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L'erede infelice

Post n°65 pubblicato il 21 Settembre 2010 da ilmondocheiovorrei
Foto di ilmondocheiovorrei

Era una persona "sensibile e fragile", Edoardo Agnelli. Così lo ricorda chi lo ha conosciuto. Uno che aveva deciso di dedicare la propria vita agli altri, lontano dalle aziende di famiglia. Uno che era attratto dalla ricerca della pace, dalla tutela dell'ambiente e dalla volontà di dialogo, come raccontano i frati del Sacro convento di Assisi dove Edoardo si era recato più volte alla fine degli anni '90.

Scelse di andarsene come se ne va molta gente comune, non certo gli eredi al trono. Edoardo Agnelli, l'unico figlio maschio, il primogenito di Gianni Agnelli, il più fragile degli Agnelli, forse il più infelice, quello che aveva attraversato la vita della più grande famiglia italiana con affanno, appartato, fuori dal potere. Edoardo portava il nome del nonno, morto pure lui tragicamente in un incidente aereo nel '33, un Agnelli che probabilmente non aveva grandi doti di capitano d'industria se suo padre, il fondatore della Fiat, lo aveva già escluso dalla successione, pensando di designare il nipote Gianni, il futuro Avvocato, allora quattordicenne.

Per l'Edoardo figlio dell'Avvocato il destino familiare è stato lo stesso. Il trono della potente dinastia italiana era stato ritenuto troppo impegnativo per lui, erede naturale ma giudicato inaffidabile. Edoardo soprattutto, ha vissuto, sino a che lo ha sopportato, il dolore di una vita non all'altezza delle aspettative degli altri, sempre sbagliata rispetto a quella che sarebbe dovuta essere.

Neppure l'amore riempiva la sua vita. Lui, uno dei partiti più ambiti del mondo, aveva avuto qualche aristocratica ragazza, ma poi tutto si era incenerito, senza ragione. Non si era sposato, non aveva una compagna. Da ragazzo dicono fosse bello, così somigliante sia al padre che alla bella madre Marella Caracciolo. Bello, raffinato, malinconico, con un sorriso che col passare degli anni si era fatto sempre più incerto. Era ingrassato e aveva appena cominciato una dieta dimagrante, che secondo qualcuno potrebbe essere stata la causa scatenante della sua depressione, che aveva però origini lontane.

Negli anni della giovinezza, man mano che le porte del potere familiare che riteneva suo, si chiudevano davanti ai suoi errori, lui cercava strade sempre più infide per ritrovare il rispetto di sé e degli altri. Misticismo, francescanesimo, droga, buddismo, discorsi contro il capitale, elogio dei poveri, critiche alla conduzione Fiat, alle scelte manageriali della famiglia: errori su errori. Per uscire dall'ombra, per farsi ascoltare, forse per scuotere il padre, amato, imitato nel vestire e nel modo di parlare, eppure contrastato da un figlio che sentiva giorno dopo giorno di tradire le sue aspettative, di deluderlo. Quando la famiglia scelse il cugino Giovannino, figlio di Umberto, per assicurare una continuità dinastica agli Agnelli, per Edoardo si trattò di un personale affronto drammatico, la conferma della sua esclusione, della sua inconsistenza e inaffidabilità. Voleva bene al bel cugino intelligente, preparato, che ogni tanto gli aveva fatto compagnia, e allora non disse niente. Ma quando, dopo la tragica morte di Giovannino, la famiglia scelse come suo continuatore il ragazzino John Elkann detto Yaki, Edoardo non ci stette più e i giornali, pur sempre cauti quando si tratta di Fiat, raccolsero avidi le sue dichiarazioni che parlavano di complotto, subito smentite dal padre. Marella Agnelli, sua madre, lo amava moltissimo, ma diventava sempre più difficile proteggerlo, man mano che gli anni passavano e l'ansia del fallimento cresceva. A 46 anni, l'età matura dei bilanci, Edoardo non ha visto più futuro per sé né capacità di sopportarne il buio. E se ne è andato.

Nascere in una famiglia ricca e famosa, proprietaria della Fiat, cioè della maggiore industria privata nazionale, poteva sembrare un destino invidiabile ma per Edoardo fu un ruolo forse a tratti più temuto che desiderato, almeno a giudicare dai dati della sua biografia, cominciando dalle scelte fatte dopo il tradizionale percorso scolastico dei giovani Agnelli. Scelte poco in linea con il potenziale successore di un impero industriale e finanziario: la laurea in lettere moderne a Princeton ma soprattutto la passione per le questioni religiose e la filosofia orientale e alle religioni orientali aveva dedicato approfondimenti e un vivissimo interesse, con lunghi viaggi in India. Era un ragazzo semplice, perbene. Non amava la mondanità ma la filosofia. In una lettera alla sorella Margherita, sua unica confidente in famiglia, una volta scrisse "la mia mente vola alta sopra le megalopoli industriali e, osservando con attenzione sotto, vede poco di buono e tantissimo da trasformare".

 

 
 
 
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Un blog di: ilmondocheiovorrei
Data di creazione: 06/01/2010
 

 

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