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Missionari francescani del Rosario

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CHI SIAMO

 

L’ Associazione Secolare “Missionari Francescani del Rosario” si è riunita per la prima volta nel 2009 presso l’ospedale civile di Caserta. Si desiderava dar vita ad un’associazione di laici che vivesse nel mondo la missionarietà propria che scaturisce dal Battesimo, nella semplicità francescana, evangelizzando attraverso la preghiera del Rosario. Primo assistente spirituale dell'associazione è fra Rosario Perucatti ofmcap, ex cappellano dello stesso ospedale. Fra Rosario ha riunito intorno a sé volontarie e volontari ai quali ha dato mandato di recitare il santo Rosario della Madonna di Pompei insieme agli ammalati e ai loro familiari nella sala di attesa della rianimazione e nei vari reparti dell’Ospedale. Lo stesso fra Rosario ha poi dato vita ad una catechesi mariana, attraverso la Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II, “Rosarium Virginis Mariae”, cui tutti erano chiamati a partecipare per acquisire una maggiore conoscenza del Rosario. Alla Missionaria dell’Immacolata Padre Kolbe Lucia Corcella, poi, è stata affidata una ulteriore catechesi sul valore ed il significato della missionarietà. È nata, infine, la tradizione di Solennizzare la festa della Madonna del Rosario il 7 ottobre: durante la Celebrazione Eucaristica, viene consegnato il mandato missionario a coloro che entrano a tutti gli effetti nell’Associazione. Oggi, l'“Associazione Secolare missionari francescani del Rosario”, nata dallo spontaneo desiderio di portare la parola di Dio ai fratelli, ha raggiunto una sua forma statutaria e continua ad operare anche al di fuori dell’ospedale e si offre a quanti sentono il desiderio di pregare.

 

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IL VANGELO

Post n°434 pubblicato il 03 Aprile 2014 da mfr_caserta

Dal Vangelo secondo Giovanni 5,31-47.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: « Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera;
ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace.
Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità.
Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi.
Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto,
e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza.
Ma voi non volete venire a me per avere la vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini.
Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio.
Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste.
E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?
Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è gia chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza.
Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto.
Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole? »


Commento al Vangelo

Non c'è peggior sordo di chi non vuol capire: il brano evangelico di oggi si potrebbe sintetizzare con questo detto popolare. Le parole che pronuncia Gesù sono una chiara riposta alle provocazioni dei capi del popolo e dei sacerdoti che fanno di tutto per coglierlo in contraddizione e dimostrare la sua eterodossia e la sua blasfemia, quindi per condannarlo. Il registro apologetico non è quello che ci appare più connaturato a Gesù, pecora muta davanti a chi la tosa, ma è un estremo tentativo di salvare le persone che ha di fronte ("vi dico queste cose perché possiate salvarvi"), ponendosi sul loro piano e utilizzando il loro modo di ragionare per condurle a comprendere l'opera che il Padre sta compiendo.
Prende come testimone Giovanni il Battista, persona tenuta in considerazione anche dalle alte sfere religiose, tanto che anche i farisei e i sadducei erano andati a farsi battezzare da lui nel Giordano. Giovanni aveva esplicitamente indicato Gesù come colui che doveva venire, togliendo i riflettori da sé e puntandoli su di lui. Ma quella lampada che arde e risplende non era stata capace di rallegrare il cuore che per un breve tempo.
Allora chiama a testimonianza il Padre, che lo ha inviato e gli ha dato il potere di compiere opere al di là di ogni capacità umana. Molti uomini hanno potuto vederle e hanno potuto ascoltare le parole di Gesù, ma per la loro incredulità non hanno saputo riconoscere in esse la voce e il volto del Padre.
La parola "incredulità" non sta a significare il rifiuto delle pratiche religiose o la negazione dell'esistenza di una divinità. Come vi sono nel mondo tanti "atei devoti", vi sono tanti "devoti atei", che senza fare professione di una fede rivelata vivono in pace con il prossimo, mettono in pratica idee di giustizia e impegno per gli altri. Non dicono "Signore, Signore", ma fanno la volontà del Padre e li troveremo con sorpresa davanti a noi all'entrata del Regno dei Cieli.
L'incredulità è piuttosto l'atteggiamento di coloro che prendono se stessi come assoluto, che si ritengono autosufficienti, che scrutano le Scritture per far dire ad esse quello che desiderano e non quello che desidera Dio

 

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