"Decidete una volta per tutte di non servire più, e sarete liberi. Non vi chiedo di scacciare il tiranno, di buttarlo giù dal trono, ma soltanto di smettere di sostenerlo; allora lo vedreste crollare a terra e andare in frantumi per il suo stesso peso, come un colosso a cui è stata tolta la base."
Étienne de La Boétie
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Post n°25 pubblicato il 03 Aprile 2009 da liberemanuele
Domenica scorsa è apparso sulle colonne de "il Riformista" un articolo a firma di Alberto Mingardi - numero uno dell'Istituto Bruno Leoni -, titolava: "Che resistano i paradisi fiscali è la nostra fortuna". Un titolo del genere merita di essere letto: non è facile trovare qualche voce controcorrente sulla carta! "... Se le parole hanno un peso, l'idea che a un paradiso fiscale vada preferito il suo contrario, cioè presumibilmente un inferno fiscale, riesce davvero curiosa. ..." e ancora "... i 'paradisi' hanno tenuto duro, anche perché il Satana francese [se c'è un sistema di inferni, c'è anche un capo] e i diavoletti compagnucci suoi sapevano bene che un po' di capitali espatriati facevano loro più bene che male. ..."; "... [L'esistenza dei paradisi fiscali] incentiva i maledetti detentori di capitale a non lesinare gli sforzi. ...". Infine: " .... Uno Stato dal quale non si può scappare è uno Stato dal quale non ci si può difendere. ...". Ho trovato questo articolo semplicemente geniale, e ieri sera, di fronte ai "successi" del G20 non sono nemmeno riuscito a ridere delle gaffe di Berlusconi e Mrs. Obama. Che i capi di Stato, guardino alle decisioni prese come la base di un nuovo ordine internazionale mi spaventa ancora di più. Quando Obama dice che sono state prese "decisioni dalla portata senza precedenti", o, come aggiunge Gordon Brown:"I problemi che la gente pensava ci divedessero, non ci hanno diviso affatto", non mi tranquillizzo. Le liste nere e grige dei paradisi fiscali e lo stimolo di mille miliardi, anzi, mi fanno ricordare che la Fed, ha dato il via all'espansione creditizia - responsabile della distorsione dei mercati quindi della crisi, proprio per incentivare e stimolare i mercati. Il mercato è un processo volontario, spontaneo, che vive di rapporti "orizzontali" tra individui eguali, che crea ricchezza nello scambio e soffre gli stimoli dall'alto. Le autorità economiche hanno drogato i tassi di interesse e hanno iniettato liquidità come eroina ad un drogato. Ecco la crisi, "l'accumulo di errori". Che un imprenditore sbagli è normale: che quasi tutti gl'imprenditori occidentali sbaglino è segno evidente che il mercato è schifosamente drogato dalle banche centrali. I paracadute offerti dai governi ritardano o neutralizzano l'aggiustamento naturale del mercato: questo vuol dire che la disoccupazione non verrà riassorbita velocemente e che non si riprenderà a creare ricchezza presto. Come scrive Massimiliano Neri, sul suo "Blog about: Scuola Austriaca" , "... le banche centrali hanno il potere di fissare il tasso di interesse. Questa politica si basa sull'assunzione che i loro economisti siano talmente preparati da poter determinare in ogni momento il tasso d'interesse più adeguato per la società. ... Come ha mostrato il premio nobel per l'economia Hayek , nessun organo centrale direttore dispone dell'informazione necessaria per eseguire questo calcolo economico". Le informazioni (economiche) sono "disperse", questo è il motivo per cui le economie pianificate sono fallimentari e il capitalismo no (sempre che i prezzi svolgano fedelmente la loro funzione di "informazione" e non siano drogati dalle banche centrali). Continua Neri:"... le banche centrali non possono determinare il tasso di interesse più adeguato, ne consegue che quello da loro calcolato non risponde ai reali bisogni della società e introduce inevitabilmente una distorsione rispetto alla necessità del libero mercato".
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