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NIETZSCHE -  ANTICRISTO (7° PARTE)

Post n°37 pubblicato il 23 Gennaio 2006 da Darkthrone85
 
Foto di Darkthrone85

Continuo con l'Anticristo di Nietzsche, commentate se volete, saluti ;)

 

 

 

 

XIX :
Che le razze forti dell'Europa settentrionale non abbiano ripu­diato il Dio cristiano certo non fa onore alla loro attitudine reli­giosa, per non parlare del loro gusto. Avrebbero dovuto sentirsi obbligate a farla finita con un prodotto della décadence tanto mala­to e decrepito. Invece pesa su di loro una maledizione per non essersene disfatti: hanno accolto la malattia, la vecchiaia, la con­traddizione in tutti i loro istinti, da allora non hanno più creato alcun Dio! Quasi due millenni e non un solo nuovo Dio! Esiste invece ancora questo pietoso Dio del monoteismo cristiano, come di diritto, come un ultimatum e un maximum della forza creativa di Dio, del creator spiritus nell'uomo! Questo ibrido di declino fatto di nulla, concetto e contraddizione, in cui trovano la loro sanzione tutti gli istinti della décadence, tutte le viltà e le stanchezze dell'anima!

XX :
Con la mia condanna del cristianesimo non vorrei avere fatto torto a una religione affine che addirittura giunge a superarlo in quanto a numero di fedeli: il buddhismo. Entrambe, essendo reli­gioni nichilistiche, sono correlate, sono religioni della décadence; ma si differenziano l'una dall'altra in modo sorprendente. Il cri­tico del cristianesimo è profondamente grato ai saggi indiani, giacché ora è possibile comparare queste due religioni. Il buddhi­smo è cento volte più realista del cristianesimo, ha ereditato un modo freddo e oggettivo di porsi i problemi; nasce dopo un movimento filosofico durato centinaia di anni; appena esso sorge, il concetto di «Dio» è già eliminato. Il buddhismo è l'unica religio­ne veramente positivistica che la storia ci mostri, anche nella sua teoria della conoscenza (un rigoroso fenomenalismo); esso non parla più di «lotta contro il peccato» bensì, e in ciò dando del tutto ragione alla realtà, di «lotta contro il dolore». Si è già lasciato alle spalle, e questo lo distingue profondamente dal cristianesimo, l'autoinganno dei concetti morali; si trova, per esprimere il con­cetto con parole mie, al di là del bene e del male. I due fatti fisio­logici su cui si fonda e sui quali concentra il suo sguardo sono: innanzi tutto un'eccessiva eccitabilità della sensibilità che si espri­me con una raffinata capacità di soffrire, e in secondo luogo un eccesso di intellettualismo, una vita spesa troppo a lungo sui con­cetti e sulle procedure logiche, sotto i quali l'istinto personale ha subito il male a vantaggio dell’«impersonale» (due condizioni che, come me, almeno alcuni dei miei lettori, gli «obiettivi», conosceranno per esperienza). Sulla base di tali condizioni fisiologiche si sviluppa un stato di depressione: contro essa Buddha prende delle misure igieniche. Vi oppone la vita all'aria aperta, la vita in movimento; la moderazione e la scelta dei cibi; la cautela verso tutte le bevande alcooliche, come pure verso tutti i senti­menti che producono bile e riscaldano il sangue; nessuna preoccupazione né per sé né per gli altri. Egli esige pensieri che diano o quiete o allegria, e trova il modo per disabituarsi a quelli di altro tipo. Intende la bontà, l'essere buoni, come vantaggioso alla salute. La preghiera è esclusa, come pure l'ascetismo; nessun impe­rativo categorico, soprattutto nessuna costrizione, nemmeno nelle comunità monastiche (si è liberi di andarsene) : tutto ciò sarebbe un modo per accrescere quell'eccessiva eccitabilità. Sempre per questa ragione pretende che non si combatta contro coloro che hanno un modo diverso di pensare; il suo insegnamento si oppo­ne più di ogni altra cosa al sentimento di vendetta, di avversione, di ressentiment («l'inimicizia non cessa con l'inimicizia», è questo il commovente ritornello di tutto il buddhismo). E a ragione: queste emozioni sarebbero del tutto dannose rispetto al principale obiettivo dietetico. Combatte la stanchezza spirituale che egli trova e che si esprime con eccessiva «obiettività» (vale a dire con una diminuzione dell'interesse dell'individuo, con una per­dita del baricentro, dell'«egoismo»), con un severo ritorno anche agli interessi più spirituali, alla, persona. Nella dottrina di Buddha l'egoismo diviene un dovere: il principio «una sola cosa è neces­saria», il «come ti puoi liberare dalla sofferenza» regolano e cir­coscrivono tutta la dieta spirituale (si rammenti quell'ateniese che in modo analogo muoveva guerra alla «scientificità» pura, si ricordi Socrate, il quale elevò l'egoismo individuale alla dignità di principio morale persino nel regno dei problemi).

XXI :
La condizione per il buddhismo è un clima assai dolce, una gran­de mitezza e liberalità nei costumi, nessun militarismo; assieme al fatto che il movimento ha il suo focolare nelle classi più elevate e colte. Si ambisce alla serenità, alla tranquillità, all'assenza di desi­deri come meta suprema e si raggiunge tale meta. Il buddhismo non è una religione in cui si aspira semplicemente alla perfezio­ne: la perfezione è la norma.
Nel cristianesimo gli istinti di chi è sottomesso e oppresso sono in primo piano: le classi inferiori sono quelle che vi cercano la sal­vezza. Qui la casistica del peccato, l'autocritica, l'inquisizione della coscienza è praticata come occupazione, come rimedio spe­cifico contro la noia; qui è costantemente tenuto in vita un rap­porto affettivo con un potente chiamato «Dio» (con la preghie­ra) ; il più elevato viene considerato irraggiungibile, un dono, una «grazia». Qui manca anche un luogo che sia pubblico: i luoghi nascosti, le stanze buie sono cristiani. Qui si disprezza il corpo, si ripudia l'igiene come forma di sensualità; la Chiesa si oppone alla pulizia (la prima misura presa dai cristiani dopo la cacciata dei mori fu la chiusura dei bagni pubblici, mentre la sola Cordova ne possedeva 270). È cristiano un certo senso di crudeltà verso sé stessi e verso gli altri, è cristiano l'astio per coloro che la pensano differentemente, è cristiana la volontà persecutoria. Idee tetre ed eccitanti sono in primo piano; gli stati spirituali più desiderati e designati con i nomi più eccelsi sono quelli epilettoidi; la dieta viene scelta in modo da favorire fenomeni morbosi e sovreccita­re i nervi. È cristiana l'ostilità mortale contro i dominatori della Terra, contro i «nobili», e nello stesso tempo una competizione più nascosta e segreta  (si lascia loro il corpo, si vuole solo l'«anima»). È cristiano l'odio per lo spirito, l'orgoglio, il coraggio, la libertà, il libertinaggio spirituale; è cristiano l'odio per i sensi, per la gioia dei sensi, l'odio per la gioia in generale...

 
 
 
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