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La letteratura è la confessione che la vita da sola non basta. F.Pessoa

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Addio Tonino

Post n°13 pubblicato il 21 Marzo 2012 da Michaelibri

Dal vólti ènca al mi poeséi u m pèr dla ròba vècia (A volte anche le mie poesie mi sembrano roba vecchia)». Con la sua tipica autoironia, Tonino Guerra scherzava sulla propria età avanzata nei suoi versi dialettali ed è riuscito a compiere novantadue anni, prima di salutare il suo pubblico in un giorno che sembra scelto accuratamente dal poeta romagnolo: la giornata mondiale della poesia proclamata dall'Unesco.

Nato a Santarcangelo di Romagna il 16 marzo 1920, Guerra, inizia a lavorare come maestro elementare prima di venire deportato in Germania nel 1943 e internato in un campo di concentramento. Dopo la Liberazione pubblica i primi componimenti poetici, «I scarabócc», scritti rigorosamente in romagnolo con prefazione del suo mentore Carlo Bo. 

 

Nel periodo successivo, oltre a proseguire l'attività di poeta, darà alle stampe anche alcuni brevi romanzi in prosa come «La storia di Fortunato» del 1952. La grande svolta arriverà per lui l'anno successivo, il 1953, quando decide di partire per Roma nel tentativo di avviare la sua carriera di sceneggiatore.

Nel corso degli anni '50 collaborerà però soltanto ad alcune produzioni minori, prima di venir chiamato nel 1960 da Michelangelo Antonioni per scrivere, insieme al regista e a Elio Bartolini, la sceneggiatura de «L'avventura».

Il film, ancora oggi tra le pietre miliari della storia del cinema italiano, ha un successo tale da convincere Antonioni a puntare ancora sulla collaborazione con Guerra per proseguire la sua cosiddetta "tetralogia esistenziale", di cui «L'avventura» era solamente l'antefatto: i tre film successivi, tutti con protagonista Monica Vitti, all'epoca compagna del regista ferrarese, sono «La notte», «L'eclisse» e «Il deserto rosso».

Antonioni sposta quindi il centro delle sue produzioni all'estero, girando tre film in lingua inglese con attori stranieri: al suo fianco c'è ancora Guerra che firma le sceneggiature di «Blow-up» del 1966 e di «Zabriskie Point» del 1970.

Visto il successo avuto con Antonioni, negli anni '60 lo scrittore romagnolo viene chiamato anche da altri importanti nomi del cinema italiano come Vittorio De Sica per «Matrimonio all'italiana» del 1964, Elio Petri per «La decima vittima» del 1965 e Mario Monicelli per «Casanova ‘70» del 1965.

Nel decennio successivo si apre la seconda collaborazione importante e duratura della sua carriera: Federico Fellini lo sceglie come co-sceneggiatore di «Amarcord» del 1973, pellicola premio Oscar per il miglior film straniero che sancisce anche il nascere di una forte amicizia tra i due artisti romagnoli. Guerra è anche autore di alcune delle ultime fatiche di Fellini come «E la nave va» del 1983 e «Ginger e Fred» del 1986.

In questi anni collabora anche con i fratelli Taviani («Kaos», 1986), Francesco Rosi («Tre fratelli», 1981) e nuovamente con Antonioni («Il mistero di Oberwald» del 1981 e «Identificazione di una donna» 1982) prima di aprire uno straordinario rapporto professionale con Andrej Tarkovskij.

Il grande regista russo, in Italia per sfuggire all'ostracismo sovietico, gira insieme a Tonino Guerra (alla sua prima e unica prova da co-regista) «Tempo di viaggio», un documentario prodotto dalla Rai, realizzato durante la preparazione di «Nostalghia» del 1983: il penultimo, monumentale, lavoro dell'autore di «Solaris», dove Guerra torna al suo abituale ruolo di sceneggiatore.

Nella seconda metà degli anni '80 il poeta inizierà una nuova collaborazione con un altro importante regista straniero: Theo Angelopoulos.

Dopo «Il volo» del 1986, l'autore greco vorrà Guerra come sceneggiatore di tutte le sue pellicole successive, da «Il passo sospeso della cicogna» a «La sorgente del fiume», instaurando uno dei legami cinematografici più solidi e importanti di tutti gli anni '90 e 2000.

Nel 2008 la coppia realizzerà «La polvere del tempo», seconda parte di una trilogia sul tema della memoria che non arriverà mai a compimento.

Proprio ad Angelopoulos, scomparso lo scorso 24 gennaio, Guerra ha dedicato il suo ultimo romanzo, «Polvere di sole», uscito nelle librerie soltanto poche settimane fa e già considerato un vero e proprio testamento del grande poeta e sceneggiatore romagnolo.

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