servo arbitrio

PERDONARE, PROF. GIUSTO VIRGILIO GIUSTI,

DEDICATO AL CH.MO PROF. G.V. GIUSTI

La civilta' cristiana ci ha insegnato che dobbiamo perdonare. Che il perdono e' superiore alla vendetta. Che non dobbiamo far soffrire nessuno, nemmeno i peggiori delinquenti. Eppure ci sono delle cose che io non mi sento di perdonare. Posso giustificarle storicamente, spiegarle. Posso capire che coloro che le compivano non si rendevano conto della mostruosita' che stavano compiendo. Ma ugualmente non le posso perdonare. Non posso perdonare i conquistatori assiri che tagliavano le mani ed i piedi degli abitanti delle citta' conquistate. Non posso perdonare i mongoli di Tamerlano che decapitavano i vinti ed innalzavano delle piramidi di crani. Non posso perdonare gli inquisitori che torturavano e bruciavano gli eretici e le streghe. Non posso perdonare i comunisti russi che torturavano i loro prigionieri fino a farli confessare nei grandi processi politici. Non posso perdonare i nazisti che volevano uccidere tutti gli ebrei, annientare il loro popolo. Non posso perdonarli per lo stesso motivo per cui non posso perdonare me stesso. Infatti ci sono delle cose che non mi perdono. Posso trovare delle spiegazioni, delle giustificazioni al mio comportamento. Posso dirmi che non intendevo fare del male. Posso dirmi che non avevo alternativa. Eppure questi ragionamenti non modificano la sostanza morale delle cose. Ho fatto soffrire un innocente, sono colpevole. Cosi' torno a provare lo stesso sentimento di colpevolezza. Di rimorso. Molti ritengono che il rimorso sia un male, una esperienza nevrotica. Io invece penso che sia una esperienza positiva, il cuore stesso della coscienza morale. Infatti, quando compiamo il male, di solito pensiamo di essere dalla parte della ragione. Soprattutto quando siamo mossi da una passione religiosa o politica, oppure dall' amore. Ne diventiamo coscienti solo dopo, col rimorso. Verga, nel suo racconto Liberta' , narra di quando, a Bronte, i contadini, ubriacati dalle idee rivoluzionarie arrivate in Sicilia con i garibaldini, si gettano sui nobili ed i notabili del paese massacrandoli. Il giorno dopo sono come sbalorditi da quanto hanno fatto. Anche i croati ed i serbi che hanno stuprato le donne dei nemici pensavano di essere nel giusto. Quando amiamo, riteniamo sia giusto sbarazzarci, a tutti i costi, di chi ci ostacola. I militari, i giudici, gli inquisitori si sono sempre considerati al di sopra del rimorso perche' hanno compiuto il loro dovere, ubbidito a degli ordini, applicato la legge. I peggiori crimini della storia hanno sempre cercato di sfuggire alla moralita' . Allora mi viene in mente l' episodio del film Full Metal Jacket in cui la pattuglia viene decimata da un cecchino. Il comandante lo insegue in una casa incendiata e, finalmente, lo ferisce. Allora si accorge che e' una giovane donna che lo scongiura di ucciderla. Lui ne prova pieta' . Eppure ha compiuto solo il suo dovere. Il rimorso, in realta' , ci rivela che, per vivere, siamo condannati alla malvagita' . Che l' esistenza e' tragica. Ma il fatto che sia tragico, non toglie al male il suo carattere di male, e non ci assolve moralmente. Certe cose, percio' , non si possono perdonare. Pero' , se il male e' tragico, anche la pena, anche la punizione e' solo una tragica necessita' . Che dovrebbe essere ridotta al minimo e di cui nessuno si dovrebbe gloriare. Nelle persone che chiedono vendetta e che gridano "a morte", io intravedo sempre il volto del massacratore che condannano. Mi fanno paura anche loro.