Nel contesto della cultura occidentale ed europea moderna, la maschera cela l'identità, e consente a chi l'indossa di assumerne un'altra.
Mascherarsi consente di eludere il controllo inconscio, i freni inibitori della morale e delle credenze.
Questo aspetto lo ritroviamo nella maschera carnevalesca medioevale, indossando la quale gli individui potevano abbattere simbolicamente e momentaneamente le barriere sociali della ricchezza e dello status, dove con il pretesto ludico la propria identità era resa irriconoscibile, con l'identità si poteva giocare e divenire chiunque.
La maschera cela quindi l'identità anziché trasformarla o rafforzarla come avveniva nelle culture storiche precedenti.
Quando portiamo la maschera siamo un'altra persona, vogliamo e possiamo comportarci in modo diverso, siamo più liberi, meno responsabili.
L'epoca contemporanea ha elaborato una nuova dimensione: la maschera comportamentale.
Non abbiamo più bisogno di coprirci il volto con pelli o veli. Non abbiamo abbandonato, ma solo sostituito, gli strumenti atti a creare identità e lo abbiamo fatto con oggetti come occhiali, piercing, indumenti e accessori.
Oggi indossiamo più maschere in base all'occasione, rimuovendone una, se ne trova un'altra sottostante, così che comprendere l'identità originale è difficile.
La doppia identità trasforma la vita in un teatro nel quale è necessario recitare parti diverse per cavarsela. Chi non è in grado di recitare rischia di rimanere escluso.
Probabilmente la maschera è antica quanto l'uomo stesso. Non possiamo privarcene, pena l'incapacità di affrontare desideri repressi, paure, ipocrisie e diseguaglianze del nostro mondo.
Questa confluenza di significati tra persona e maschera sta ad indicare quanto sia antico il rapporto identità-maschera, sia come strumento di inganno e ipocrisia, sia come difesa o riscatto.
I greci chiamavano gli attori "hypocrites".
Pirandello ha efficacemente descritto come ognuno di noi si serva di diverse maschere per interagire con gli altri e persino con se stesso.
Di contro uno degli aforismi di Oscar Wilde recita: "L'uomo è poco se stesso quando parla in prima persona; dategli una maschera e vi dirà la verità".
Nella nostra società che favorisce la spersonalizzazione, la standardizzazione, lo sviluppo di una personalità di massa, il rischio di utilizzare maschere per liberarsi dell'aggressività latente che non trova sfogo nella gestione fisiologica ed educativa dei conflitti si fa sempre maggiore.
E sempre più grande è il rischio che questa aggressività venga incanalata in una identità-maschera di massa per essere strumentalizzata e guidata a fini non certo democratici o di sviluppo sociale.
Il sociologo Alessandro Pizzorno scrive: «quando l’identità personale ancorata al passato, dà all’io che decide una sempre minore sicurezza di essere riconosciuto dalle persone in mezzo alle quali egli deve agire, allora vengono ricercate identità nuove, basate su destini futuri in comune».
Insomma, bisogna cercare “some other kind of otherness”, indossare una nuova maschera e farsi riconoscere attraverso questa.