"Decidete una volta per tutte di non servire più, e sarete liberi. Non vi chiedo di scacciare il tiranno, di buttarlo giù dal trono, ma soltanto di smettere di sostenerlo; allora lo vedreste crollare a terra e andare in frantumi per il suo stesso peso, come un colosso a cui è stata tolta la base."
Étienne de La Boétie
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Post n°58 pubblicato il 08 Ottobre 2009 da liberemanuele
... giusta! Ho spesso parlato del periodo di crisi che stiamo attraversando, sia perché si respira ovunque, ma soprattutto per focalizzare l'attenzione su questioni che invece spesso vengono messe da parte, adombrate da altre più insignificanti e che fanno comodo ai governi, per giustificare nuovi interventi pubblici nelle nostre vite. Ma nonostante ciò, conserviamo un senso di Stato piuttosto forte: "A tutti piace la giustizia a spese d'altri" dice un detto, tanto vale per lo Stato: l'importante che non sia a spese nostre. "... Per chi fa parte della sinistra politica, la giustizia si traduce nel chiedere che del denaro sia preso a qualcuno e consegnato ad altri. Quelli della destra politica la usano come pretesto per la costruzione di più prigioni a l'assunzione di più agenti di polizia che scovino più persone per riempirle. Quando la gente mi dice 'voglio giustizia', la mia risposta è avvertirli che moderino la loro insistenza, perché potrebbero ottenerla!" Butler Shaffer (trod.lVdGongoro "Che cos'è la giustizia?") La grande crisi economica degli anni '30 portò ad una generale sfiducia per la libertà e accrebbe il bisogno di Stato, di sicurezza, di personalità forti: Stalin, Hitler, Mussolini ... Franklin Delano Roosevelt. Anche oggi si avverte quello stesso bisogno di sicurezza, che fa la fortuna di ambiziosi statisti, le nuove "persone forti", anche se poi il potere è ovattato dalle istituzioni democratiche, che però non riescono ad arginare sufficientemente il pericolo per la nostra libertà. - Berlusconi Oggi Berlusconi, tra le sue beghe personali, propone uno scudo fiscale che, da una parte puzza di bruciato perché è una violenta invasione di campo sulla sorte dei capitali privati, dall'altra è l'ennesima prova dell'incertezza del diritto nel nostro paese. Come scrive Carlo Stagnaro dalle colonne de IlSecoloXiX: " ... Ma se il prezzo è cancellare reati gravi come il falso in bilancio, bisogna chiedersi se non sia troppo salato. Da un lato perché il lassismo che ne traspare è terrificante. Dall'altro perché l'applicazione a singhiozzo delle norme, che già sono di per sé confuse e interpretate nei modi più diversi, rende il nostro paese ancor meno comprensibile e affidabile di quanto non sia. Bisogna essere matti per investire qui. ...". La tragedia di Messina invece di ricordarci quanto l'incuria e la burocrazia, tipiche della proprietà pubblica, sia rovinosa per la popolazione, non fa altro che amplificare le voci che vogliono uno Stato più presente, uno Stato più forte. "Lo Stato non lascerà soli i messinesi" dice Berlusconi: la colpa è stata dell'egoismo, della speculazione edilizia e delle costruzioni abusive. Il "Grande Fratello" non ci lascerà soli e ci indicherà la strada giusta. - G20 Qualcosa è cambiato. Il G8 è stato superato, al suo posto il G20. Ma la sostanza è più o meno la stessa sul piano della proposta: passata ormai la tesi per cui è stato un eccesso di economia a causare la crisi (come se la tendenza ad indebitarsi fosse comportamento "economico", come se investire nell'inutile lo fosse, come se lo stampare carta straccia e immetterla nel mercato - causando quanto detto prima - per finanziare guerre fosse "economia" e non "politica"), si passa alla fase successiva: lo Stato risolve la crisi. Un super stato, un governo mondiale come quello simpatizzato da Tremonti, può e deve avanzare risposte comuni. Chi ha un minimo di logica ed è armato dei basilari dell'economia austriaca, comprende al volo come ciò sia impossibile: chi ha causato la crisi, non può avanzare la presunzione di risolverla. Ma tant'è che il potere politico può tutto e non ha una morale cui far fronte, così anche la più palese delle falsità può essere data a bere al popolo ignorante. - Obama Doveva essere il presidente "forte", un verio rischio per la libertà della sua nazione, poi si è dimostrato meno risoluto del previsto. La riforma sanitaria non è passata, in economia promuove un interventismo degno di Roosevelt, sul clima segue la politica del predecessore e sulla politica estera ne imita i difetti. Anzi, ultimamente ogni volta che Obama appare in tv, ci si sente sempre più vicino ad una nuova guerra. Diceva Bush in un dibattito politico quando ancora non era al governo: "Se siamo una nazione arrogante, ci avranno in antipatia. Se siamo una nazione umile, ma forte, ci daranno il benvenuto. ... [Dovremo essere] orgogliosi di credere nei nostri valori, ma umili nel trattare le nazioni che stanno studiando la loro linea di azione" . Quanta "saggezza" per un uomo che una volta al governo, disattese quanto detto in campagna elettorale in modo da far percepire l'America sempre più come una forza imperiale. La politica estera americana è stata fondata proprio su quella "saggezza", che si può sintetizzare nella parole di Thomas Jefferson "pace, commercio e onesta amicizia con tutte le nazioni, nessun vincolo d'alleanze". Strano constatare come anche Obama, che deve il suo successo elettorale in gran parte per aver promesso il rientro delle truppe, nella pratica si stia rivelando un presidente piuttosto interventista. "Stiamo tentando di consentire a una repubblica federale di eseguire un lavoro imperiale, senza affrontare onestamente il fatto che le nostre istituzioni tradizionali sono ideate in modo specifico per impedire la centralizzazione del potere [...] Qualche volta e in qualche occasione, tuttavia, questo conflitto fondamentale tra le nostre istituzioni e la nostra politica dovrà essere risolto." Felix Morley "American Republic or Roman Empire" - 1957
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