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Continua contrazione settore privato zona euro

Post n°167 pubblicato il 21 Novembre 2008 da gianzav1

Aumenta il ritmo di contrazione del settore privato nella zona euro con l'indice Pmi composito di novembre a nuovi minimi storici (39,7 punti da 43,6 di ottobre).

"La recessione si e' indubbiamente aggravata" e gli indici Pmi sono "in linea con il calo del Pil di almeno lo 0,5% t/t nel 4* trimestre, dopo il -0,2% T7t nel 2* e 3* trimestre", spiega Chris Williamson, economista di Markit. "Il dato allarmante e' rappresentato dalla rapida reazione al rallentamento da parte dei datori di lavoro con tassi di licenziamento dei dipendenti che non si osservavano da oltre 5 anni. Sono aumentati anche i rischi di deflazione, con un calo dei prezzi praticati da produttori e fornitori di servizi al tasso piu' rapido da oltre 5 anni".

“Non ci sono dubbi che le eccezionali circostanze attuali richiedano una mossa decisa da parte della Bce a dicembre. Il taglio potrebbe anche essere il doppio dei 50 punti base previsti. Tuttavia diversi esponenti del Consiglio direttivo hanno fatto intendere che un allentamento monetario troppo aggressivo potrebbe essere controproducente. La nostra stima rimane per –50 p.b. con rischi al rialzo per un amossa piu’ decisa”, commenta Marco Valli, economista di Unicredit Mib.

Nuovi minimi storici anche per i Pmi compositi dei maggiori Paesi. Quello della Germania si e' attestato a 40,7 punti e quello della Francia a 42.

"I dati di novembre rafforzano la previsione che la recessione in Germania si sta rafforzando nella seconda parte dell'ultimo trimestre dell'anno. Il settore manifatturiero rimane la principale area di debolezza (indice Pmi a 36,7 da 42,9 di ottobre) e la contrazione del Pmi e' in linea con una flessione tendenziale a doppia cifra per la produzione manifatturiera, per la prima volta dal 1993", ha spiegato Tim Moore, economista di Markit.

Per quanto riguarda la Francia, "sebbene abbia evitato la recessione tecnica nel 3* trimestre con un pIl che e' risultato appena sopra la parita' (+0,1% t/t), gli indici Pmi di novembre non lasciano dubbi sul fatto che l'economia sta peggiorando sul finale dell'anno", commenta l'economista di Markit Jack Kennedy.

 
 
 

Usa, mercati scontano deflazione, ma sembra lontana

Post n°166 pubblicato il 19 Novembre 2008 da gianzav1

L'inflazione di ottobre negli Usa ha sorpreso i mercati con la flessione congiunturale maggiore da 61 anni (-1%). I mercati ora scontano uno scenario di deflazione per l'anno prossimo, con l'economia che e' gia' prevista in recessione.

"E' molto probabile per il primo semestre del 2009 una calo dell'indice generale dei prezzi anche a causa del confronto statistico con i primi sei mesi del 2008 che hanno registrato quotazioni del petrolio ai massimi", spiega Luca Mezzomo, economista di Intesa Sanpalo. "Cio' non vuol dire pero' che ci sara' un calo generalizzato dei prezzi", condizione essenziale perche' via sia deflazione. La flessione di alcune componenti che pesano sull'indice e lo fanno scendere sotto la parita', non implica uno scenario di calo della domanda interna che costringe le imprese a svendere i propri prodotti. Anzi, "il calo a cui potremmo assistere l'anno prossimo potrebbe essere positivo per l'economia".

Gli Usa potrebbero sperimentare la deflazione solo nel caso di un fallimento della politica economica, spiega Mezzomo. Occorre pero' ancora vedere come agira' la nuova amministrazione Obama per rilanciare i consumi e la domanda interna. "Uno scenario simile potrebbe presentarsi dopo il 1* semestre del 2009".

"Il clima disinflativo piu' marcato -spiega Antonio Cesarano, economista di Mps Capital Services- si avra' tra il 1* e il 2* trimestre del 2009 con la variazione tendenziale che potrebbe scendere sotto il +1%, molto vicino ad un valore negativo". Oltre al calo del prezzo del greggio, comunque, dai consumi e dalla domanda interna non dovrebbe arrivare un grosso aiuto. Anche se Obama dovesse predisporre un piano di incentivi, il suo effetto, aggiunge Cesarano, si avrebbe dopo alcuni mesi. Il pericolo quindi c'e'.

Il settore immobiliare, nel frattempo, continua a mostrare segnali di debolezza, con il fondo che non sembra ancora raggiunto nonostante l'avvio di cantieri per nuove case ad ottobre sia ai minimi dal dopoguerra. Il vice presidente della Fed, Donald Kohn, in un intervento al Cato Institute, ha affermato che la Federal Reserve ha sottovalutato "il calo dei prezzi degli immobili, le conseguenze che questo avrebbe avuto sui proprietari e, soprattutto, la vulnerabilita' del sistema finanziario globale rispetto a questi fenomeni".

Lo stesso Kohn sulla deflazione ha spiegato che il rischio e' maggiore rispetto a qualche mese fa, ma "ancora pIccolo". La Fed, inoltre, non ha abbandonato una posizione a favore dell'allentamento quantitativo, con l'M1 che e' raddoppiato in pochi mesi.

 
 
 

Germania e Italiano spingono la zona euro in recessione

Post n°165 pubblicato il 14 Novembre 2008 da gianzav1

Con la diffusione del dato sul Pil del terzo trimestre, l'Italia e' entrata ufficialmente in recessione, con una contrazione del Pil superiore alle attese. Oltretutto, e' ancora l'unica fra le maggiori economie dell'Eurozona a far registrare una contrazione su base annualizzata, come gia' successe nel trimestre precedente.

"Il dato sul Pil del 3* trimestre e' peggiore del previsto, ma dopo il dato sulla produzione industriale di lunedi' ci si poteva aspettare un 3* trimestre peggiore del 2*", spiega Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo. "Non sappiamo ancora la suddivisione per componenti, ma tutte dovrebbero essere in calo, dai consumi agli investimenti, dal manifatturiero alle costruzioni, e anche l'export netto credo non abbia contribuito alla crescita".

Con una crisi generalizzata a livello settoriale, e' lecito non aspettarsi un recupero a breve dell'economia. "Guardando in avanti -spiega ancora Mameli- non vediamo un ritorno alla crescita positiva prima della seconda meta' del 2009. Nelle nostre previsioni il segno meno ci sara' fino al primo trimestre del prossimo anno, mentre nel 2* la crescita sara' nulla. Questa e' una situazione molto simile a quella vissuta nel 1992/93, quando ci furono sei trimestri consecutivi di crescita negativa, ma questa volta la striscia dovrebbe essere meno lunga, grazie alle politiche economiche meno restrittive".

Per quanto riguarda l'Eurozona, la contrazione del Pil nel trimestre e' stata leggermente superiore alle attese (-0,2% t/t contro -0,1% t/t), a suggerire, come spiega Marco Valli, economista di Unicredit Mib, che "il passo della recessione non si attenuera' molto presto". Per l'area si tratta della prima recessione tecnica dalla sua creazione 9 anni fa. 
 
Nonostante su base annualizzata il Pil dell'Eurozona sia cresciuto dello 0,7%, Valli prevede a fine 2008 una contrazione dello 0,4%, che poi si fara' ancor piu' aspra oltrepassando l'1% nel 2009. Tuttavia, con la recessione in corso e il continuo calo dell'inflazione, si ampliano i margini di manovra della Banca centrale europea. "La Bce deve rispondere con un alleggerimento aggressivo della politica monetaria: ci aspettiamo un taglio di 50 punti base il prossimo mese e i tassi al 2% per meta' 2009, con il chiaro e crescente rischio che potrebbero aver bisogno di fare di piu'", conclude Valli.
 
Tra le altre economie dell'Eurozona, spicca la contrazione della Germania, che come l'Italia fa segnare un -0,5% t/t, ma che cresce su base annuale dello 0,8% (il dato e' stato diffuso ieri). Male anche la Spagna, che fa registrare una flessione della crescita dello 0,2% t/t, flessione che secondo gli economisti di Bbva dovrebbe continuare per tutto il 2009, attestandosi secondo lo scenario centrale di previsione a -1%. Resiste ancora la Francia, l'unica tra le maggiori economie a far registrare una pur lieve crescita (+0,1% t/t e +0,6% a/a), grazie ad un rimbalzo dei consumi privati e ad una stabile e forte spesa pubblica. Per Tullia Bucco di Unicredit Mib, tuttavia, la Francia non riuscira' ad evitare la recessione, che sara' visibile gia' dall'ultimo trimestre dell'anno.

 
 
 

Eurozona vittima della crisi dei consumi globali

Post n°164 pubblicato il 13 Novembre 2008 da gianzav1

La Germania e’ in recessione. I dati di oggi lo hanno confermato con due trimestri consecutivi di crescita negativa. Anche la zona euro e’ in recessione e i dati di domani sul Pil preliminare del 3* trimestre lo confermeranno. Gli Usa, come i maggiori Paesi industrializzati, sono ormai in contrazione e l’Ocse ha dipinto un quadro negativo per la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo. La crisi finanziaria si e’ trasformata in crisi economica e oltre a salvare le banche, come ha espresso Henry Paulson ieri, occorre spingere i consumi.

Nei 15 Paesi della zona euro, pero’, la vera crisi dei consumi e’ quella della domanda globale che impatta sulla bilancia commercial e sulle esportazioni. Le spese familiari interne, come ha notato l’ufficio nazionale di statistica tedesco, sono leggermente positive.

“Nel 1* semestre dell’anno l’Europa ha registrato una debolezza dei consumi dovuta all’erosione del potere di acquisto causata dall’inflazione –spiega a Mf-Dow Jones Luca Mezzomo, economista di Intesa Sanpaolo-. Adesso si sta avendo una rotazione con un aumento di rilievo per la domanda estera. Questo portera’ ad un ciclo negativo degli investimenti”.

Diventa quindi ancora piu’ cruciale le per la zona euro la riunione del G20 di sabato a Washington. Tutte le misure che possono far ripartire i consumi e quindi le economie a livello mondiale avranno un impatto maggiore sull’Europa, dove “non ci sono gli squilibri che si registrano negli Usa con un conseguente rallentamento dei consumi inferiore”.

Non si puo’ pero’ solamente contare su un ripresa degli Stati Uniti o dei maggiori Paesi emergenti. “Tutti devono guardare a casa propria”, conclude Mezzomo.

Occorre quindi una strategia dei singoli Paesi armonizzata a livello europeo per sostenere l’economia, spingere i consumi e far tornare la fiducia.

 
 
 

Per Unicredit Pil zona euro in 2009 a -0,7%

Post n°163 pubblicato il 12 Novembre 2008 da gianzav1

Gli economisti di Unicredit Mib hanno tagliato le stime di crescita per la zona euro a –0,7% a/a nel 2009 a causa di una domanda piatta (+0,1% a/a) e un calo delle esportazioni (-2,3%) dovuto alla situazione globale.

L’anno prossimo, quindi, secondo Unicredit sia gli Usa che la zona euro saranno in recessione con il Pil degli Stati Uniti a –0,4% a/a.

Per la Ue c’e anche da tenere in considerazione la possibilita’ del credit crunch. Se da una parte, infatti, gli sforzi dei governi per sostenere il sistema bancario hanno evitato un collasso sistemico, dall’altra le banche sono sempre piu’ spinte a migliorare i parametri patrimoniali e troveranno una situazione difficile nel mercato dei fondi a fine anno.

La zona euro, inoltre, deve vedersela con il rischio posto dai Paesi dell’Est con il deterioramento sempre piu’ forte dell’outlook economico.

La Bce, spiegano gli economisti di Unicredit, ha gia’ tagliato i tassi di interesse di 100 punti base e continuera’ ad allentare la politica monetaria con –50 p.b. a dicembre fino a portare il saggio di riferimento al 2% nella prima parte del 2009. C’e’m anche la possibilita’ che il target sia inferiore al 2%.

A causa dei piani di salvataggio del sistema finanziario e della situazione economica, alcuni Paese potrebbero superare il limite del 3% del rapporto deficit/Pil.

L’euro rimarra’ quindi sotto pressione nei confronti del dollaro.

 
 
 

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