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Per chi suona la campana?

Post n°200 pubblicato il 21 Gennaio 2017 da greppjo
 
Foto di greppjo


Il discorso d ' insediamento di ieri del quarantacinquesimo presidente degli Usa, il tycoon Donald Trump ci notifica quello che è nei fatti da più di un lustro e cioè che la nuova imperante  ideologia    della globalizzazione è al suo  tramonto e che gli ideali delle nazioni stanno tornando. E’ stato un discorso che ha suonato la campana per tutti. Nessuno escluso.

Ora spetta a quei pochi che in Europa e nel mondo hanno ancora sale nella zucca farci capire per chi suona realmente la campana e dirci se la fine dell'ideologia della globalizzazione selvaggia, del frega frega, del mors tua vita mea, sia vera oppure nasconda un nuovo inganno per la società umana degli onesti e dei lavoratori. Più di uno sta avanzando una domanda:  Trump e la sua classe media americana in rivolta rivogliono il peggior nazionalismo ottocentesco che portò il mondo ai macelli della seconda guerra mondiale ?

Non è una domanda retorica o da salotto borghese. È un interrogativo-interrogazione urgente che necessita di risposte urgenti anche in Italia. Per me , ma credo anche per tanti altri, che si riporti ordine,giustizia  e serietà di fronte ad una ideologia della globalizzazione selvaggia che sta distruggendo l’umanità e sta facendo ingrassare i briganti che la guidano,la  governano è un bene; ma il ritorno ad un nazionalismo imperialista e di lor signori sarebbe davvero un male peggiore e da fine della storia umana.

L’interrogativo-interrogazione quindi è urgente anche e sopratutto nella nostra amata Italia dove un grande popolo lotta contro le tragedie naturali come il terremoto delle zone centrali del paese, contro ladri e delinquenti , contro banchieri malversatori, contro politici menzogneri e carrieristi, contro sindacalisti parolai. Un popolo bello e forte fatto di gente che sfida le condizioni estreme della natura per salvare vite. Un popolo che, è bene ricordarlo, appena l’altro giorno, il quattro dicembre scorso, con la difesa della propria Costituzione repubblicana , ha mandato precisi  segnali di natura politica a coloro che oggi hanno il non facile compito di traghettare il nostro paese fuori da una crisi morale, culturale, sociale e comunitaria, oltre che economica e finanziaria.

Se coloro che sono ai vertici delle nostre istituzioni, se coloro che siedono in parlamento, se coloro che dirigono i partiti, i sindacati, le associazioni di categoria non la smettono con i loro giochetti personali sulla pelle del popolo, non danno risposte urgenti alle sempre più frequenti interrogazioni del popolo, anche da noi sarà la classe media martoriata dai soprusi di questo ultimo ventennio a dare risposte politiche forti e dirompenti,  che potrebbero mettere in pericolo l'esistenza stessa della Repubblica nata nel 1946, delle sue forme di stato e di governo.

Mettere cioè fine alla nostra Costituzione di democrazia plurale e di libertà individuali universali per instaurare un nuovo stato nazionale nelle mani dei pochi o di lor signori come d'uso nei secoli del settecento , dell'ottocento e del primo novecento.

La campana, come ci ha ricordato Pierre Carniti nella sua lectio magistralis del sei dicembre scorso, suona per tutti, ma soprattutto per il sindacato confederale che è sorto per tutelare i lavoratori , contrattare salari dignitosi, redistribuire reddito e non  per urlare parole al vento o ancor peggio per costruire carriere personali di alcuni leaders.

Ciascuno , ci ricordava Carniti, è una parte importante della comunità cui appartiene , è un cittadino che fa parte del continente mondo, ma sta al sindacato confederale farsi nuovamente soggetto politico per guidare i lavoratori ancora una volta verso un domani fatto di solidarietà , di uguaglianza, di democrazia, di onestà e di libertà per tutti. Un domani che potrà essere costruito solo da chi vorrà osare più democrazia, più pluralismo, più onestà,  più sindacato vero e unitario. Senza un ritorno urgente all'unità sindacale confederale i lavoratori saranno tentati di unirsi a quella classe media che anche in Italia sta cercando una sua risposta politica alla crisi in atto, senza accorgersi che l'uomo forte della dittatura in doppio petto è sempre lì dietro l'angolo pronto a prendere definitivamente il potere.

Quindi, come sempre, anche da noi la campana suona per tutti e, siccome (come scriveva il poeta inglese del seicento John Donne, richiamato da Carniti nel suo discorso) "Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo di continente, una parte del tutto.  ... E dunque non chiedere mai per chi suona la campana. Suona per te" ,sarà bene che ognuno di noi rifletta bene su cosa ci attende nel non facile domani in arrivo.  Ma soprattutto sarà bene che il sindacato confederale, i lavoratori  si sveglino passando dalla  protesta alla proposta, perché non solo non c’è tempo da perdere, ma se non fermiamo, non cambiamo quest’oggi politico,economico e sociale fatto  “d’individualismo sfrenato, di odio, di violenza, di sonno della ragione, di frastuono assordante che sommerge il suono della campana.. avremo la dissoluzione della comunità cui apparteniamo”.  Ancora una volta noi abbiamo la fiducia che la speranza di cambiare in meglio sia un sogno reale. Sappiamo infatti che darci un futuro migliore è possibile. E’ possibile perché può venire ancora una volta dal sindacato confederale unito.

Da un sindacato che non si faccia “intimorire, bloccare, fuorviare dalle critiche,dalle obiezioni delle élites del potere economico-finanziario”. Da un sindacato che superi immediatamente le  diatribe interne e che porti a traguardo la sua storica piattaforma di un “lavoro per tutti”. Solo così il sindacato confederale potrà tornare ad essere quella bandiera cui nel secondo novecento si affidò la gente comune, la classe media dell‘Italia.  
Ivo Camerini

 
 
 
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