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Il Novecento di Ruggero Tagliavini

Post n°121 pubblicato il 13 Gennaio 2014 da greppjo
 
Foto di greppjo

Come diceva Giovanni Pascoli, ogni uomo deve conservare il proprio “fanciullino” per tutta la vita. E il volume di Ruggero Tagliavini “Lungo gli argini del grande fiume” ( editore Litografia Sab, Trebbo di Budrio,BO) ne è una riprova del nove.

Infatti  questo bel libro ( con cui l’autore ripropone al lettore  settantasette tra racconti brevi e poesie che si snodano come capitoli di un vero romanzo,lieve romanzo di una vita dell’Italia del Novecento e che, arricchiti da numerosi disegni sempre dello stesso autore, si fanno leggere tutti d’un fiato ) è il racconto , la narrazione della vicenda sociale e personale, vissuta nell’intreccio della Piccola Patria, da un grande giornalista italiano della Rai e di numerose testate giornalistiche nazionali, tra le quali spicca senz’altro Conquiste del Lavoro alla cui direzione Ruggero Tagliavini ha passato i lontani, non facili anni 1986-1991 del secolo scorso. Proprio l’impronta sociale della direzione dell’unico quotidiano sindacale al mondo torna spesso in diversi racconti di questo libro.

Un libro che sa ben intrecciare romanticismo e ragione, vita locale e vita nazionale, lavoro contadino-artigianale e lavoro industriale-automatizzato, cultura personalistica-umanista e cultura scientifica-tecnologica.

Il tutto sapientemente sfumato in quell’amarcord di un fanciullino cresciuto e divenuto uomo a Viadana, sulla sponda lombarda del grande fiume Po dove Ruggero passava gran tempo delle sue giornate di adolescente e dove, anche nei dies storici del Novecento italiano egli sognava , con gli altri, il suo domani diverso di uomo libero e di giornalista dell’emancipazione dei lavoratori allora (e per gran parte del secolo scorso) subalterni e quasi senza diritti.

Quel sogno che Ruggero Tagliavini ha vissuto in prima fila anche  nelle grandi battaglie sindacali dell’ultimo scorcio del Novecento e che mai si privò delle radici contadine, paesane di quella piccola patria cui fu allattato negli anni vissuti da fanciullo lungo gli argini del Po: “…là nella Bassa, lungo il  Grande fiume che ,oggi, non scorre più lento ed indifferente, perché anch’esso, come gli uomini, è cambiato lasciandoci solo indimenticabili ricordi”. Ricordi che davanti all'attuale bufera della globalizzazione rischiano di essere cancellati anche dalla memoria storica. Il libro di Tagliavini, in questa propsettiva, assume ruolo e funzione di prezioso scrigno archivistico.

Ivo Camerini

 
 
 
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