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Incontro al buio

Post n°7 pubblicato il 11 Marzo 2015 da melquiades.55

L’agriturismo era al di sopra delle aspettative: bella costruzione in pietra, giardino curato, vigne ed oliveti tutt’attorno.

L’accordo era che lei sarebbe salita sola, avrebbe chiuso tutte le imposte per far buio, si sarebbe distesa sul letto, nuda o quasi, distesa a pancia in giù. “così mostro la mia parte migliore”, mi aveva detto.

La porta accostata perché io potessi entrare.

Per raggiungere la camera ventidue bisognava attraversare una sala-biblioteca, luminosa e antica.

Accanto al grande tavolo, un leggio reggeva una ricca copia della Divina Commedia.

Dalla parete un ritratto di Dante guardava dritto davanti a se ed a me non faceva proprio caso, quasi non fosse che, per la seconda volta in vita mia, stavo entrando in una stanza dove una sconosciuta stava aspettando di fare sesso con me.

La stanza era proprio buia, arrivando da una luminosa mattina di settembre, subito nemmeno vidi da che parte fosse il letto.

Mi spogliai davanti alla porta appena chiusa, le parlai per tranquillizzarla, che sapesse che la mia voce era la stessa già sentita al telefono.

Mi aveva chiesto: e se tu fossi Jack lo Squartatore?

Ma io sono, Jack lo Squartatore!

Trovai il letto e scivolai lungo le sue gambe distese, fino alla schiena nuda.

La sentivo respirare, in silenzio.

Scostai il lenzuolo fino ai polpacci, intravedevo le sue forme bianche.

I miei occhi si adattavano al buio.

Le accarezzai le cosce, la mano leggerissima, trovai le natiche tonde e cominciai a studiarle con la lingua.

Con la lingua, correndo la spaccatura che porta alle sue grandi labbra, sfiorai il buchetto che poi avrei penetrato, con le mani, le dita dove il ventre sfuma verso il suo triangolo scuro, la sollevai appena, che mi si porgesse ed affondai la lingua nello stretto canale.

Facemmo l’amore per ore.

Sembrava avere una straordinaria partecipazione al sesso, si sarebbe detto che non capiva nulla, quando la leccavo o penetravo.

Dava davvero soddisfazione.

Veniva voglia di sperimentare, con lei, quello che si fa di rado o mai.

Ho ancora viva nella mente, l’immagine di lei, inginocchiata sul letto, a quattro zampe.

Confusa nella scura penombra, le tette pendule  e piene.

Mi sembrava bellissima, io non ero al meglio di me stesso.

Mi sembrava troppo bella.

Snella e piena nei punti giusti.

Finimmo dopo forse tre ore di giochi, una esplosione fortissima.

Dopo non mi stava vicina, quasi imbarazzante, parlava di argomenti anonimi, quasi che non avessimo avuto una così profonda intimità.

La avvicinai e cominciai ad insegnarle la tenerezza del dopo.

Ci separammo, senza esserci visti in viso.

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