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Per fortuna per lesbiche e gay c’è Verdini, che è più a sinistra di Bersani

Post n°81 pubblicato il 29 Febbraio 2016 da ltedesco1

 

Le unioni civili nella formulazione del maxiemendamento al disegno di legge Cirinnà, recentemente approvato al Senato, possono essere considerate una enormità. Ogni opinione, si sa, è legittima.

Meno legittime, meno intellettualmente oneste, ci sono sembrate le levate di scudi, i brividi di sdegno che hanno attraverso le falangi, raccogliticce e male assortite, dell’izquierda democratica nostrana.

Era infatti tutta la sinistra, ma proprio tutta, compresi Rifondazione comunista e Comunisti italiani, per non parlare ovviamente dei Democratici di Sinistra, poi Pd, impegnata a sostenere quel secondo governo Prodi che avrebbe partorito il disegno di legge contemplante i (ve li ricordate?) Dico, vale a dire i Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi, disegno di legge che ovviamente naufragò assieme a quel governo.

E quel disegno di legge non data mica a decenni fa ma a meno di dieci anni fa. Eravamo infatti nel febbraio del 2007. E cosa prevedeva, quel disegno di legge, cara la nostra armata dei Speranza e dei Bersani, già ministro di quel governo, novelli Brancaleone da Norcia e Abacuc? Forse la stepchild adoption? Macché. Perlomeno la pensione di reversibilità? Manco per idea. E di diritti di successione? Sì, dopo nove anni di convivenza. E allora? Allora meno male che esiste l'ex macellaio della Lunigiana, il monicelliano monaco Zenone, alias Denis Verdini, l’unico capace di traghettare quell’armata parolaia e inconcludente in Terra Santa.

 

 
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