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Ticking away the moments that make up a dull day.

Post n°21 pubblicato il 31 Maggio 2009 da mad_giu
 
Tag: Giulia

Quelle mattine di luglio, si susseguivano.

Si rincorrevano.

Ma se il calendario segnava il numero 19, a me sembrava irrilevante.

Il tempo si era fermato? O si divertiva a superarmi, per poi doppiarmi?

 

Giorni uguali.

Congruenti.

Tutt’al più speculari.

 

Andare a letto mi sembrava la punizione peggiore a cui sottopormi.

Andare a letto aveva le sembianze di quell’atto che fa solo perdere tempo.

 

Quel tempo prezioso. Pietrificato.

Quella contraddizione che ancora mi permetteva di vivere, e non morire.

 

La sveglia non serviva più.

Ero in costante dormiveglia.

Il sonno non mi acchiappava nemmeno per sfinimento.

I sonniferi si.

Erano come il “k” o l’”h”, nella matematica. Una costante.

Un numero mascherato, con una lettera, che per qualche assurda formula, risolve più velocemente il problema di calcolo.

 

Quando le 6.59, lasciavano posto al numero tondo, il 7, non ero più costretta a fingere il sonno.

Mi alzavo, e il mio cervello captava immediatamente quei crampi all’altezza della bocca dello stomaco.

Mi alzavo e immediatamente costringevo il cervello a mettere a tacere quell’irrazionale tumulto vitale.

Mi alzavo e la prima meta era il bagno.

 

Mi assicuravo che non ci fosse nessuno nelle vicinanze di quella stanza, che a quell’ora della mattina, doveva essere solo mia.

Mi spogliavo di quella felpa enorme, che allora mi arrivava alle ginocchia. Appoggiandola sul bordo della vasca da bagno.

Facevo lo stesso con il pigiama.

Mi sfilavo gli slip.

Mi privavo di tutto

quello che poteva pesare di più sul mio corpo.

Ah, gli orecchini. Sì, anche quelli.

 

Guardando quell’aggeggio bluastro che fa capolino da sotto il mobile, mi convinco che è giunto il momento.

Mi faccio forza.

Mi accovaccio e con fatica allungo le braccia in quella direzione.

La tiro fuori.

Con la stessa fatica mi costringo a tornare in piedi e a salirci su.

Lo stesso tempo, pietrificato, aumenta l'attesa.

Il "responso dell’oracolo".

 

I cristalli liquidi si fanno uniti e nitidi e i numeri mi guardano.

Io guardo loro.

Nessuna soddisfazione.

Nessuna paura.

43.1

Nessuna forza in corpo.

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Commenti al Post:
Mulanuccia
Mulanuccia il 01/06/09 alle 17:27 via WEB
mi è sempre piaciuto il tuo modo di scrivere... qui però metti proprio i brividi, i ricordi così vividi che riesci a mettere nero su bianco sembrano marchi di fuoco... mi riapri così tanti momenti passati.. e mi viene così tanta rabbia.. un bacio ad entrambe.. adoro leggervi... Marti
 
 
mad_giu
mad_giu il 02/06/09 alle 14:02 via WEB
Grazie Marti, per aver lasciato un segno del tuo passaggio, qui. Mi fa piacere tu (mi)ci legga. Sono argomentazioni che uniscono, ma che appunto suscitano "rabbia" e in un certo senso è proprio quel rancore che mi muove a scrivere. Un abbraccio, Giulia
 
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