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« SI DEVE ESPORRE LA PROPR...PER VIVERE MEGLIO »

IL BENE E IL MALE

Post n°285 pubblicato il 08 Gennaio 2016 da brasilianis
 

Il Bene e il Male

629 - Qual è la definizione della morale?

«La morale è la regola per vivere rettamente, cioè, per distinguere il bene dal

male. Essa è fondata sull’osservanza della legge di Dio. L’uomo vive

rettamente quando fa tutto per il bene di tutti».

630 - Come si può distinguere il bene dal male?

«Bene è tutto ciò che è conforme alla legge di Dio; male tutto ciò che le è

contrario. Per conseguenza, fare il bene è osservare la legge di Dio; fare il

male è violarla».

631 - Ha l’uomo in sé i mezzi per distinguere ciò che è bene da ciò che è

male?

«Sì, quando crede in Dio, e vuole seguire la virtù: Dio gli ha dato

l’intelligenza, per non deviare dal sentiero del bene».

632 - L’uomo, poiché soggetto ad errare, non può ingannarsi

nell’apprezzamento del bene e del male, credendo di far bene, quando invece

fa male?

«Gesù ve lo ha detto: Fate, o non fate agli altri ciò che vorreste che si facesse,

o non si facesse a voi. Osservate questo precetto, e non v’ingannerete».

633 - La regola del bene e del male, che potrebbe chiamarsi di reciprocità,

non si può applicare ai doveri personali dell’uomo verso se stesso. Può egli

trovare anche per questi una sicura guida nella legge naturale?

«Quando mangiate troppo, ne avete del male: è Dio, che vi dà la misura di

quanto vi è necessario. Oltrepassando questa misura, siete puniti. E così in

tutto. La legge naturale segna all’uomo i limiti dei suoi bisogni. Quando egli li

oltrepassa, va subito incontro al castigo. Se l’uomo ascoltasse in ogni cosa la

voce che gli grida: basta!, eviterebbe la maggior parte dei mali di cui accusa

la natura».

634 - Perché è nella natura delle cose il male morale? Non poteva Iddio

creare l’umanità in migliori condizioni?

«Ve lo abbiamo già detto: gli Spiriti furono creati semplici ed ignoranti (vedi

n. 113). Dio lascia all’uomo la scelta della via che deve seguire. Peggio per lui

se sceglie la cattiva, poiché il suo pellegrinaggio sarà più lungo. Se non ci

fossero montagne, l’uomo non potrebbe comprendere ciò che siano la salita e

la discesa, e se non ci fossero macigni, non capirebbe che ci sono dei corpi

duri. Così lo Spirito acquista esperienza, e impara a conoscere il bene ed il

male: ecco il perché dell’unione dello Spirito col corpo». (Vedi numero 119).

635 - I differenti stati sociali creano bisogni nuovi, che non sono eguali per

tutti gli uomini. Dunque la legge naturale non è una regola uniforme?

«I differenti stati sono nell’ordine di natura e secondo la legge del progresso.

Non rompono punto l’unità della legge naturale, che si applica a tutto».

Le condizioni d’esistenza dell’uomo cambiano coi tempi e coi

luoghi: ne risultano per lui bisogni differenti e stati sociali ad essi

appropriati. Ora, questa diversità, poiché è nell’ordine delle cose,

è conforme alla legge di Dio, la cui verità non ne resta

menomamente intaccata nel suo principio. Alla ragione tocca

distinguere i bisogni reali dai fittizi o di convenzione.

636 - Il bene ed il male sono assoluti per tutti gli uomini?

«La legge di Dio è identica per tutti; il bene è sempre bene, il male è sempre

male, qualunque sia la condizione dell’uomo; ma la differenza sta nel grado di

responsabilità e nella intenzione».

637 - Il selvaggio, che nutrendosi di carne umana cede al suo istinto, è

colpevole?

«Il male dipende tutto dalla volontà di farlo. L’uomo è tanto più colpevole,

quanto meglio sa quello che fa».

Le circostanze danno al bene ed al male una gravità relativa.

L’uomo commette spesso delle colpe le quali, benché conseguenze

della condizione in cui lo ha posto la società, non sono punto

meno riprovevoli: ma la sua colpevolezza è sempre in ragione

della conoscenza che egli ha del bene e del male. Quindi l’uomo

illuminato, che commette una semplice ingiustizia, è agli occhi di

Dio più colpevole dell’ignorante selvaggio, che si abbandona ai

propri istinti.

638 - Talora sembra che il male sia conseguenza della forza delle cose,

donde spesso la necessità nell’uomo di sopprimere il suo simile. Vi è anche in

questo caso trasgressione della legge di Dio?

«Il male non cessa di essere male, perché necessario; ma questa dura

necessità scompare col purificarsi dell’anima, passando da una in un’altra

esistenza: quando l’uomo commette il male, è tanto più responsabile, quanto

più lo comprende».

639 - Il male che commettiamo, non è sovente il prodotto della condizione

nella quale ci hanno messo altri uomini? E in tal caso, di chi è la colpa

maggiore?

«Il male ricade sopra colui che ne è stato la causa, e quindi l’uomo che vi è

trascinato dalla condizione in cui fu posto dai suoi simili, è meno colpevole di

loro, poiché ciascuno, non solo pagherà la pena del male che avrà fatto lui, ma

anche di quello che altri avrà commesso per sua colpa».

640 - Chi non fa il male, ma approfitta di quello fatto da un altro, è del pari

colpevole?

«Come se lo commettesse lui poiché approfittarne è lo stesso che parteciparvi.

Vero è che forse al punto di agire, se ne sarebbe astenuto; ma trovandolo

fatto, se ne avvantaggia: vuol dunque dire che lo approva, e che lo avrebbe

compiuto egli stesso, se avesse potuto, o se lo avesse osato».

641 - Il desiderio del male è tanto riprovevole quanto il male stesso?

«Secondo i casi: resistere volontariamente al desiderio del male, specialmente

quando si è nella possibilità di soddisfarlo, è virtù; non fare il male, solo

perché ne manca l’occasione è colpa».

642 - Basta non fare il male per essere grato a Dio ed assicurarsi la felicità

avvenire?

«No: occorre fare il bene nei limiti delle proprie forze, poiché ognuno renderà

conto del male che nascerà a causa del bene che egli avrà trascurato di

fare».

643 - Vi è qualcuno che, per la sua condizione, non sia nella possibilità di

fare del bene?

«No; l’egoista solo non ne trova mai occasione. Basta essere in contatto con

altri uomini per trovar modo di fare del bene, e ogni giorno della vita ne dà la

possibilità a chiunque non è accecato dall’egoismo, poiché fare il bene non

vuol dire soltanto esser caritatevole, ma anche rendersi utile secondo le

proprie forze, ogni volta che in qualunque modo se ne presenta a lui

l’occasione».

644 - L’ambiente, nel quale alcuni si trovano collocati, non è forse per loro

la prima causa di molti vizi e delitti?

«Sì; ma quella è appunto la prova scelta dallo Spirito nello stato di libertà: egli

ha voluto esporsi alla tentazione per avere il merito della resistenza».

645 - Quando l’uomo è in una certa maniera, immerso nell’atmosfera del

vizio, il male non diventa per lui una attrattiva quasi irresistibile?

«Attrattiva sì, irresistibile no, poiché in mezzo a quell’atmosfera viziosa

trovate non di rado grandi virtù. Queste virtù sono esercitate da Spiriti che

ebbero la forza di resistere, e nello stesso tempo la missione di esercitare una

benefica influenza sui loro simili».

646 - Il merito del bene che uno fa, è subordinato a condizioni? Vale a dire;

vi sono diversi gradi nel merito del bene?

«Il merito del bene sta nella difficoltà: non ne ha nessuno chi lo fa a suo

bell’agio senza il minimo sacrificio. Al povero, che divide con altri il suo tozzo

di pane, Dio dà una ricompensa molto maggiore che al ricco, il quale dà il

superfluo. Gesù lo disse quando parlò dell’obolo della vedova».

Estatto di "Il Libro degli Spiriti" di Allan Kardec, pubblicato in italiano da Casa del Nazareno Edizioni.www.casadelnazareno.it

 
 
 
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