Creato da pacilli.s3901 il 31/05/2013
 

Il risveglio di Eva

Conciliabilità delle diverse dottrine

 

 

Guarire da me stessa

Post n°24 pubblicato il 08 Agosto 2021 da pacilli.s3901

Guarire da me stessa. storia di una malattia autoimmune 
Se dovessi descrivervi la mia vita fino a qualche anno fa, 
immaginatevi il prototipo di ragazza di  bell'aspetto, con 
un'intelligenza superiore alla  media, interessata a tutti gli aspetti 
della vita, dal più futile a quello meramente esistenziale.   
Formazione professionale, lavoro e relazioni  sociali sono il 
fulcro di una quotidianità  sostanzialmente normale a cui l'asse 
delle incognite verso il futuro s'interseca a quello del  pieno 
controllo di se stessi, secondo il detto latino "Homo faber vitae 
sue". Ora che vi siete fatti un'idea della mia persona qualche anno 
fa, segnatevi questa data: 12 ottobre 2007. Fatto?
Non è trascorso poi tanto tempo, e seppur il quadro descrittivo di 
me rimane il medesimo, la connotazione che ne deriva ora 
assumerebbe un significato completamente diverso in funzione di  
un aspetto irrilevante fino a questa data: la salute.
E' sera, Roma ad autunno offre un clima  invidiabile, mite, decido 
per un aperitivo in centro con alcuni colleghi, un giro di bevute, 
qualche snack al sapore di gossip e sogni di vacanze e via si 
ritorna a casa, domani si lavora e questo per me è un periodo 
importante: mi è stato affidato il mio primo progetto in 
autonomia, tra una settimana ci sarà  l'evento e sarò io ad aprire e 
a chiudere i lavori (come si dice in gergo!). Non posso fallire, 
niente timidezze, incertezze, si punta dritto all'obiettivo! 
Dimenticavo, sono laureata in psicologia del lavoro e lavoro 
nell'ambito della Responsabilità Sociale d'Impresa.
E' mattina, e come ogni giorno, mi lascio cullare  dalla melodia 
della sveglia, mi piace svegliarmi ascoltando la musica classica e 
stamattina la stanza è inondata dalle dolci note di Vivaldi, mi alzo 
con calma e filo in bagno, apro l'armadio e passo allo screening le 
decine di camice, maglioncini, gonne, pantaloni, abiti e faccio 
qualche prova allo specchio. Dio, quanto sono vanitosa! 
E' mattina, venerdì 12 Ottobre, Vivaldi non suona stamattina, tutto 
intorno a me è silenzioso, anche il fruscio delle lenzuola è  
scomparso, provo a parlare, la mia voce è cupa, rimbomba come 
un eco...provo ad alzarmi dal letto e un capogiro mi fa 
sprofondare tra le coperte, senza un tonfo, senza un nulla di 
nulla....tutto tace, no aspetta, ora che mi rendo sempre più conto 
della situazione, un rumore di sottofondo c'è, ma da dove viene? 
Sembra un ruscello, lo scorrere dell'acqua sul letto di un fiume, 
anzi no, ascolto meglio, è cambiato, uno sciame di api, no magari 
il vento fuori, no...è sempre più forte e più si alza e meno riesco 
ad ascoltare la mia voce! 
E da qui inizia il mio viaggio, bagaglio alla mano e coraggio, mi 
avvio in un percorso sconosciuto, dentro e fuori di me. 
Qualcuno dice che non ci dobbiamo preoccupare delle buche, ma 
che bisogna godersi il viaggio! Come si fa a non condividere ciò, 
se proprio all'inizio del mio viaggio un illustre medico 
specializzato in ORL mi ha disilluso sul probabile recupero 
uditivo e non di meno sull'eventuale guarigione...
Mai un raffreddore, un'influenza, ed ora? Mi becco una malattia 
rara e perdipiù inguaribile? Io che di inguaribile menzionavo solo 
la "romantica" di Vasco, io che fino a qualche ora prima ridevo e 
scherzavo con gli amici, io che ero completamente assorbita da 
un lavoro che in poco tempo mi aveva dato grandi 
soddisfazioni...Io, cos'ero ora, IO? Una ragazza di ventisei anni 
che all'elegante andatura di un tempo lasciava spazio al passo 
incerto e tremolante di una bambina che inizia appena a muovere i 
primi passi, che fa difficoltà a comprendere le parole e le frasi 
più semplici, come se intorno a lei tutti dialogassero in tanti 
lingue ed idiomi diversi, incomprensibili, con vocaboli doppi, 
tripli, metallici, un frastuono di suoni e parole che non le 
appartenevano più. La sua vita ora girava unicamente intorno ad un 
paio vocaboli, semplici nella grammatica quanto complessi nel 
contenuto, tali da offuscare e cancellare tutto il resto: 
SINDROME DI COGAN.
Una malattia autoimmune che porta alla sordità  ed alla cecità  
completa entro pochi mesi dall'esordio, leggevo navigando tra le 
pagine di google, l'eziologia, ovvero le cause sono ad oggi 
sconosciute, continuando a scorrere la pagina on line, esiste solo 
una probabile cura, il cui esito è sconosciuto anche quello, mi 
trovavo infine a leggere in calce ad ogni estratto scientifico che 
trattasse di questa malattia. Ok, bene. All'opera, Claudia. Metti in 
atto tutte le tue skills di problem solving tanto celebrate a lavoro 
e trova una soluzione! In fondo c'è sempre una soluzione, no? 
Cercavo di ripetere a me stessa...
Ho studiato tanto da quel venerdì, sapete, ogni giorno mi studiavo 
articoli scientifici, portali di medicina in italia e all'estero, home 
page di professionisti ai quali mi rivolgevo e che prontamente non 
sapevano fornirmi una risposta ...e intanto avevo individuato - 
grazie ad un forum specifico e ad una compagna di viaggio - 
grazie Milena!!! - un centro a Parma che conosceva bene la mia 
malattia e che vantava l'uso di terapie innovative che promettevano 
degli ottimi risultati. 
Per 18 mesi ho sostenuto cure potentissime, chemio a basso 
dosaggio, immunosopprensori quotidianamente, flebo di 
cortisone settimanali, farmaci della nuova generazione di 
biologici, Endoxan, Metotrexate, Sandimmun Neoral e 
Rituximab erano ormai diventati vocaboli comuni di cui 
conoscevo a memoria ogni aspetto funzionale ed ogni effetto 
collaterale.
Il mio aspetto era cambiato, la tossicità  di ogni farmaco era 
sempre più evidente sulla mia pelle, sulle mie abitudini, ero 
sempre stanca, come appesantita e ciò nonostante, le mie 
condizioni di salute fluttuavano repentivamente, dei giorni mi 
sentivo bene con una soglia uditiva pressocchè accettabile quando 
improvvisamente cadevo nel silenzio fatta eccezione per i rumori 
che il mio orecchio interno produceva, gli acufeni. 
Anche il mio modo di essere era cambiato, cercavo di evitare 
continuamente il contatto con gli altri, avevo paura di non essere 
compresa fino in fondo, mi sentivo diversa, non avevo più nè la 
voglia nè la forza di fare discorsi futili e non, di brindare ad una 
serata con amici, di conoscere nuove persone. No, volevo stare da 
sola, solo in questo modo riuscivo a dimenticare per qualche 
attimo la mia situazione, sola nella mia stanza, con la mia anima e 
quella degli scrittori. I libri, la mia unica fonte di crescita. In 
fondo non scegliamo noi le persone con cui interagire? 
Stessa cosa - mi ripetevo - vale per con i libri, magari il dialogo 
assume una diversa forma, ma avviene comunque un confronto, 
uno scambio di conoscenze e, perchè no, anche una crescita. 
Nel contempo continuavano le mie ricerche nel mondo web, ora 
che sapevo di cosa si trattava, mi premeva il desiderio di sapere: 
perchè? come mai? 
Lo sapete che significa avere una malattia autoimmune? A seguito 
di un forte stress, con particolare riferimento alla sfera emotiva, 
il nostro sistema immunitario, noto per le sue funzioni di difesa 
del nostro corpo da agenti esterni, quali virus, batteri ecc, subisce 
un forte scossone ed impazzisce. E' risaputo in fondo che in 
genere chi attraversa un periodo di stress si ammala più spesso, 
insomma per farla breve, il sistema immunitario è pesantemente 
influenzato dal nostro ritmo di vita e, soprattutto, dallo spirito 
con cui attraversiamo tale difficile periodo. 
Il sistema immunitario pertanto si può indebolire o al contrario, 
come dimostrano recenti studi, aumentare le difese, ma in 
maniera sbagliata, ovvero andando a colpire non gli agenti esterni, 
ma gli organi del corpo stesso. Come??? E io che prendevo 
l'actimel ogni mattina per rinforzare le difese immunitarie, volete 
dirmi che ho creato un mostro che ora mi sta distruggendo??? 
Certo, la spiegazione medico scientifica sarà senz'altro più  
ampollosa, ma in parole povere...è proprio così. 
IO sto distruggendo me stessa, o meglio, una parte di me. Quale? 
L'udito. Mmmm...mi viene da pensare.Perchè? 
Ovviamente e soprattutto consciamente non mi verrebbe mai in 
mente un'autolesione del genere, ma chi mi dice che dentro di me, 
nella parte più recondita e sconosciuta di noi, in quello che 
solitamente definiamo "inconscio", IO voglia veramente questo? 
Accade qualcosa che all'esterno ci turba, ciò si ripercuote dentro 
di noi, perchè no? La nostra reazione è assolutamente normale, 
lecita, ci chiudiamo in noi stessi e quale migliore modo di farlo, 
se non evitare di sentire? Abbassiamo il volume, quindi. Anzi 
spegniamolo, Off. Così che nessuno o nient'altro possa più 
turbarci o costituire lo stressor che tanto ci ha danneggiate.
Del resto, lo sapevate che chi ha gravi patologie mentali, i pazzi 
insomma, non si ammalano nè di tumore nè di malattie 
autoimmuni? E che in genere, ritornando alla popolazione dei 
"sani", chi ha un atteggiamento aggressivo tende a sviluppare 
allergie, mentre chi ha un atteggiamento più introverso ha la 
tendenza a sviluppare tumori o malattie autoimmuni?? 
Non sono mica miei pensieri, queste affermazioni derivano da 
ricerche scientifiche. E non vi fanno pensare e collegare quello 
che ci è successo ad un probabile riflesso di quella che è la nostra 
psiche?? Anche gli antichi dicevano "mens sana in corpore sano" 
del resto...Ma la medicina allopatica, quella tradizionale, quella 
delle chemio per capirci, non affronta tutto ciò, guarda il sintomo, 
lo scinde dall'individuo e cosa fa? 
Combatte il sistema immunitario, distrugge alcuni linfociti e 
cerca di immunomodulare quelli giusti. 
In tutta verità  a me sembra una forzatura, a mio parere una cura 
dovrebbe avere come risultato il ritorno alla normalità ed il 
pensiero di fare immunosopprensori a vita non mi rende certo 
tranquilla. 
Quando nei mesi scorsi, ormai infelice abbonata di trenitalia, 
avevo occasione di stare molto frequentemente all'ospedale di 
Parma e avevo anche la fortuna di avere una soglia uditiva 
accettabile, ho avuto modo di fare interviste a campione qua e là  
tra i pazienti che come me erano là per i consueti cocktail di 
flebo tossiche. Lo sapete che alcuni di loro a stento sanno cosa si 
iniettano? Che ormai rassegnati effetuano la stessa terapia da anni, 
che dico, decenni? E lo sapete, aggiungo, cosa mi sono sentita 
dire dalle proff. in sede dell'ultimo incontro? Che i primi due anni 
necessitavo di una terapia d'attacco e che se le cose fossero 
andate bene avrei fatto una cura di mantenimento. Ohhhh???!!! 
Ma mica è una dieta dimagrante??? Secondo loro io avrei 
dovuto convivere per altri due terzi della mia vita (stimando 
un'età  centenaria..eheh) a forza di pane e immunosopprensori. 
E al rischio di infezioni? 
Gli antibiotici...Nessun accenno al ritorno alla normalità , al mio 
caro e vecchio sistema immunitario, che mi costringeva a fare 
alzare la temperatura del termometro con il termosifone per 
fingere pseudo influenze ai tempi della scuola, no, il ritorno alla 
normalità  non era contemplato. E senza discutere. 
Per rimanere al tema dei folli sopra citato, immaginate che il 
nostro sistema immunitario sia come un pazzo, uno che non 
ragiona insomma. Se ci affidiamo alle cure allopatiche e 
tradizionali, è come se lo legassimo, ben stretto sopra ad una 
sedia, in modo che non possa creare danni. Certo ogni tanto la 
corda cede, si slega e noi aumentiamo il numero dei nodi e lo 
rileghiamo stretto stretto, fermo là, non fare danni, ok? 
Tuttavia non mi sembra una soluzione definitiva, non credete? La 
corda dopo un po' di tempo comincia a creare effetti collaterali, 
chennesò danni alle articolazioni e quant'altro, ergo, cosa abbiamo 
risolto? Siamo in una spirale senza uscita. Ecco la realtà.
E se provassimo invece a farlo ragionare? 
Ci sono una gran quantità  di articoli dispersi nella rete che 
parlano di cure non convenzionali, omeopatia, omotossicologia, 
psico neuroendocrino immunopatia (PNEI)...e altrettanti articoli 
redatti da gente che si affida a queste cure dopo decenni di terapie 
tradizionali. E ne esce vincente, subito. 
Ora non pretendo di riformare il sistema sanitario nazionale, 
facciano quel che vogliono, ed è ovvio che il business per i malati 
come dire "convenzionali" è bello potente, ma vorrei portare la 
mia esperienza - come ripeto se ne sentono a centinaia nel web - 
a favore di queste cure, che sono tutt'altro che tossiche e 
soprattutto fanno riferimento a quelle che sono le caratteristiche 
di personalità  dell'individuo malato, ne contemplano la sfera 
emotiva insieme alla serie di disturbi che la malattia comporta. 
Terapie che hanno come protagonisti gli stessi componenti del 
nostro organismo, e nel caso del sistema immunitario, regolano 
soprattutto l'attività  delle citochine. Il loro ruolo biologico è  
caratterizzato dal coordinamento della risposta immunitaria ed 
infiammatoria, quali tessitrici appunto del network mmunologico. 
Agire sulle citochine consente quindi l'innesco di reazioni a 
catena che, per un effetto di potenziamento, agiscono come 
regolatori. Ovviamente non può esistere un protocollo 
standardizzato per il loro impiego, poichè la loro prescrizione 
dev'essere relativa allo studio fisiopatologico dei diversi 
mediatori immunologici, nonchè alla storia clinica individuale. 
La terapia che sto seguendo da circa due mesi contempla i 
seguenti farmaci di Immunologia Omeopatica:
· BDNF (Brain Derived Neurothropic Factor - ricombinante 
umano) Neurotrofina agente sui neuroni danneggiati durante lo 
sviluppo in seguito a lesioni;
· NGF (Nervous Growth Factor) Degenerazione del tessuto 
nervoso. Patologie del Sistema Nervoso. Sclerosi multipla; (per 
intenderci quello che ha dato il premio nobel alla montalcini...)
· NT 4 (Neorotrophin 4) Neurotrofina agente sui neuroni 
danneggiati durante lo sviluppo in seguito lesioni;
· TNF (Tumor Necrosis Factor) Attività  antibatterica ed 
antitumorale. Chemiotassi su monociti e macrofagi.
     Ed inoltre, una serie di farmaci la cui composizione è la stessa 
del nostro DNA con acido nucleico, citochine, anticorpi 
monoclonali (i quali "cloni" sintetici sono alla base della nuova 
generazione di biologici), proteine della Immunovanda diluite a 
dosi infinitesimali (questo credo alla base dell'omotossicologia) 
i quali consentono di effettuare una immunomodulazione grazie 
all'impiego di dinamizzazioni progressivamente decrescenti o 
crescenti; in particolare è possibile stimolare il sistema 
immunitario (esempio in cancerologia) utilizzando 
dinamizzazioni progressivamente decrescenti delle molecole 
immunomodulanti; oppure frenare il sistema immunitario 
(esempio in caso di malattie autoimmuni) utilizzando 
dinamizzazioni progressivamente crescenti. 
Ovvero nel nostro caso. 
Vorrei concludere affermando che non nego il valore del 
progresso scientifico, bensì le modalità  con cui viene applicato 
al target di riferimento: la popolazione dei bisognosi di cure. 
Sono fermamente convinta nell'imminente ri-conciliazione tra 
mente e corpo, tra psiche e soma, comprendendo il risvolto 
simbolico della patologia quale primo passo per superarla. 
Il medico che mi sta seguendo ora - e sono felice di darvi i 
riferimenti qualora me li chiedeste - mi dice spesso "La malattia 
rende onesti poichè, come espressione di un disagio dell'Anima 
(Psiche), non accetta compromessi, sotterfugi o deleghe. Il 
potere della malattia è inversamente proporzionale alla sua 
accettazione." Accettare per essere più consapevoli, perchè 
nulla succede a caso...l'apparente abbandono è propedeutico alla 
riappropriazione della nostra identità : il medico può curare, non 
sempre guarire. Riflettiamo insieme su alcune considerazioni per 
divenire, pur senza presunzione, terapeuti di noi stessi:
* Il germe è nulla, il terreno è tutto. * 
Mente-corpo sono inseparabili. * La malattia rende onesti.

La destinazione del mio viaggio non è altro che l'epilogo di questa 
riflessione: accettare la malattia, dialogare con lei, non 
considerarla un aspetto estraneo da eliminare, al contrario di 
come interagisce la medicina tradizionale. 
Viverne le conseguenze e comprenderne il significato, solo in 
questo modo potrò raggiungere la fine del mio viaggio interiore e 
riscoprire tutto ciò che di bello può darmi la vita alla luce di una 
nuova prospettiva: quella di me!

 
 
 

La Morte non esiste

Post n°23 pubblicato il 21 Dicembre 2016 da pacilli.s3901

Dai bosoni che animano la vita alla "Inesistenza della morte"
2.63. Secondo l'Astrofisica Giuliana Conforto, CONSAPEVOLEZZA e
COSCIENZA sono due diverse abilità: la prima è sapere, la seconda è
sentire. La Coscienza è in sintonia con la Forza debole, mediata dai bosoni W e Z, la quale Forza debole anima la Vita, la risorsa infinita che non si vede ma si sente, come l'Amore, il bisogno di un mondo sano, bello, giusto per tutti. Per affermare che "La Morte non esiste", prima
di ogni cosa dobbiamo cercare di dare una corretta interpretazione della "Forza nucleare debole" che, secondo il prof. Vittorio Marchi, è l' unica forza che muove il cuore delle stelle e commuove quello dell' uomo. E' impropriamente chiamata debole perché sfugge all' analisi degli strumenti scientifici, mentre è rivelatrice per il sistema neurocerebrale umano. Trasmette emozione (emo=sangue + azione). Unisce il visibile all'invisibile. Queste riflessioni conducono a considerare che nell'Universo, manifestazione dell'Energia Originaria, tutto è vita e fermento e tutto ciò che vi è presente è "cosa viva", quindi in esso non esiste la morte. Dunque, la morte non esiste nemmeno per l'essere umano. Quando avviene questo evento, accade che le espressioni di energia che costituiscono la persona si scindono. La materia, energia densa che costituisce il corpo, continua ad esistere come materia, l'anima, energia sottile, continua ad esistere come energia intelligente essendo quella stessa energia che forniva al corpo le istruzioni e i sentimenti che la persona attribuiva, nella sua inconsapevolezza, al cervello e al cuore. Tutto ciò è molto riduttivo per affermare che "La Morte non esiste", ma è abbastanza per stimolare il desiderio della conoscenza.

 
 
 

Anatomia di una lettera - Centro di Naturopatia Applicata

Post n°22 pubblicato il 12 Dicembre 2013 da pacilli.s3901
Foto di pacilli.s3901

STUDIO DELLA LETTERA DI VICENTE FERRER
Vicente Ferrer, leader umanitario e spirituale, è nato a Barcellona, in Spagna il 9 aprile 1920, da una famiglia di mercanti e morto ad Anantapur (India) il 19 Giugno 2009, all'età di 89 anni. 
Durante la guerra civile ha partecipato come membro di una brigata comunista; trascorse due mesi in un campo di concentramento in Galizia ; ha iniziato i suoi studi di diritto a 
Barcellona nel 1941 e nel 1944 , dopo aver completato tre anni di legge è entrato nella Compagnia di Gesù, con la speranza di realizzare il suo più grande desiderio, spinto dalla vocazione di "aiutare gli altri". Nel 1952, arriva a Mumbai (India) come missionario gesuita 
per completare la sua formazione spirituale, si unisce agli altri gesuiti allo scopo di evangelizzare. Successivamente, dedica la sua vita a lavorare per porre fine alle sofferenze dei più poveri del paese. Purtroppo, il suo impegno solleva molti sospetti tra i leader, che lo vedono come una minaccia ai loro interessi fino a ricevere un ordine di espulsione dal paese. Più di 30.000 agricoltori, supportati da un elite intellettuale, politica e religiosa indiana, si mobilitano in una marcia di 250 km da Manmad a Mumbai, per protestare contro il provvedimento di espulsione. L'allora primo ministro indiano Indira Gandhi, riconoscendo 
il duro lavoro di Ferrer, dispone a mezzo della posta salomonica questo telegramma: "Padre Vicente Ferrer andrà all'estero per una breve pausa e verrà accolto di nuovo in India."
Nel 1968, Vicente lascia l'India per la Spagna. Tre mesi dopo avere ottenuto di nuovo il visto, grazie all'interessamento personale di Indira Ghandi, si reca in Anantapur (Andhra Pradesh). All'arrivo nella regione arida, una delle più povere del paese, riprende la sua lotta per aiutare le persone svantaggiate. Nel 1970 lascia la Compagnia di Gesù e insieme alla donna 
che diventerà sua moglie pochi mesi dopo, Anne Perry, costituisce la Fondazione Vicente Ferrer. 

L' articolo oggetto dell'analisi è scritto con la penna , questo orienta lo studio nei termini di spessore e pressione; tenendo conto della valutazione spaziale delle lettere che compongono il documento. Ricordando la teoria di Max Pulver sul simbolismo dello spazio: " le cinque aree si basano , Medio , Superiore , Inferiore , Sinistra e Destra " notiamo che la scrittura è molto pulita, con buoni margini , dimensione equilibrata e questo indica un parallelo con la sua vita (coerenza). 

La parte superiore della scrittura è più grande rispetto al corpo centrale e alla parte inferiore; ossia la parte cosciente (Super Io) è molto spirituale , con un alto livello intellettuale , è idealista , con una certa fantasia e capacità di comandare o dirigere . Il corpo della lettera è interconnesso , come un piccolo serpente che si muove tranquillamente avanti: fermezza di 
carattere, disposizione a lottare per il rionfo della propria volontà. Slancio orizzontale per resistere e respingere l'avversario. Rappresenta l'IO; simboleggia il presente emotivo e sociale, tuttavia con un procedere nervoso. Temperamento energico, vitale, noto per la sua energia mentale e nervosa, capacità di azione e lavoro.La parte inferiore, che parla dell'inconscio , è meno sviluppata , si concentra sulla materia, nel senso di soddisfare le esigenze funzionali , la mobilità , il denaro , la sessualità , nel rispetto dei bisogni fondamentali.

Mantiene un certo attaccamento al fianco (margini della scrittura) , fondamentalmente l'immagine della madre , il passato , l'infanzia ... il che dimostra di non dimenticare il suo passato, le sue radici e l'educazione che gli è stata impartita da bambino e che rappresenta la sua guida da adulto.
( lettere N e M ) il tocco di recedere dalla loro normale forma (l'altezza dei piedini diminuisce col progredire della scrittura fino a troncarne l'ultimo piedino) sta per "veloce, rapido, 
fuggire..." desiderio di finire in fretta ciò che ha cominciato...

Fluida, scrittura che procede senza arresti, nonostante qualche inceppamento. Segno accidentale dell'intelletto e della volontà, secondo Moretti. Capacità di rialzarsi dopo una rovinosa caduta. 

Facilmente vincitore nella lotta oratoria. Benchè non di belle forme, Vicente riesce ad essere amabile e a suscitare la simpatia altrui e a crescere il dispetto di coloro che da ciò venissero 
danneggiati. "Fluida e affettività spontanea, spinta che lo trasporta verso altri in una effusione di gioia e di sacrificio per mezzo della simpatia (moretti, T.329)" Si connette senza sforzo con le personalità altrui, ne comprende la necessità, i bisogni. Segno di adattamento all'ambiente e alle situazioni. Personalità basata sulla ponderazione (larga tra parole) anche se non sempre lucida (larghezze non omogenee, qualche stentatezza). La forma della V di "Vicente" allargata fino all'esarperazione, fino a farla diventare lettera minuscola nel senso di mettersi al piano degli umili come per aprirsi all'altro, per stringere la mano all'altro. La F iniziale del cognome, chiara, definita, si eleva a formare una fascia protettiva spinta in avanti da forze invisibili 
a proteggere il ricordo della famiglia, i bambini, le persone indifese, gli impotenti. 
Ciò che si riflette in tutta la scrittuta è la grande solidarietà e l'eccessivo idealismo che rischia di far perdere la realtà delle situazioni, ma che, come un palloncino, si sgonfia per tornare alla realtà quotidiana (inceppamento, qualche stentatezza..)
- Bibliografia: Escola de Postgrau - Universitat Autònoma de Barcelona Montserrat Martorell i Clotas
 
 
 

I due individui

Post n°21 pubblicato il 12 Dicembre 2013 da pacilli.s3901

E' l'alba della psiche umana: l'individuo dx ha esperienza del se', l'individuo sx ha solo quella della realta' esterna che crede essere stata costruita essenzialmente solo per lui. 
Alcuni colgono l'attimo migliore; sanno che la felicità dipende da come guardano le cose, dalla presa di posizione nei confronti della realtà che li circonda (anche se alle volte ostile e non facile a cambiarsi). 
Altri invece hanno sempre sensazioni che la vita non va per il meglio, sono insoddisfatti del mondo nel suo complesso (sono i pessimisti e i cinici, o operano a "spinta") 
Il primo sa che e' lui che deve cambiare, controlla le emozioni, gli istinti animali, dá peso e valore all' esplorazione e poi alla riflessione, analizza l'effettivo rapporto che lui ha con la realta' del mondo e dei suoi simili;
il secondo ha e conserverá fino ai nostri giorni, senza migliorarsi, le ostilita' verso il mondo e gli individui che lo circondano. (costui non conosce l'appagamento, vuole sempre tutto, ottiene anche tutto, ma è sempre insoddisfatto). 
SONO GLI INCONTENTABILI. HANNO TUTTO MA SI MUOVONO PER AVERE SEMPRE DI PIU'. (come uno scoiattolo), mettono via tante nocciole che non mangeranno mai, tanti miliardi che non spenderanno mai, ma loro non possono stare fermi, e girano sempre "la ruota". Per quei miseri mille mesi che sono ospiti su questa terra.
Inizialmente e arcaicamente con i beni sopravvivevano meglio, poi costoro hanno preso il gusto di portare via agli altri quello che, per loro è un falso appagamento, pura illusione di sentirsi più forti, spesso quasi immortali. Non hanno delle grandi necessità materiali, hanno perfino il superfluo, eppure spesso solo la rapina li appaga. 
ED ECCO DA UNA PARTE I FELICI CHE RALLEGRANO IL MONDO, LO MIGLIORANO, LO "CREANO", DALL'ALTRA I CINICI, APATICI, ABULICI, INQUIETI, ANSIOSI, COLLERICI, EGOISTI, IPOCRITI.... ..I MALATI DEL COSMO, E SONO QUELLI CHE LO "SCIACALLANO".!
OSSERVATE IL CINICO, L'EGOISTA; IL MONDO GLI APPARTIENE, E' SUO, LUI NON SI INTERROGA, PRENDE CIO' CHE VUOLE, NON RISPETTA CHI E' ETICO, CHI SI E' DATO NORME MORALI SOCIALI E PERSONALI, SPESSO ANCHE NEI SUOI CONFRONTI
QUEST' ETICO RIUSCIRA' PERSINO A COMPRENDERLO, A PERDONARE E AIUTARLO. NASCE LA SOLIDARIETA' UMANA VERSO CHI DALLA NATURA HA AVUTO COSI' POCO (in questi "cinici" sono appunto assenti le emozioni)

 
 
 

Eclettismo: divagazioni sull'arte

Post n°20 pubblicato il 05 Novembre 2013 da pacilli.s3901

Leonardo da Vinci
Trattato della Pittura
1. Se la pittura è scienza o no.
Scienza è detto quel discorso mentale il quale ha origine da' suoi ultimi principî, de' quali in natura null'altra cosa si può trovare che sia parte di essa scienza, come nella quantità continua, cioè
la scienza di geometria, la quale, cominciando dalla superficie de' corpi, si trova avere origine nella linea, termine di essa superficie; ed in questo non restiamo satisfatti, perché noi conosciamo la linea aver termine nel punto, ed il punto esser quello del quale null'altra cosa può esser minore. Adunque il punto è il primo principio della geometria; e niuna altra cosa può essere né in natura, né in mente umana, che possa dare principio al punto. Perché se tu dirai nel contatto fatto sopra una superficie
da un'ultima acuità della punta dello stile, quello essere creazione del punto, questo non è vero; ma diremo questo tale contatto essere una superficie che circonda il suo mezzo, ed in esso mezzo è la residenza del punto, e tal punto non è della materia di essa superficie, né lui, né tutti i punti dell'universo sono in potenza ancorché sieno uniti, né, dato che si potessero unire, comporrebbero parte alcuna d'una superficie. E dato che tu t'immaginassi un tutto essere composto da mille punti,
qui dividendo alcuna parte da essa quantità di mille, si può dire molto bene che tal parte sia eguale al suo tutto. E questo si prova con lo zero ovver nulla, cioè la decima figura dell'aritmetica, per la quale si figura un O per esso nullo; il quale, posto dopo la unità, le farà dire dieci, e se ne porrai due dopo tale unità, dirà cento, e cosí infinitamente crescerà sempre dieci volte il numero dov'esso si aggiunge; e lui in sé non vale altro che nulla, e tutti i nulli dell'universo sono eguali ad un sol nulla in quanto alla loro sostanza e valore. Nessuna umana investigazione si può dimandare vera scienza, se essa non passa per le matematiche dimostrazioni; e se tu dirai che le scienze, che principiano e finiscono nella mente, abbiano verità, questo non si concede, ma si nega per molte ragioni; e prima, che in tali discorsi mentali non accade esperienza, senza la quale nulla dà di sé certezza. 

 
 
 
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