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GRAZIE FRANCO SENSI
GRAZIE FRAANCO SENSI
la sera del 17 agosto e morto il nostro caro presidente Franco Sensi .
Lui che amava la roma e coloro che la tifano
Franco é stato l autore della rinascita romanista,andando molto spesso a superare il baget massimo che poteva cedere alla roma,donando cosi il 3° sospirato scudetto alla squadra giallorossa
E stato un grande uomo che a donato tutto alla sua squadra e la sempre appoggiata percio non lo dimenticheremo mai.
Questi sono alcuni pensieri che ti dedicano alcuni answer di yahoo
luca18: laziale ma cmq voglio rendere omaggio alla sua morte e quindi oltre a dire FORZA LAZIO dico FORZA SENSI!
dadde:GRAZIE DI TUTTO PRESIDENTE.... SARAI SEMPRE NEI NOSTRI CUORI!!!!
Totti capitano x sempre:non dimenticherò x tto quello ke ha fatto alla Roma.
AS ROMA FOREVER:lascio questo ricordo
a un grande presidente nonkè grande uomo ke ha dedicato la sua intera vita alla maglia giallorossa....e ke ha contribuito a far divenire questa squadra ancora pìu magica e bella da vedere un grande abbraccio
DAVIDE V:ranco Sensi ci mancherà perchè era davvero VERACE. Riposa in pace Franco, noi cercheremo di custodire i valori che ci hai insegnato. Forza Roma.
FRANCESCO T:Franco sensi nn ti scorderemo mai xkè oltre ad essere dispiaciuti noi romanisti lo è tutto il mondo del calcio ci mancherai grazie di tutto
STEFANO D:NN TI SCORDEREMO FACILMENTE!!
RICCARDO:Grazie Presidente
ALEX D:n grande presidente , con il quale la Roma ha ritrovato se stessa. un grande uomo , che mancherà a tutti gli sportivi
EDDY 93:o sono juventino per me franco è stato uno dei più grandi presidenti che abbiamo avuto nel calcio italiano ha preso una squadra che era sull'orlo del precipizio e l'ha portata nel giro di pochi anni a dei livelli grandissimi spero che adesso la sua famiglia continui il suo cammino per portare la roma sul tetto d'europa lo spero veramente perchè se lo merita CIAO FRANCO CI MANCHERAI TANTO!!!!!!!!!!!!!!!!!!
SHADOW:addio Maestro... sarà il silenzio a parlare... Grazie di tutto!!!
ora finisco con il mio pensiero
cascorap:ciao caro presidente che ci ai donato il cuore,l emozione,la gioia di dire grazie roma e di vivere con un sogno di avere un presidente che ama la roma come la ami tu e quando in cielo tiferai per la tua squadra noi ti ricorderemo nel nostro cuore per sempre.
grazie presidente
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Bruno Conti nasce a Nettuno, in provincia di Roma, il 13 Marzo del 1955. (come si vede nella foto) di bassa statura ma dotata di grande rapidità e di un grande tiro, Bruno esordisce in serie A, con la Roma, all'età di 19 anni, il 10 Febbraio del 1974 in Roma - Torino 0-0. Conti disputa in giallorosso 17 stagioni, intervallate da due annate al Genoa in serie B nel '75-'76 e '78-'79. Con la Roma di Niels Liedolm vince lo storico scudetto dell' 82-83. Ricca di soddisfazione è anche la carriera in Azzurro che conta 47 presenze e 5 gol (2 presenze anche nella squadra B). In Nazionale l'esordio è l'11 Ottobre 1980 in Lussemburgo - Italia 0-2, l'addio è invece 6 anni dopo il 17 Giugno 1986 in Italia - Francia 2-0. Campione del mondo del 1982, viene eletto il miglior giocatore di quella competizione durante la quale segna anche un bellissimo gol nelle fasi eliminatorie contro il Perù. Se l'Argentina aveva Mardona ed il Brasile Zico, l'Italia aveva Marazico.
Disputa anche il Mondiale di Messico '86 in cui però la Nazionale non brilla, al termine di quella competizione chiude la carriera Azzurra.
Bruno Conti si ritira dal calcio nel 1991 all'età di 36 anni con all'attivo una coppa del Mondo, uno scudetto e quattro coppa Italia.
Le sue 304 presenze in campionato sono inferiori numericamente solo a quelle di altri 4 calciatori: Losi, Santarini, Masetti e Totti.
E' sempre nella Roma che Bruno Conti comincia a svolgere l'attività di allenatore occupandosi delle formazioni giovanili.
Si aggiudica due campionati Allievi ed uno Giovanissimi.
A marzo del 2005, dopo tre sconfitte consecutive della Roma, viene chiamato a sostituire Del Neri che viene accantonato. Non avendo ancora il patentino (di prima categoria?) da allenatore, Conti va in panchina assieme ad Ezio Sella, "allenatore ufficiale".
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Centrocampista forte tecnicamente e fisicamente roccioso, faceva della visione di gioco abbinata alla potenza la sua arma vincente. In possesso di un tiro potentissimo, usava battere punizioni e rigori con una percentuale altissima di realizzazione. Non essendo molto veloce, sostituiva questa sua carenza con il senso della posizione in campo. Regista di assoluta classe, ha guidato in particolare Roma, Milan e Salernitana da assoluto leader di centrocampo.
Di Bartolomei nacque in una delle poverissime borgate romane, tra i caseggiati popolari in condizioni di sovraffollamento e miseria.
Crebbe come campione vicino a Tor Marancia, il quartiere nel sud di Roma in cui era nato, nell'Oratorio S. Filippo Neri allaGarbatella. Passò alla Roma giovanissimo, e si fece subito notare per la sua eccellente tecnica di gioco, entrando presto nella prima squadra della Roma, con cui vinse un titolo del campionato Primavera.
Nel 1972 (stagione 72/73), giocò la sua prima partita con la casacca giallorossa. L'anno seguente subì un grave infortunio al ginocchio, che lo mise fuori gioco per qualche tempo, e gli causò dolori lancinanti impedendogli persino di dormire per otto giorni consecutivi.
Nel 1975 andò in prestito al Vicenza, dove fece esperienza pronto a rientrare alla Roma per ricoprire un ruolo primario. Dalla stagione76/77 Agostino Di Bartolomei diventò titolare inamovibile della Roma, formando un team perfetto con il brasiliano Falcao.
Con l'avvento della presidenza di Dino Viola e con il ritorno di Nils Liedholm alla guida dei giallorossi, Di Bartolomei divenne il leader della squadra. Negli anni ottanta raggiunse l'ambito ruolo di capitano della Roma, spesso osannato dal pubblico che, in coro, usava acclamarlo con un ritornello presto diventato mitico: OHOOO Agostino Ago, Ago, Ago, Agostino gol....
Di Bartolomei era un capitano atipico, sempre molto educato e posato nelle sue discussioni con gli arbitri: quando discuteva una decisione o chiedeva chiarimenti, si presentava con le mani raccolte dietro la schiena, con un fare conciliante e mai aggressivo, al contrario di quanto avveniva e avviene per quasi tutti gli altri giocatori.
All'inizio della stagione 1982/83 Liedholm ebbe la strana idea di arretrarlo al ruolo di libero, lasciato vacante dalla partenza diMaurizio Turone. Nonostante le prime perplessità sia da parte del pubblico che dello stesso giocatore ed i primi fallimentari risultati sul campo, col tempo il nuovo ruolo mostrò i suoi esaltanti frutti grazie soprattutto alla presenza di Pietro Vierchowod che suppliva alla carenza di velocità di base dello stesso Agostino, con azioni di recupero difensive mai più viste in un campo di calcio.
Le doti di Di Bartolomei erano decantate da Liedholm, che ne apprezzava i "lanci lunghi e perfetti", la "corsa elegante con la testa sempre alta" e i "tiri tremendi".
Questa stagione lo vide conquistare lo scudetto e segnare 7 gol in campionato su 28 presenze, mentre la seguente, 1983/84, caratterizzata dalla sconfitta contro il Liverpool in finale di Coppa dei Campioni, fu l'ultima in giallorosso.
In totale Ago giocò con la Roma 308 gare (146 da capitano) segnando 66 gol. In 11 stagioni giallorosse conquistò anche tre Coppe Italia.
Tecnicamente parlando e dal punto di vista morale, dell'immagine, della lealtà e della sportività globale Agostino rimane un esempio indiscutibile del calcio italiano come pochi altri, ad esempio Gaetano Scirea.
Nella sua avventura romana ha ricevuto una sola espulsione, nella stagione 1978/79 contro la Juventus (gli venne sventolato il cartellino rosso insieme a Pietro Paolo Virdis), in cui segna però anche la rete della vittoria.
Nel 1984 venne inaspettatamente venduto per risanare le casse della società, complice l'arrivo del nuovo coach Sven Goran Eriksson: un mese dopo la sconfitta contro il Liverpool in finale di Coppa dei Campioni, giocò la sua ultima partita in maglia giallorossa nella finale di Coppa Italia vinta contro il Verona. I tifosi gli dedicarono uno striscione: "Ti hanno tolto la Roma ma non la tua curva". Si vociferò insistentemente di contrasti con Falcao, precipitati dal fatto che quest'ultimo si sarebbe rifiutato di tirare un rigore nella finale per una lesione di cartilagine.
Militò successivamente nelle file del Milan, e durante questo periodo, nel 1985 fu coinvolto nell'unico vero episodio di scorrettezza della sua carriera: l'attaccante romanista Graziani colpì duramente Di Bartolomei in un intervento, e la reazione di quest'ultimo unita alle intemperanze dei compagni (ed ex-compagni) di squadra trasformò la partita in una rissa. Nelle interviste del dopo-partita, l'ex-compagno Bruno Conti disse che Ago giocava "tranquillo, pulito, senza mai uscire dal campo sudato", un'ambiguità che colpì molto i sentimenti del giocatore. Ma evidentemente il giocatore si sentì tradito dal comportamento della sua ex-società. Con il Milan disputa tre ottime stagioni segnando, tra l'altro, un bellissimo gol in un derby indimenticabile per i colori rossoneri.
Nel 1987 il Milan entrò nell'Era Sacchi, e nella squadra del "modulo" sacchiano non c'era più spazio per un regista puro ma lento come Di Bartolomei (ormai trentaduenne). Venne ceduto alCesena; concluse la sua carriera nel 1990, nelle file della Salernitana, dove contribuì al raggiungimento della storica promozione in serie B dopo 24 anni di assenza.
Al termine della sua carriera calcistica, pur essendo stato sempre polemico con la vecchia dirigenza per la sua cessione, aspettò a lungo l'interessamento della Roma nei suoi confronti per iniziare una carriera dirigenziale nella squadra della sua città; interessamento che però non ci fu mai.
Fu anche opinionista per la RAI durante i mondiali di calcio nel 1990. Morì suicida il 30 maggio 1994 a S. Marco di Castellabate, un paesino della costa cilentana dove viveva, dopo essersi sparato un colpo di pistola al cuore a dieci anni esatti dalla finale di Coppa dei Campioni persa dalla Roma contro il Liverpool. Di Bartolomei pulì la sua Smith & Wesson calibro 38 con cura, poi si sparò dritto al cuore alle 10.50 del mattino, sul balcone della sua villa. L'intervento del figliastro che tentò di rianimarlo fu inutile.
I motivi del suicidio inizialmente ignoti - si parlò di alcuni investimenti andati male e l'apertura di una scuola calcio di poco successo - divennero chiari quando venne trovato un biglietto strappato in cui il calciatore spiegava i motivi del gesto: era in crisi economica, gli era appena stato rifiutato un prestito e si sentiva abbandonato dagli ex-compagni: "mi sento chiuso in un buco", scrisse [1].
Recentemente il Comune di Roma gli ha dedicato una strada, all'interno del parco comunale di Villa Lais (zona Appio Latino), insieme a un altro sfortunato giocatore capitolino, il lazialeLuciano Re Cecconi.
A San Marco di Castellabate, dove è morto, è stata fondata una scuola per giovani calciatori che porta il suo nome.
Alla vicenda sportiva e umana di Agostino è liberamente ispirata la storia di uno dei due protagonisti del film L'uomo in più di Paolo Sorrentino.
La canzone "La Leva calcistica del '68" di Francesco De Gregori non è dedicata a Bruno Conti, come alcuni sostengono erroneamente, ma ad Agostino Di Bartolomei.
Inoltre è a lui dedicata (ed è citato insieme a Marco Pantani e Luigi Tenco) la canzone di Antonello Venditti Tradimento e perdono contenuta nell'album Dalla pelle al cuore pubblicato nel 2007.
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Nonostante la stagione deludente della Roma, l'Aeroplanino mette a segno 18 reti. L'anno seguente, però, iniziano le incomprensioni con l'allenatore: con il miliardario acquisto di Gabriel Omar Batistuta infatti, la Roma sembra non voler più puntare su Top Gun (si ricorda ancora la polemica per l'assegnazione del numero 9, appartenente a Montella ma fortemente voluto da Batistuta), tanto che per tutto il girone d'andata Vincenzino non colleziona altro che panchine e sostituzioni, poiché Capello non vede di buon occhio il tandem Batistuta-Montella, e a quest'ultimo preferisce il meno offensivo Delvecchio. Nel girone di ritorno Montella è però protagonista e trascinatore della squadra e, nonostante le continue sostituzioni subite, si dimostra una pedina fondamentale nella conquista dello scudetto nel 2001, segnando gol importanti come in (Roma-Milan 1-1, Roma-Parma 3-1 e soprattutto Juventus-Roma 2-2) e arrivando a collezionare un bottino finale di 13 gol.
Nella stagione 2004/2005, nonostante la pessima prestazione della squadra, Montella si è confermato un'autentica macchina da gol, segnando ben 24 reti fra campionato e coppe. Il suo contratto è stato rinnovato fino al 2010.
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Una forza della natura, un talento vero.Fa il suo esordio da giovanissimo, il 25 marzo 1973 nel corso di un Milan-Roma.Precoce l'esordio ma ancora più repentino è il declino e non per suoi demeriti.Il 19 ottobre 1976, a ventidue anni appena compiuti, al centro sportivo delle Tre Fontane, in ritiro con la Nazionale Rocca si infortuna al ginocchio. Da quel momento inizia l'immeritata parabola discendente di 'Kavasaki'. Infortuni a catena che lo costringeranno all'abbandono a soli 28 anni.
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Inviato da: pluribannato_segato
il 01/10/2010 alle 17:26