Creato da liberemanuele il 26/01/2009

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Appello della cultura.

Post n°45 pubblicato il 10 Luglio 2009 da liberemanuele
 

Bene. Credo che Bastiat  questi giorni ne abbia abbastanza di essere messo in ballo, ma non è colpa mia se quella sua definizione di Stato calza a pennello al mio paese - per la verità anche agli altri.

Dopo aver letto dal Corrierone Web l'appello del "mondo del teatro"al governo, all'insegna del solito "bene comune" - strumento efficacissimo di parassitismo -, vorrei proporre alcuni pezzi per accendere un po' di sdegno anche in voi.

"In qualità di rappresentanti delle istituzioni culturali private e pubbliche del nostro paese, vi rivolgiamo un appello perché, attraverso nuove regole di sostegno, il nostro settore possa tornare ad agire da vero contributore della ripresa dello sviluppo della nostra Nazione ... "
Ci siamo. I parassiti dello spettacolo, privato e pubblico, che si sentono aristocrazia in uno Stato predatore come il nostro, dove viene tassata anche l'aria respirata, reclamano il diritto a vivere sulle spalle della "Nazione".

Loro.

Loro che schifano anche l'inno cantato al mondiale, che per sessant'anni hanno condannato chiunque reclamasse amor patrio; loro che ancora, dopo decenni passati, si scandalizzavano di fronte all'uso della parola "Nazione", oggi non disdegnano di riscaldare il cuore delle istituzioni per chiedere la carità.

 Sempre *Frédéric Bastiat, ponendosi la domanda "Lo Stato deve sovvenzionare le arti?", si chiedeva: "... Il diritto del legislatore va fino ad intaccare il salario dell'artigiano per costituire un supplemento di profitti all'artista? Lamartine [Alphonse-Marie-Louis Prade de Lamartine 1760-1869] diceva: "Se eliminate la sovvenzione a un teatro, dove vi fermerete su questa strada? E non sarete logicamente trascinati ad eliminare le vostre università, i vostri musei, i vostri istituti, le vostre biblioteche?". Si potrebbe rispondere: " Se volete sovvenzionare tutto ciò che è buono e utile, dove vi fermerete su questa strada? Non sarete trascinati logicamente a costituire una lista civile per l'agricoltura, l'industria, il commercio, la beneficenza, l'istruzione?" Poi è sicuro che le sovvenzioni favoriscono il progresso dell'arte? E' una questione lontana dall'essere risolta, mentre vediamo coi nostri occhi che i teatri che prosperano sono quelli che vivono di vita propria...".

Ma ritorniamo ai nostri artisti. C'è un pezzo che mi ha incuriosito: "... In questi giorni il cinema, lo spettacolo dal vivo, la lirica, la danza stanno attraversando momenti di apprensione in attesa delle decisioni del Governo sulla dimensione dei tagli di spesa ... ". Spesa!? Ma non erano una ricchezza?!

Non basta. Ecco la ciliegina sulla torta: un connubio tra olismo filosofico e elitarismo di maniera: "... Crediamo che la cultura e la creatività, ancora una volta, possono essere elementi fondamentali per ricostruire un disegno generale di sviluppo del Paese, sia per risollevare l'economia che per riaffermare e sviluppare i caratteri della nostra identità culturale. ..."

Poi si arriva al dunque: " ... diversamente da quanto previsto per altri settori della produzione nazionale e locale, altrettanto vitali per questo nostro paese, per la cultura e per lo spettacolo che ne è parte integrante, il Governo non ha proposto nessun tipo di sostegno ..." .

Ecco il punto: perché in un momento di "magna magna, tanto c'è la crisi" generale, anche loro vogliono unirsi alla mangiatoia, anche loro vogliono la loro parte nel parassitario aiuto statale. In più loro sono la parte migliore della Nazione, hanno preciso diritto di oziar.. o pardon, esprimere la loro arte, a spese di noi altri poveri ignoranti, che ai loro spettacoli non andiamo ... ma perché non capiamo, mica altro. Della serie, come direbbe il Marchese Del Grillo, "Io so' io e voi non siete un cazzo".

Parlano di stimolo, lor signori della cultura, magari si sono letti Keynes e gli piaciuto. Il popolo mollaccione va spennato ben bene, e il furto ridistribuito tra le élite di corte, in cui loro primeggiano per grazia della superiorità "morale" che gli è propria.
 In fondo loro sanno cos'è bene per noi, chi meglio di loro può farsi interprete della "volontà generale"? Lo stimolo deve passare anche per la cultura.

 "Io sono tra quelli, lo riconosco, che pensano che la scelta, l'impulso, debbano partire dal basso, non dall'alto: dai cittadini, non dal legislatore; e la dottrina contraria mi sembra condurre alla distruzione della libertà della dignità umane."

*Frédéric Bastiat

L'idea qualcuno si sarà fatto a questo punto, è che io vedo l'arte come una cosa inutile. Innanzi tutto sono un appassionato delle opere teatrali, amo la commedia di Eduardo De Filippo, sono un collezionista di cd jazz, per hobby faccio il musicista, compro diversi dvd all'anno e vado spessissimo al cinema. Per la verità non sono una grande amante dell'arte visiva: quadri, monumenti storici e quant'altro; ma non per questo mi si può accusare di aridità culturale!

Il problema non è questo, ma è che semplicemente l'arte deve vivere di se stessa, mettersi in gioco e accettare che il mercato sia giudice. Solo così potremo assistere ad una vera rinascita della cultura e dell'interesse verso di essa. Maggiore dinamismo, attenzione ai gusti del pubblico, maggiore opportunità di entrare nel mondo dello spettacolo, più facilità nell'individuazione dei talenti: il mercato libero, ovvero senza che nessuno sia obbligato a mantenere qualcun altro a forza, genera ricchezza e accresce.

"... Lungi da noi l'assurdità di pensare di distruggere la religione, l'istruzione, la proprietà, il lavoro e le arti, quando chiediamo che lo Stato protegga il libero sviluppo di tutti questi campi d'attività umana, senza prezzolarli a spese l'uno dell'altro; noi crediamo al contrario che tutte queste forze vive della società si svilupperebbero armoniosamente sotto l'influenza della libertà,  e che nessuna di esse diventerebbe, come vediamo oggi, fonte di problemi, di abusi, di tirannie e di disordine.

I nostri avversari credono che un'attività che non è né prezzolata né regolamentata, sia un'attività distrutta. Noi crediamo l'opposto. La loro fede è nella legge, non nell'umanità. La nostra e nell'umanità, non nella legge."

*Frédéric Bastiat

Per finire in bellezza, l'ultimo pezzo dell'appello per la cultura: "[Il Governo] ... dovrebbe garantire a tutta la popolazione non solo il diritto al lavoro, ma la libera fruizione dei 'beni primari' (che tutti gli esseri raziocinanti vorrebbero fruirne) [bene! Cornuti e bastonati: non solo dobbiamo finanziare con le tasse i loro "spettacoli", ma siamo anche dei "diversamente razionali" - imbecilli - perché non andiamo a vederli!] considerati tali dalla nostra Costituzione, che sono l'essenza del consesso civile e che vanno trasmessi a chi viene dopo di noi."

Una volta di più si conferma la massima sullo Stato, cui mi riferivo all'inizio, del protagonista di questo post, Frédéric Bastiat: lo Stato è davvero il mezzo per riuscire a vivere sulle spalle degli altri ...

*"Ciò che si vede, e ciò che non si vede" 1850 - Frédéric Bastiat 

 

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Commenti al Post:
to_revive
to_revive il 13/07/09 alle 13:47 via WEB
chiediamo al governo di bloccare il sole attraverso un decreto in modo da evitare l'ingiusta concorrenza delle altre fabbriche, sottolineando l'allergia governativa alla concorrenza proprio come fece ironicamente Bastiat? A parte l'ironia, la penso come te, solo che non trovo giusto che il Governo debba sostenere gente come Fò o la Rame che del teatro ne fanno lo scanno per le loro elucubrazioni politiche. Mi consola pensare che un domani, per tutti, ci sarà ..'a livella! Un sorriso per te!
 
 
liberemanuele
liberemanuele il 13/07/09 alle 15:35 via WEB
Io sono dell'idea, che uno fa quello che vuole ... a spese sue! Perché devo pagare io? Se voglio sostenere il teatro, vado a teatro o do un contributo volontario! Mi sembra la cosa più ovvia!! Ma no. Che gusto c'è a fare cultura se poi non puoi obbligare i tuoi "connazionali" - in questo caso, data la rinata passione per la patria ... - a finanziarti!??? Forte Bastiat, l'ho letto anch'io quel testo cui fai riferimento: don’t steal – the government hates competition :-)
 
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