Le parole per dirloun percorso alla ricerca del vero Sè |
« (questa è una parentesi ... | 15 settembre 2006 » |
Imparammo presto che, l'unico modo per alleviare i suo "trattamento", era quello di prevenirlo. Incominciammo ad andare a dormire con doppio strato di pigiama oppure ci infilavamo dei cuscini sottili all'interno dello stesso. Questo non ci salvava del tutto, ma sicuramente rendeva meno doloroso quell'incontro. Sembrerà strano ma la cosa che più mi ha fatto male non erano le botte o gli insulti, ma la paura perenne. Vivevo in uno stato angoscioso e di ansia che mi rendeva inquieto, la presenza di mio padre pesava come fosse una spada di Damocle sulla mia testa, bisognava capirne l'umore, il suo stato, la sua predisposizione allo scherzo, cosa avrebbe apprezzato per cena ecc. Quando tornava dal lavoro ed era particolarmente incazzato, io, mia sorella e mia madre sbriciolavamo nella minestra parte di una pastiglia di sonnifero, questo ci permetteva di "vivere" durante le sue ore di sonno. A volte prima di addormentarmi attendevo il totale silenzio, nessun brusio di sottofondo (mia madre, una volta a letto, iniziava a raccontare a mio padre i litigi avuti con me e mia sorella, questo comportamento sfociava spesso in un "trattamento" notturno), nessun rumore. Quando tutto si ammutoliva ero pronto ad abbracciare Morfeo. Non è il caso nè di avere paura nè di sperare, bisogna cercare nuove armi. (Deleuze)
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