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Post N° 15
Post n°15 pubblicato il 20 Agosto 2008 da L_irrequieto
Tag: Casta, Cazzola, CGIL, corruzione, De Angelis, Del Turco, democrazia, Ferrovie, giustizia, Legalità, licenziamento, sicurezza, TAV CAZZOLA: LA CASTA E LA PLEBE? Tra le dichiarazione espresse nei confronti del ferroviere Dante De Angelis che aveva denunciato carenze di sicurezza nelle Ferrovie, vi è quella dell’Onorevole Giuliano Cazzola, vicepresidente della Commissione lavoro della Camera, eletto nel PDL, membro della Fondazione Italia USA ( come il Presidente delle Ferrovie Innocenzo Cipolletta) ed ha un passato nella CGIL (come l’Amministratore Delegato delle Ferrovie Mauro Moretti) dove arrivò ad essere Segretario Confederale. A RaiNews24 dichiara che "…Dante De Angelis trova tanti difensori - benché lo stesso sarebbe da tempo fuori dall'azienda se i vertici delle Ferrovie, due anni or sono, non si fossero indecorosamente arresi ai diktat sindacali"; sottolinea poi la differenza di trattamento che i sindacati hanno avuto per il De Angelis rispetto ai ferrovieri licenziati per la vicenda dei tesserini. Differenza di trattamento che mi pare evidente sta nelle colpe fondate dei ferrovieri a fronte di un allarme sicurezza lanciato dal De Angelis; i primi hanno certamente sbagliato ma fa riflettere la sanzione inflitta, il licenziamento per l’appunto, e la sua proporzionalità rispetto allo sbaglio commesso; basta immaginare cosa + successo in questi anni nel Parlamento Italiano per tutte le volte che i “pianisti” hanno votato per i parlamentari assenti; che sanzioni hanno ricevuto? Questo è l’esempio che i parlamentari danno agli italiani? Vero è che siamo il Paese dove si usa l’Esercito contro i tossici nelle strade e poi i parlamentari possono tirare coca e chi sa cos’altro senza che nessuno si possa permettere di “curiosare”, pena una bella querela. Ma il De Angelis non s’è fatto timbrare il tesserino, ha semplicemente lanciato l’allarme sicurezza e ciò non era solo un suo diritto come lavoratore ma un suo dovere e poco importa se «il Gruppo Ferrovie dello Stato ha investito, negli ultimi 4 anni, oltre 4,4 miliardi in tecnologie e sicurezza», perché i problemi possono nascere ugualmente e poi, per ciò che riguarda le “spese” perché quando si parla di Ferrovie si pensa anche allo scandalo delle famose “lenzuola d’oro” o ai costi di certi meccanismi della TAV denunciati da Ferdinando Imposimato. Poi non so se parlare di resa dell’azienda nella precedente riassunzione di De Angelis sia appropriato visto che il meccanismo al cui utilizzo si opponeva il De Angelis era stato condannato per pericolosità da 4 ASL e da un giudice. Si tratta comunque di una posizione personale che anche se non condivisibile va rispettata; però forte è il constrato tra l’immagine di un Cazzola ferreo coi lavoratori ed il Cazzola garantista con l’ex Presidente dell’Abruzzo Ottaviano Del Turco (e con un passato di segretario aggiunto nella CGIL) i Cazzola ha dichiarato a “Il Centro” che «Ottaviano avrebbe dovuto ottenere da subito i domiciliari. L'ho detto e lo ripeto. A un uomo di 65 anni, con dei problemi di salute, difficilmente si aprono le porte del carcere. E poi su che base? A incastrare Enzo Tortora fu un pentito, in questo caso ad accusare Del Turco sono le esternazioni di un imprenditore che potrebbe anche non dire la verità. Trovo che la linea dura adottata dai giudici sia discutibile». Va da sé che durante la conferenza stampa della procura di Pescara il Procuratore Capo Nicola Trifuoggi ha dichiarato che: "Abbiamo ritenuto, e siamo stati confortati dal Gip, che ci sono prove del pagamento di una barca di soldi, di una marea di soldi, circa 30 miliardi di vecchie lire, 15 milioni di euro che avrebbero potuto far funzionare l'ospedale di Pescara e tutti quelli abruzzesi, invece di arricchire qualcuno...". Come detto Cazzola esprime la sua posizione personale, legittima anche se non condivisibile, perché è con posizioni del genere che si alimenta la deriva del Paese verso la divisione sempre più netta tra “casta” e “plebe”, verso un Paese sempre più iniquo e quindi sempre meno democratico, verso uno Stato ferreamente giustizialista coi deboli (o forse sarebbe meglio dire “ingiustizialista”) e garantista coi forti. A margine di quanto detto, bisognerebbe anche riflettere sulle posizioni nella vicenda e sul mercato del lavoro in generale di alcuni ex esponenti ad alto livello della CGIL quali lo stesso Cazzola, l’AD delle Ferrovie Moretti e Pietro Ichino così come deve far riflettere l’atteggiamento molto soft della CGIL in un Paese dove non si arriva alla terza settimana, dove i lavori più in crescita sono le “massaggiatrici”, le “call girl”, gli accompagnatori e dintorni; dove non si riesce a capire quale sia la produttività dei lobbysti, dove si muore di lavoro quotidianamente e dove grazie anche al precariato, all’incertezza sul futuro si sta sostituendo la certezza della mancanza di futuro. Proprio sull’atteggiamento della CGIL sulla Legge Biagi, Renato Brunetta nel suo “Giù le mani dalla Legge Biagi” scrive: “La montagna dell’odio alla Legge Biagi ha prodotto il topolino del protocollo del 23 Luglio 2007. Senza pudore la CGIL accetta la conferma praticamente di tutto l’impianto della legge Biagi. Senza pudore e senza vergogna. Che schifo.” |
La sicurezza del potere si fonda sull'insicurezza dei cittadini
Leonardo Sciascia
Esiste “un rapporto diretto, e anche statisticamente significativo, fra reddito pro capite e livello dei diritti e della libertà politica.”
Jean-Paul Fitoussi - “La democrazia ed il mercato”
Costituzione della Repubblica Italiana
Art. 36.
"Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa..."
Forse, l’articolo 36 della Costituzione era stato pensato e scritto per evitare che redditi e salari da fame portassero ad una regressione della libertà politica e quindi della democrazia.
PREMESSE
OLIGARCHIA ITALIA
QUEI DEPUTATI IGNORANTI
(E SCELTI MALE)
“La colpa è di Fini. Non di Fini Giuseppe, Forza Italia, professione dirigente, convinto che il Darfur sia un frenetico stile di vita. Di Fini Gianfranco (An), e poi di Casini Pierferdi (Udc), Fassino Piero (Ds), Rutelli Francesco (Dl) e ovviamente di Berlusconi Silvio e Prodi Romano; più alcuni altri. Perché — ammissione di Goffredo Bettini, senatore Ds molto potente a Roma—la composizione di questo Parlamento è stata decisa da una ventina di persone. La riforma elettorale-proporzionale- berlusconiana ha aiutato parecchio; anzi è stata una tentazione. In cui i leader sono caduti stilando le liste; e molto peccando in omissione di selezione di personale politico decente. O almeno che segua il telegiornale. O anche che legga i giornali e qualche libro, guardi i tiggì, e pazienza se ogni tanto si fa una canna, o peggio….”
Tratto da::«Darfur? Sono cose fatte in fretta» - Corriere della Sera, 12 Ottobre 2006
LEZIONI DI STATO
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Inviato da: sthe
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