Creato da LorenaBianconi il 30/01/2008
Titolo liberamente tratto dall'opera omonima di Claude Lévi-Strauss, che identifica un particolare approccio alla ricerca, un certo modo di guardare l'Altro, l'Altro-da-sé, lontano nel tempo e nello spazio...
 

 

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Il divin porcello...

Post n°8 pubblicato il 09 Marzo 2008 da LorenaBianconi
 
Foto di LorenaBianconi

L’uso rituale del maiale nel mondo antico è attestato da una molteplicità di fonti. Molte sono le culture nell'ambito delle quali, a questo animale, da sempre  viene attribuita una forte carica simbolica, che suscitava sia forme di venerazione,  sacrificio e pasto comune, sia idee di assoluta repulsione ed evitamento. Queste espressioni contraddittorie potevano coesistere anche all’interno di una stessa comunità.

Ad esempio, gli Egizi detestavano i porci e se per disgrazia ne toccavano uno andavano immediatamente a tuffarsi nel Nilo; nessuno poi si doveva imparentare con i porcari, ai quali non era permesso nemmeno entrare nei templi. Allo stesso tempo però, sempre in Egitto, Nut, dea del cielo e madre eterna degli astri, era raffigurata in alcuni amuleti come una scrofa che allatta la sua prole, così come il maiale era animale sacro alla dea Iside. Fra i Greci, i Cretesi adoravano il maiale, mentre i Pitagorici si astenevano assolutamente dal cibarsene. Gli Ebrei al tempo di Giovenale non lo mangiavano perché credevano la sua carne troppo somigliante all’umana... 

In Etruria, in Grecia ed anche a Roma il sacrificio del maiale si verificava di solito in momenti molto delicati della vita sociale e individuale, quali ad esempio la stipulazione di alleanze tra regnanti e i matrimoni: “Romani, Etruschi e antichi Greci uccidevano la Porca nelle alleanze dei regi, ma anche i magnati di Etruria lo facevano, in principio delle loro nozze”. Virgilio nell’Eneide testimonia l’uso di sacrificare scrofe fin dall’epoca della fondazione di Roma, quando “I due re, [Romolo e Tito Tazio] interrotto il combattimento, appaiono ritti in piedi dinanzi all’altare di Giove, ancora in armi, con delle coppe in mano, e concludono la loro alleanza su una scrofa sacrificata”, e Festo conferma che “alla fine di una guerra immolavasi una porca nel far la pace”.

[...]

Se poi, per curiosità, volessimo cominciare a cercare nell’antica Grecia, troveremmo testimonianze molto interessanti in un rito legato al culto della dea Demetra, che aveva per protagonisti proprio dei maialini. Questo rito era in un certo senso il presupposto per lo svolgimento di una festa importantissima, celebrata ogni anno  nel mese di Panepsione (ottobre): le Tesmoforie. Non si sa con precisione in quale periodo dell’anno si svolgesse, le opinioni in merito sono contrastanti, è certo però che esso consisteva nel gettare alcuni maiali in voragini terrestri, grotte o burroni.

Questo rito è da ritenersi collegato ad un passo specifico del mito di Demetra, in cui si narra di come la dea, accortasi della scomparsa della figlia Core, rapita da Ade, re degli Inferi, cominciò a cercarla ovunque, fino a quando riuscì ad averne notizia da Trittolemo, un custode di bestiame. Egli le raccontò che mentre i suoi fratelli, il pastore Eumolpo e il porcaro Eubuleo, si trovavano nei campi a pascolare le loro bestie, 

“la terra all’improvviso si squarciò, inghiottendo i maiali di Eubuleo sotto i suoi stessi occhi. Poi, con un pesante tambureggiar di zoccoli, apparve un carro trainato da cavalli neri e sparì nella voragine. Il volto del guidatore del carro era invisibile, ma egli stringeva saldamente sotto il  braccio destro una fanciulla che lanciava alte strida”.

La fanciulla era evidentemente Core, ritratta nel momento in cui veniva rapita da Ade e trasportata nel mondo sotterraneo.

Il rito di cui si parlava pocanzi,  durante il quale i maiali venivano gettati in voragini della terra, sarebbe dunque da mettere in relazione con il sopracitato passo del mito di Demetra. Esso potrebbe infatti rappresentare l'attualizzazione rituale della caduta dei  maiali del porcaro Eubuleo, che piombano nell’abisso terrestre poco prima della discesa di Core all’oltretomba. Continua...

Tratto da

Lorena Bianconi, Alle origini della festa bolognese della porchetta. Ovvero San Bartolomeo e il cambio di stagione. Bologna, CLUEB, 2005, pp. 57-62, passim.

 

 
 
 
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Bolognese, laureata in Scienze dell'educazione, mi occupo di storia e cultura dell'alimentazione, tradizioni popolari e catalogazione museale.
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