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(Gianfranco Fini)

 
 

 

 
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C'era una volta il Diritto...

Post n°32 pubblicato il 30 Gennaio 2008 da Verginello_71

Mi sono sempre piaciuti i film/telefilm che hanno come scenario l'aula di un tribunale. Il Diritto, in qualche modo, mi ha sempre affascinato. Accusa e difesa, obiezioni, prove, arringhe finali. Tra i film, uno di quelli che più mi è piaciuto è "Codice d'onore" (Cruise, Moore, Nicholson); tra le serie televisive "Law & order" e "The practice" (spero si scriva così). Detto questo, non sarei mai capace di fare il lavoro dell'avvocato. E non principalmente per mancanza di capacità o predisposizione (che sarebbero tutte da verificare), ma sopratutto per una questione di morale personale. O etica personale, se preferite. Ciò dovuto al fatto che, se è giusto e sacrosanto che una persona sia da considerarsi innocente fino a prova contraria, sono tra quelli che ritengono che NON TUTTI debbano/possano avere il diritto di essere difesi. Evito paragoni col nazismo (è difendibile Hitler? Himmler? Menghele?) giacchè non è di questo che voglio parlare, ed inoltre come esempio mi sembra troppo eccessivo, per poterlo riportare alla "normale casistica forense". Alcuni delitti ci stanno tempestando le orecchie da mesi e anni: Cogne, Perugia, Garlasco, Erba. Nel caso della Franzoni, pur ritenendomi nè innocentista nè colpevolista, è evidente che l'intera vicenda giudiziaria e processuale si sia dipanata tra una mole impressionante di "prove" e "indizi". Ma tutte circostanziali, indiziarie. Nessuna impronta digitale, nessuna arma del delitto, nessuna traccia di dna. Nulla. La Franzoni è stata condannata sulla base di plausibili ipotesi accusatorie, ma senza la minima prova oggettiva, concreta. Solo, appunto, circostanze e indizi. Alberto Stasi resta, al momento, l'unico indagato per l'omicidio di Garlasco. Molte discrepanze, alcune coincidenze oggettivamente sospette, poche prove molto interessanti dal punto di vista dei riscontri, ma non certe, non definitive. Stesso discorso per quanto riguarda l'omicidio di Perugia: un trio di possibili/probabili assassini, molte incongruenze, troppe omissioni. Ma nessuna prova certa, almeno al momento. Le indagini proseguono, vedremo gli sviluppi. Con un notevole sforzo di fantasia posso immaginare di essere l'avvocato della Franzoni: a livello professionale è di certo un caso intricato e quindi affascinante. Il rientro mediatico, poi, è a livelli altissimi. Nessuna prova, nessun indizio, nulla di concreto. Ma di fronte a prove schiaccianti, oggettive, inconfutabili, come nel caso degli assassini di Erba? Ho volutamente scelto di non chiamare in causa le confessioni, poichè (non sono così ingenuo) non è difficile estorcere una confessione a qualcuno. Psicologia, compromessi, ricatti. Magari pure qualche legnata. No, troppo facile così. I due assassini di Erba, sono colpevoli aldilà di ogni ragionevole dubbio. Lo erano già prima che confessassero; a dimostrarlo ci sono le numerose prove e riscontri oggettivi (una su tutte: le tracce del sangue di una delle vittime all'interno dell'auto di Olindo). Ebbene, persone così avrebbero il diritto di essere difese? Secondo me no, hanno solo il dovere di essere condannate. E di pagare. Non potrei mai, ipotizzando una mia carriera nell'avvocatura, difendere persone così. Non ci dormirei la notte, non riuscirei a guardarmi allo specchio. Mi sentirei con la coscienza sporca. Non tutti sono difendibili, questo è il mio parere in merito. E poco importa se questa cosa è alla base del Diritto per come lo inventarono i Greci (lo inventarono loro, mi par di ricordare), e per come lo intendiamo noi. I Greci non erano infallibili o superiori a noi in tutto. E i tempi sono cambiati. L'Uomo,  è cambiato.

 
 
 
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