei malati, Dio come ragno, Dio come spirito, è una delle concezioni di Dio più corrotte che siano mai state raggiunte sulla Terra. Forse rappre­senta persino il livello più basso nell'evoluzione discendente del tipo di divinità. Dio degenerato nella contraddizione della vita, inve­ce di esserne la trasfigurazione e l'eterno sì! In Dio una dichia­razione di ostilità alla vita, alla natura, alla volontà di vivere! Dio come formula per ogni calunnia del «mondo di qua», per ogni menzogna del «mondo aldilà»! In Dio il nulla deificato, la volontà del nulla santificata!...

 
 
 
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