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La tragedia che non commuove

Post n°66 pubblicato il 21 Settembre 2010 da ilmondocheiovorrei
Foto di ilmondocheiovorrei

Il Pakistan è in ginocchio, sconvolto dalle peggiori alluvioni degli ultimi decenni: 1600 morti (ma il bilancio è ancora provvisorio), migliaia di dispersi, venti milioni di persone coinvolte, con 3,5 milioni di bambini a rischio di malattie infettive, numerosi casi di polmonite, diarrea e malaria già accertati, sei milioni di sfollati e un milione di case distrutte. Ma ciò che è peggio è che il mondo intero sembra essersi voltato dall’altra parte: i governi tardano a inviare i contributi, oppure non li hanno nemmeno mai promessi. Anche la raccolta fondi delle Ong non decolla. "È la peggiore tragedia umanitaria degli ultimi anni, di gran lunga peggiore dello tsunami nell’oceano Indiano o del terremoto di Haiti - spiega Marco Bertotto, direttore di Agire, il network di organizzazioni non governative italiane specializzato nella risposta alle emergenze - Eppure in una settimana abbiamo raccolto solamente un centesimo di quello che avevamo raccolto per Haiti". Quest'anno, il mondo intero si è mobilitato per il terremoto di Haiti. Miliardi di euro di aiuti da ogni paese, anche dai più poveri, star di Hollywood in passerella, protezioni civili in campo per contendersi la regia delle operazioni. Navi di soccorsi che partivano e arrivavano settimane dopo. Conti correnti attivi, televisioni in perenne diretta. Il mondo, per quel poco che le tv trasmettono, guarda invece più o meno indifferente la tragedia del Pakistan. La riserva di generosità si è esaurita nei Caraibi? Il Pakistan è un paese antipatico, la culla del terrorismo islamico? Forse a fare la differenza contribuisce anche il periodo in cui avvengono le disgrazie. Haiti è stata affossata a inizio anno, subito dopo Natale, quando siamo tutti più buoni. Lo stesso era avvenuto con lo tsunami che aveva travolto i paesi dell'Oceano Indiano il 26 dicembre del 2004: in quel caso la molla erano stati i tanti turisti stranieri coinvolti, italiani compresi. La tragedia del Pakistan si è invece manifestata in tutta la sua drammaticità ad agosto, durante le ferie, quando è più scomodo fare un versamento, organizzare i call center, i soccorsi. In spiaggia anche le disgrazie più tragiche diventano un'eco lontana. E se la televisione non mostra e rimostra i volti dei disperati e non fa sentire le loro voci, se i giornali non ne raccontano ampiamente e ripetutamente le strazianti peripezie, è difficile che qualcuno, che molti, anzi, si commuovano e si mobilitino. Per cui gli sventurati, i profughi, i senzatetto, i feriti, i malati, gli affamati restano, come ora i pachistani, soli con i loro morti. Nell'indifferenza generale. Per commuoversi c'è sempre tempo: fino al prossimo Natale.

 
 
 
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Un blog di: ilmondocheiovorrei
Data di creazione: 06/01/2010
 

 

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