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« Quadro storico Eritrea 1869 | Facebook 02 » |
Massaua 1887
- Massaua1887
-
- —Quale è l‘origine di Massauah ? […] Munzinger che molto studiò questi
- paesi, crede che bisogna ricercare l‘etimologia del suo nome nella lingua
- indigena (hassia o tigrè) nella quale la parola mezaua significa lo spazio
- attraversoil quale si può distintamente udire la voce umana; tale infatti è la
- distanzache separa l‘isola dalla terraferma […]“.
- *Massaua,Keren, Kassala / Luigi Pennazzi. œ Modena : Soliani, 1887.
-
-
- “Massauaconsta di due isole e di due penisole. L‘isola che più si protende
- inavanti, e che con Gherar forma appunto il porto, è unita con una diga alla
- secondaisola cioè a Taulud; questa a sua volta comunica per mezzo diun‘altra
- digacolla terraferma. Quest‘ultima diga ha la lunghezza di circa 1 km[…].
- […] Le due isole presentano un aspetto particolare ed affascinante per la
- molteplice varietà di razze umane che vi si incontrano, e nelle quali pare di
- scorgere una fusione dell‘ Africa colla vicinissima Asia. Arabi della costa,
- Abissinicristiani e maomettani, Somali, Sudanesi, Egiziani, vari tipi dibeduini,
- qualiBeni-Amer e Habab vivono alla rinfusa con Indiani e Asiatici didifferente
- religionee di svariatissimi costumi […]“.
- Un *mio viaggio nell‘Eritrea / Max Schoeller ; traduzione del Cav.
- Mottura.œ Genova : A. Donath, 1896.
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- “L‘isoladi Massaua […] è lunga circa 880 metri, larga 280. E‘ distantedal
- Ras Gherar, punto più vicino della terraferma, circa 500 metri. E‘costituita da
- banchi conchigliferi e madreporici di formazione recente, nei quali tutte le
- specie fossili che si trovano sarebbero identiche, anche secondo l‘opinione del
- prof. Issel, a quelle viventi nel mare circostante. La parte più bassa e più
- occidentale dell‘isola, che è anche la più estesa, è occupata dalla città. La
- orientale,quasi sei metri più alta, non ha caseggiati. A settentrione si vedeun
- molinoda grano mosso da muli appartenenti al governo; a levante una specie
- di fortezza che sta all‘imboccatura del porto, e accanto ad essa la chiesa e la
- casa della Missione cattolica […]. Varie antiche e belle cisterne, di forma
- oblunga rettangolare, che ricordano quelle romane della Tunisia, ma la
- maggiorparte in rovina, si vedono a fior di terra nella spianata, e traqueste ed
- il limite della città un vetusto cimitero musulmano, le tombe del quale sono
- screpolate e guaste dalle intemperie ed alcune anche irriverentemente
- semiaperte […]. A Massaua le case […] sono per circa la metà di paglia […]
- Alcunegrandi case sono state fabbricate di recente nel puro stile arabo,simili a
- quelle di Geddah, di tanto singolare aspetto per quei balconi sporgenti e
- copertidi legno intagliato a rabeschi […]“.
- *Viaggionei Bogos / Orazio Antinori ; con prefazione del march. Prof.
- Giacomo Antinori. œ Rom a : Società Geografica Italiana, 1887.
-
-
- —Il lettore vuole egli seguirmi? Io gli sarò guida per alcun poco
- nell‘internodella città; lo avverto però che, se non possiede quel senso arcano
- chemuove l‘artista ad ammirare estatico certe cose volgarissime agliocchi dei
- più, la passeggiata non gli riuscirà per nulla gradita. A tutta prima entriamo
- nella via del commercio, in quella ove si aprono i principali negozi di
- manifatture,di mercerie e simili, e nella quale regna la maggiore attività. Visi
- incontrano, nelle ore degli affari, numerosi mercanti e marinai qui venuti da
- lontaneprovincie per far incetta di tele, di conterie, di armi. Il bottegaioarabo
- accovacciatonel suo bugigattolo aspetta gli avventori snocciolando gravemente
- tra le dita una coroncina di Gedda ed intanto si avvolge nei fumi d‘un scisc
- (speciedi pipa), ovvero nei vapori di certi strani profumi che va spandendoun
- fornellettodi terra cotta. Gli sta d‘accanto il pingue Baniano, economo,astuto,
- intentosempre al guadagno, il quale non lascia sfuggir occasione di spacciarla
- sua tela, o di accaparrare presso i suoi clienti l‘avorio e le pelli che egli si
- proponedi spedire a Bombay. Però la sua bottega è sempre più frequentatadi
- quelladel vicino Arabo. Ad ogni tratto dobbiamo scostarci per lasciar libero il
- passo ai facchini che recano al porto zanne d‘elefante, balle dipelli, sacchi di
- caffè,o alle donne, la cui schiena si curva sotto il grave peso di un‘otre piena
- d‘acqua[…]. Nelle vicine stradicciuole, ove si tiene il mercato deicommestibili,
- vi osserveremo una scena del pari animatissima. Da una banda e dall‘altra
- donne e ragazzi esibiscono cinguettando nel loro dialetto, misto d‘arabo e di
- tigrino,datteri secchi dell‘ Egias, intorno a cui si radunano mosche amiriadi,
- lattecontenuto in recipienti di paglia […] burro fuso in bottiglie,idromele, pani
- di tamarindi, ecc. altri presenta agli avventori cocomeri, corbedi patate dolci
- odun cestino d‘insalata. Più lunghe sono esposte, sopra unbanchetto, focacce
- didura ancora calde, il pane del paese, e di contro un friggitore rittoalla porta
- dellasua capanna, circondato dai fumi penetranti del burro bollente checrepita
- inun gran vaso di rame, immerge in quello lunghe filze dipesci, e né li trae
- fuoriappena cotti. Tra molti bugigattoli in cui si esitano granaglie,farina, miele
- ed altro merita speciale osservazione la bottega del semplicista, nella quale
- sonoostensibili in tanti vasetti di legno: un pupillo di garofani,alquanto pepe,
- alcun poco di henna, che serve a tingere in giallo le unghie delle mani e dei
- piedi, qualche frammento di galena, usata dalle donne per annerire i margini
- delle palpebre e le occhiaie, il kusso, rimedio sovrano contro il tenia […] e
- moltesorta di semi ed erbe di cui ignoro il nome e l‘uso […]“
- *Viaggionel Mar Rosso e tra i Bogos / Arturo Issel ; con un‘appendice
- sul m ar Rosso nei suoi rapporti con l‘Italia dopo il 1870. œ 4. ed.
- rivedutadall‘ A. œ Milano : F.lli Treves, 1885.
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- —Altramonto tutto muore, che gran parte della popolazione si reca ad un
- villaggio circa un‘ora dalla città per passarvi la notte che si pretende meno
- calda,ed allora nei bazar sono disposte delle sentinelle […]“
- *Abissinia : giornale di un viaggio / Pippo Vigoni. œ Milano : Hoepli,
- 1881.
-
- —Se Dante avesse conosciuto Massaua, è ben certo che il suo Inferno
- conterrebbeuna bolgia di più nella quale il sommo poeta avrebbe messo i più
- colpevolifra i suoi dannati. Ad un sole i cui raggi fanno salire iltermometro a
- 45°, aggiungete una terra nuda, senza vegetazione, senz‘acqua […] eppure
- […] qualche cosa riguadagna […] se il sole è torrido, in compenso la brezza
- marina vi ha delle dolcezze sconosciute altrove, una certa soavità d‘alito che
- rarevolte trovai sulle spiagge più belle e le più rinomate; se le suecase sono
- inabitabili,se tutti gli insetti che Noè ebbe il torto di salvare nella sua arcavi si
- sono dati appuntamento, quale voluttà, quale estasi non provasi nel dormire
- all‘aperto, ammirando lo stupendo spettacolo di queste notti africane, all‘aere
- sì trasparente, al cielo sì cupamente azzurro, al firmamento sì tempestato di
- stelle,all‘atmosfera sì pregna di elettricità e di voluttà, che visale al cervello,
- vi inebria e vi culla […] e il tramonto […] è un‘ elegia triste, melanconica,
- soave,che rammenta il bacio di Giulietta, il canto di Desdemona, oil lontano
- suonodi una mandola nel silenzio della notte […]“.
- *Massaua,Keren, Kassala / Luigi Pennazzi. œ Modena : Soliani, 1887.
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