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OBAMA E L'AFRICA, UN EROE PER CASO?

Post n°120 pubblicato il 11 Luglio 2009 da servoarbitrio

L'EROE OBAMA
«Yes, you can». L’Africa deve e può vincere la sua battaglia contro la povertà, la malattia, la corruzione, le guerre intestine perchè «il suo futuro è nelle mani degli africani». È questo il messaggio che Barack Obama manda da Accra a tutto il continente africano, attualizzando per la terra di suo padre lo slogan di speranza, opportunità e responsbailità che lo ha portato alla Casa Bianca.

Dopo la Russia, il G8 all’Aquila e un incontro con il Papa in Vaticano, Barack Obama è arrivato in Ghana, per la prima visita ufficiale della sua presidenza in Africa subsahariana. «Voi avete il potere di chiamare alle loro responsabilità i vostri governanti e costruire istituzioni che siano al servizio del popolo», ha detto il presidente americano che, nel discorso pronunciato al Parlamento ha affermato che «l’Africa non ha bisogno di uomini forti ma di istituzioni forti». «Potete sconfiggere la malattia, mettere fine ai conflitti e cambiare tutto dal basso verso l’alto: potete farlo, "yes you can", perchè in questo momento la storia sta voltando pagina», ha continuato rivolgendosi in particolare ai giovani che «in paesi come l’Africa costituiscono oltre la metà della popolazione».

«Queste cose possono essere fatte solo se vi assumete la responsabilità del vostro futuro - ha aggiunto - non sarà facile, sarà necessario tempo e sforzo, ci saranno sofferenze e sconfitte. Ma vi posso promettere una cosa: l’America sarà sempre con voi, come partner, come amica». È stato tutto improntato al richiamo alla responsabilità il discorso di Obama, argomento centrale da anni nella politica africana di Washington, ma con la forza e la passione che solo il primo presidente afroamericano della storia poteva dare: «Il futuro dell’Africa è nelle mani degli africani - ha esordito Obama - e lo dico ben conscio del tragico passato che ha perseguitato questa parte del mondo: ho sangue africano, e la storia stessa della mia famiglia comprende sia le tragedie che i trionfi della più ampia storia africana. Obama non esita ad elencare le colpe dell’Occidente: «confini geografici coloniali che non hanno senso», «un atteggiamento paternalista che non fa considerare l’Africa un partner».

Ma anche quelle degli attuali governi africani: «L’Occidente non è responsabile della distruzione dell’economia dello Zimbabwe nell’ultimo decennio o di guerra dove i bambini vengono costretti a fare i soldati» ha affermato indicando nella macanza di democrazia, nelle dittature, nella corruzione, nelle lotte tribali gli elementi che frenano il futuro dell’Africa. «Lo sviluppo dipende dal buon governo - ha detto - questo è un ingrediente che da troppo tempo manca in troppi luoghi: questo deve cambiare se vogliamo sbloccare il potenziale dell’Africa e questa responsabilità può essere assolta solo dagli africani». Obama boccia così ancora una volta la dottrina dell’esportazione della democrazia - «la verità essenziale della democrazia è che ogni paese determina il proprio destino» - ma assicura «maggiore aiuto» ad individui ed istituzioni che si battono per rafforzare democrazia e stato di diritto in Africa. E promette che Washington «darà una maggiore attenzione alla corruzione nei nostri rapporti sui diritti umani: tutti hanno il diritto di avviare un’impresa o avere un’istruzione senza pagare tangenti e noi abbiamo la responsabilità di sostenere chi agisce in modo responsabile ed isolare quelli che non lo fanno».

Poi il capitolo delle guerre, una «pietra al collo dell’Africa» tanto che per «troppi africani il conflitto è parte della vita, un elemento naturale come il sole». «Non è mai giustificabile uccidere innocenti in nome di ideologie - ha detto riconoscendo come troppe volte persone senza coscienza abbiano manipolato intere comunità per provocare guerre religiose o tribali - è una sentenza di morte per una società costringere i bambini ad uccidere in guerra, ed è il crimine massimo e più codardo condannare le donne allo stupro sistematico». Anche qui l’America promette di «sostenere le forze africane», le organizzazioni come l’Unione Africana e l’Ecowas che in questi anbni hanno organizzato forze di peacekeeping, a fornire «assistenza diplomatica, tecnica e logistica» di fronte alle crisi anche perchè «se c’è un genocidio in Darfur e terroristi in Somalia non è solo un problema africano».

In ultimo, il capitolo, cruciale, degli aiuti allo sviluppo: Obama, che ha confermato i 3,5 miliardi di dollari promessi dagli Stati Uniti all’iniziativa da 20 miliardi di dollari per la sicurezza alimentare varata ieri all’Aquila, anche qui ha insistito sull’obiettivo finale di un’Africa autosufficiente: «L’iniziativa è focalizzata su nuovi metodi e tecnologie per gli agricoltori, non solo nel inviare i prodotti americani, l’aiuto non può essere fine a se stesso - ha detto - voglio vedere un’Africa che esporta prodotti alimentari». Per questo gli Stati Uniti promettono di «promuovere investimenti e commercio: i paesi ricchi devono aprire le loro porte a beni e servizi dall’Africa in modo significativo» e soprattutto di aiutare ad affrontare i rischi del cambiamento climatico il continente che «ha le percentuali più basse del mondo di emissioni di gas serra ma è il più minacciato». Ed anche a «trasformare questa crisi in un’opportunità» sul fronte dell’energia.

Gli abitanti di Accra hanno accolto trionfalmente Obama. Lungo la strada che porta al Palazzo presidenziale migliaia di bandiere americane hanno accompagnato il passaggio del convoglio presidenziale. Diversi i cartelloni presenti lungo la stessa strada, tra cui uno in cui sono raffigurati Obama e la moglie Michelle con il saluto "Il Ghana vi ama". (la stampa it)

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