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Back to earth and Sand

Post n°18 pubblicato il 22 Aprile 2006 da rockreed

Come già specificato nei precedenti non sono un essere molto abitudinario: spesso mi assento pure da me stesso e non vedo perchè non dovrei farlo dal mio blog o presunto tale....ad ogni modo poi ritorno in me, torno anche su questo spazio lanciato nelle connessioni ultraveloci per fare arrivare qualche pensiero che sia decisamente "lento", pacato, da digerire con calma, che dia adito magari a qualche spunto di riflessione (il che non significa necessariamente "impegnativo" o "decisivo sulle sorti dell'umanità"). Complice un fastidioso virus il vostro scrivano stasera è il ritiro forzato ma con un bell'arretrato alle spalle vi potrà raccontare le ultime vicissitudini/notizie attinenti al mondo spiritualmente stimolante della musica.

Sabato scorso (15 Aprile 2006 a.d.) ho assistito ad una chicca di concerto a ben 4 km da casa (premessa: voglio ringraziare la mia dolce metà per averlo sorbito controvoglia....cosa non si farebbe per amore!?). L'incredibile avviene al Calamita club dove un Gigante della scena indie USA approda solo soletto, privo della sua (forse) più famosa ed acclamata sezione ritmica: Howe Gelb, fondatore e deus ex machina dei Giant Sand, era in mezzo a noi! Ho sempre apprezzato le opere e la creatività-originalità-eclettismo di questo signore che si fa portatore di un suono desertico, perfetta colonna sonora per tramonti dal sole rosso o per albe da Grand Canyon. La sua voce sussurrata fa da contraltare a tanto fragore sbraitato dallo showbiz e la sua capacità di reinventarsi è davvero strabiliante cosìccome l'incredibile prolifica discografia che cresce a ritmi vertiginosi.

Arriviamo al locale per le 22,30 proprio mentre il sig.Gelb si sta allontanando in macchina con 3 accompagnatori; entriamo e il ragazzo alla biglietteria ci dice che il concerto non comincerà prima delle 24,00 perchè l'artista ha appena finito il soundcheck e deve cenare (:-O). Noi entriamo (io non pago neppure dato che sono sulla lista degli accrediti....very important person I suppose) e dopo aver ordinato la classica media chiara e un mojito (ma si prende sta roba prima di un concerto indie!?? Mah...le donne...) ci piazziamo in un tavolino davanti al palco. Soddisfatti della posizione ci guardiamo attorno constatando che il locale è carino, ben tenuto, ordinato, perfetta antitesi dei tanti locali sconosciuti che vivono soltanto sulla passione dei soci o proprietari (e si sa, la passione presto svanisce con la carenza degli incassi....ma questo è un altro discorso).

Il concerto inizia alle 23,30 con un gruppo spalla, i Sea of Cortez che fanno musica prettamente strumentale, un misto di elettronoise con chitarre, tastiere ed effetti: non hanno un grosso impatto sul pubblico, sulla mia metà e tantomeno su di me...trascurabili e un po' fastidiosi tutto sommato. Alle 24,15 sale sul palco l'uomo di sabbia di Tucson che si aggirava nei dintorni con il suo fedele cappello e una bottiglietta d'acqua. Appena prima dell'inizio mi passa vicino, lo fermo per due secondi e lo ringrazio per la sua musica: mi guarda stupito forse per il fatto di averlo riconosciuto e contraccambia con una salda stretta di mano, un sorriso timido e un "thank you". Inizia il suo show solitario alternandosi alla chitarra e tastiera, dialogando con il pubblico e divertendosi a sperimentare suoni differenti da una pianola Casio anni 80 amplificata e da una Roland con una miriade di effetti. Gelb pare divertito ed anche io lo sono perchè in quello sguardo severo che l'ha sempre contraddistinto noto una passione e una volontà di scoperta ancora intatta, come un giovanotto alle prime armi. Il concerto si snoda essenzialmente su un corpus di totale improvvisazione, da omaggi al re della indie music come Daniel Johnson a brani dal suo ultimo "Like You" a medley stravolti dalla voce profonda come l'omaggio al Johnny Cash di "Ring of Fire". Il tempo scivola via e dopo 90 minuti Mr.Gelb saluta e va al bancone del bar, dopo tutto una buona birra par essere ampiamente meritata!

Nota 1: la sezione ritmica dei Giant Sand sono Joey Burns e John Convertino alias Calexico.

P.S: Una cosa che mi ha colpito è la lunghezza e larghezza delle mani di Gelb quando ha stretto la mia! Ci credo che suona il piano con estrema facilità!

Nota 2: vi raccomando di visitare il sito dei Giant Sand (www.giantsand.com) sul quale troverete notizie sull'attività di Howe Gelb, del Gigante di Sabbia e dei progetti collaterali. Il sito rimanda pure al negozio online dove si possono acquistare cd, gadgets e cotillones. Vi raccomando "Chore of Enchantment" e "Like You". Inoltre in un link del sito http://www.giantsand.com/archive/index.html c'è il rimando all'archivio live della band e di Gelb: potrete scaricare "aggratiss" alcuni concerti interi in formato .flac (lossless per chi bazzica nel mondo dell'audiofilia) da convertire, masterizzare e ascoltare con summo gaudio! Per chi non ne avesse abbastanza esistono pure i bootlegs ufficiali compilati dal nostro uomo in persona con la supervisione e collaborazione di Jim Blackwood, fedele ingegnere del suono della band.

Nota 3: visitate anche il sito www.calamita.net per gli appuntamenti del club oppure, se amate la musica, le notizie su di essa, discussioni e recensioni, il sito molto ben fatto e curato www.kalporz.com

Currently listening to:
Howe Gelb "A quiet remote"
(from "Upside down home 2004 - year of the monkey" 2004)

 
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