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BoE e Bce verso tagli tassi, ma Trichet potrebbe deludere

Post n°172 pubblicato il 03 Dicembre 2008 da gianzav1

Dopo la revisione al ribasso dell'indice Pmi manifatturiero di lunedi', un altro brutto segnale arriva dagli indici Pmi definitivi composito e dei servizi nell'Eurozona e in Gran Bretagna, che evidenziano una situazione economica in continuo peggioramento. I riflettori sono sempre piu' puntati all'incontro di domani di Bce e BoE, dove saranno tagliati ulteriormente i tassi di interesse. Ma mentre per la prima resta l’incertezza legata alla misura del taglio, per la seconda sembra ormai certo un allentamento di 100 punti base.

Oggi l'indice Pmi composito dell'Eurozona e' stato rivisto a 38,9, contro un valore flash di 39,7, evidenziando un ulteriore peggioramento dell'attivita' economica nella seconda parte del mese di novembre, con un crollo record della produzione sia nel manifatturiero che nel terziario. Inoltre, un altro segnale negativo e' arrivato dal dato sulle vendite al dettaglio di ottobre, scese dello 0,8% m/m contro le attese per un -0,3%.

Per Chris Williamson, economista di Markit, "il Pmi della zona euro suggerisce che l'attuale flessione non ha ancora toccato il fondo. Ogni volta che il Pmi diminuisce evidenzia un aggravamento della recessione. Il Pil sembra avviarsi ad una contrazione di almeno lo 0,5% nel quarto trimestre e, per il prossimo anno, non si anticipa alcun ritorno nel breve termine ad una fase di crescita. Tuttavia le pressioni inflazionistiche hanno continuato a precipitare in linea con il collasso della domanda, con prezzi in diminuzione a tassi mai visti in oltre cinque anni, il che dara' sostegno ai fautori di ulteriori tagli dei tassi d'interesse."

Tuttavia, il calo delle pressioni inflative, il collasso della domanda e le previsioni sulla crescita che diventano piu' tetre ad ogni nuovo dato macro potrebbero non bastare per convincere la Bce a tagliare i tassi in modo aggressivo. "Mentre la BoE sembra pronta per un altro audace taglio dei tassi, la Bce ha enfatizzato le virtu' di una risposta misurata", spiega Marco Annunziata, economista di Unicredit Mib. "Io non sono d'accordo, e credo che la Bce dovrebbe tagliare i tassi possibilmente di 125 pb portando il tasso di riferimento al 2%, indicando chiaramente che questa volta il fondo del ciclo di alleggerimento dovra' essere piu' basso del solito".

Per Annunziata, inoltre, i gravi effetti della recessione e le risposte di politica fiscale fin qui esitanti da parte dei Governi stanno aumentando il rischio di un rallentamento prolungato e meriterebbero una risposta piu' "attiva e flessibile" da parte della Banca centrale, che dovrebbe in tal modo imporsi come "l'unica vera istituzione Europea". "Molto probabilmente -aggiunge pero' Annunziata- tagliera' i tassi di un misero 50 punti base, anche se c'e' qualche chance per 75 pb".

Per un abbassamento dei tassi di 50 punti base sembrano d'altronde essere d'accordo in molti. Enrik Nielsen, economista di Goldman Sachs, auspica un taglio di 100 pb, "ma la Bce tagliera' solo di 50 pb, con una lieve possibilita' che possa arrivare fino a 75 pb". "In queste circostanze, raccomandiamo un taglio straordinariamente ampio come la misura di politica piu' appropriata", aggiunge Juergen Michels di Citigroup, ma realisticamente le attese sono per un piu' "normale" 50 pb. Piu' in linea con la retorica della Bce sembra invece Luca Mezzomo di Intesa Sanpaolo, per cui un taglio limitato a 50 pb potrebbe essere piu' appropriato, in quanto permetterebbe di non esaurire "tutte le cartucce subito".

Per quanto riguarda la BoE, sembra scontato un taglio di 100 pb, dopo che nei due precedenti incontri il tasso di riferimento era gia' stato portato dal 5% al 3%.

 
 
 

Italia e Spagna sperano in deciso taglio tassi della Bce

Post n°171 pubblicato il 02 Dicembre 2008 da gianzav1

All’Italia non resta che sperare in un deciso taglio dei tassi della Bce. “Solo con minori spese per gli interessi sul debito il Governo puo’ trovare le risorse per implementare delle misure anti cicliche o migliorare il bilancio”, spiega Matteo Radaelli, economista di Dresdner.

“I Paesi con un debito indicizzato con un tasso a breve sono quelli che ne beneficeranno maggiormente, quindi Italia e Spagna”, aggiunge Luca Mezzomo, economista di Intesa Sanpalo. Sia nel Paese iberico che da noi, la maggior parte dei mutui e’ a tasso variabile e i benefici di un taglio dei saggi da parte della Bce si dovrebbero riflettere direttamente sulle famiglie. Per quanto riguarda la Spagna, poi, “c’e’ un colossale disavanzo delle partite correnti finanziato da debito pubblico”. La parte finanziaria, quindi, migliorerebbe il saldo con rendimenti piu’ bassi.

“Nonostante la crisi internazionale non abbia avuto grandi conseguenze sul settore finanziario italiano –spiega Radaelli- le banche hanno stretto gli standard del credito, come ha sottolineato la Banca d’Italia. Queste restrizioni hanno e avranno importanti ripercussioni sul settore industriale” con gli indici Isae e della Commissione europea che hanno mostrato come la fiducia del comparto sia ai minimi dal 1993. “Negli ultimi mesi si sono poi intensificati i problemi strutturali del settore, la bassa crescita della produttivita’ e gli elevati costi del lavoro”. Le difficolta’ sono acuite da un outlook negativo sulle esportazioni a causa della recessione economica globale in atto. I consumi, d’altra parte, non daranno un contributo significativo nel breve termine “con il tasso di disoccupazione destinato a crescere come conseguenza delle debolezza del settore industriale”.

Secondo Radaelli, tuttavia, la maggior fonte di preoccupazione e’ il livello del debito pubblico italiano “come indicato dall’aumento degli spread tra i decennali italiani e quelli tedeschi”. Con la Commissione che ha chiesto agli Stati un contributo per la crescita pari all’1,2% del Pil e il Governo che ha risposto con misure per lo 0,3%/0,4%, che molti economisti ritengono non vadano nella direzione di incentivare i consumi, l’Italia e’ in una posizione in cui “non puo’ sforare i criteri del Patto di stabilita’ cosi’ come le atre Nazioni della zona euro. Non saremmo sorpresi se il rapporto deficit/Pil si portera’ oltre il 3% nel 2009 e il Governo abbandonasse l’idea del pareggio di bilancio nel 2011”, conclude l’economista di Dresdner.

 
 
 

Fed verso tassi zero a dicembre o gennaio

Post n°170 pubblicato il 02 Dicembre 2008 da gianzav1

La Fed tagliera’ i tassi a zero o nel prossimo incontro di dicembre o a gennaio.

E’ quanto sostengono gli analisti di Danske Bank in una nota, spiegando che ieri Ben Bernanke, presidente della Fed, ha chiarito che e’ pronto a intraprendere ulteriori passi per far scendere i rendimenti a lungo termine. Oltre al taglio dei tassi, ha indicato la possibilita’ dell’acquisto di Treasury da parte della Fed o del suo intervento in mercati specifici, come ha fatto con la carta commerciale.

“Lo scopo di comprare Treasury a lungo termine e’ quello di far scendere gli interessi applicati alle societa’ –spiegano gli analisti- Dopo il discorso, in effetti, i rendimenti dei bond governativi sono calati sia nel lungo che nel breve periodo con la curva che si e’ appiattita. Un altro effetto positivo e’ quello di rendere meno costoso per il nuovo presidente Barack Obama finanziare il suo piano di stimolo dell’economia”.

 
 
 

Fed cerca di salvare credito al consumo, dati ancora negativi

Post n°169 pubblicato il 25 Novembre 2008 da gianzav1

La Fed posiziona un ulteriore tassello per fra fronte alla crisi finanziaria. L’economia reale, invece, mostra l’inizio di una recessione che durera’ almeno fino alla fine del primo semestre del prossimo anno.

Il segretario al Tesoro, Henry Paulson, aveva preannunciato un intervento a favore dei consumi e oggi la Fed ha svelato il suo piano da 800 mld usd per fare in modo che le banche aumentino i presti alle famiglie e alle piccole imprese, rimettendo in moto l’economia. Le spese per consumi personali, infatti, nel 3* trimestre hanno mostrato una contrazione del 3,7% annualizzato, che ha portato il Pil a –0,5%. L’Ocse prevede quindi per gli ultimi tre mesi dell’anno un –2,8%, un –2% per i primi tre mesi del 2009 e –0,8% per il 2* trimestre.

La Fed ha messo a disposizione 200 mld per i detentori di abs sostenuti da prestiti a consumatori e piccole imprese di nuova o recente emissione, acquistera’ 500 mld di mbs detenuti dalle Gse (societa’ a partecipazione pubblica), con l'obiettivo di iniziare il programma entro la fine dell'anno, e 100 mld attraverso una serie di aste competitive che partiranno la prossima settimana per l’acquisto del debito delle Gse.

Ci vorra’ comunque tempo perche’ si vedano i primi effetti sull’economia, ha spiegato Paulson. “La svolta del ciclo si vedra’ solo nel corso del 2009”, spiega Luca Mezzomo, economista di Intesa Sanpaolo, che aggiunge come la “situazione di stress dei mercati non e’ ancora esaurita. C’e’ ancora da smaltire il delevereging in atto da parte dei fondi e non e’ esclusa una crisi di alcuni di essi”. L’Ocse nell’Economic Outlook di oggi ha avvertito che "non possono essere esclusi ulteriori cali dei mercati finanziari, con il fallimento di particolari tipi di istituzioni, per esempio gli hedge fund, o l'ulteriore debolezza in particolari asset class, come le proprieta' commerciali".

Per un una ripresa dell’economia, tuttavia, avverte Mezzomo, in una situazione in cui lo stimolo monetario non e’ efficace occorre avere uno stimolo di natura fiscale. Per questo bisognera’ attendere l’inizio del prossimo anno quando si insediera’ l’amministrazione Obama con il suo team economici gia’ al lavoro per studiare un pacchetto che potrebbe essere di circa 500 mld usd.

Quando si vedranno i primi effetti, ci sara’ anche l’impatto dell’allentamento monetario effettuato dalla Fed e in quel momento bisognera’ normalizzare i tassi per non avere un effetto negativo sull’inflazione che innescherebbe una fase deflativa.

La reazione dei mercati all’annuncio della Fed e’ stato immediato con l’euro/dollaro che si e’ portato oltre 1,30 per la prima volta dal 5 novembre e gli indici azionari che hanno guadagnato terreno. In rialzo i prezzi dei titoli di Stato con il rendimento del Treasury decennale che ha perso circa 14 punti base.

 
 
 

Eurozona, PIl a +1,6% a/a solo nel 2011 (Prometeia)

Post n°168 pubblicato il 24 Novembre 2008 da gianzav1

"Sulla base degli ultimi dati a disposizione, si prevede che il Pil nell'area dell'euro scendera' dello 0,4% nel 2009. Per il 2010, invece, e' prevista una modesta crescita dello 0,5% con un ritorno a una performance piu' soddisfacente con un +1,6% nel 2011".

E' quanto emerge da un rapporto di Prometeia che contiene le proiezioni su Pil e inflazione relative alla zona euro, ai principali Paesi dell'Unione Europea e agli Stati Uniti. Secondo il rapporto, nel 2009 il Pil diminuira' "negli Stati Uniti, in Giappone e nel Regno Unito. Nel prossimo triennio si prospetta un rapido e ulteriore aumento del tasso di disoccupazione, mentre i bilanci dei governi manterranno l'attuale tendenza al peggioramento".

Quanto al tasso di inflazione, nell'Eurozona "dovrebbe ridursi all'1,7% nel 2009 e all'1,4% nel 2010" e, se c'e' la possibilita' di deflazione negli Stati Uniti nella seconda meta' del 2009 e nel 2010, "l'inflazione nell'area dell'euro dovrebbe rimanere positiva. Come conseguenza della riduzione delle pressioni inflazionistiche, prevediamo che la Bce ridurra' il tasso di interesse al 2% entro i prossimi 6 mesi".

Il rapporto di Prometeia sottolinea inoltre l'importanza di "un'azione coordinata tra i Paesi mirata a ricapitalizzare il sistema bancario nell'Unione europea e negli Stati Uniti. Senza adeguate misure, l'insufficienza di credito potrebbe prolungare l'attuale recessione fino al 2010".

 
 
 

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