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Massaua 1887

Post n°21 pubblicato il 29 Settembre 2010 da slvnccl
 


  • Massaua1887
  •  
  • Quale è l‘origine di Massauah ? […] Munzinger che molto studiò questi
  • paesi, crede che bisogna ricercare l‘etimologia del suo nome nella lingua
  • indigena (hassia o tigrè) nella quale la parola mezaua significa lo spazio
  • attraversoil quale si può distintamente udire la voce umana; tale infatti è la
  • distanzache separa l‘isola dalla terraferma […]“.
  • *Massaua,Keren, Kassala / Luigi Pennazzi. œ Modena : Soliani, 1887.
  •  
  •  
  • Massauaconsta di due isole e di due penisole. L‘isola che più si protende
  • inavanti, e che con Gherar forma appunto il porto, è unita con una diga alla
  • secondaisola cioè a Taulud; questa a sua volta comunica per mezzo diun‘altra
  • digacolla terraferma. Quest‘ultima diga ha la lunghezza di circa 1 km[…].
  • […] Le due isole presentano un aspetto particolare ed affascinante per la
  • molteplice varietà di razze umane che vi si incontrano, e nelle quali pare di
  • scorgere una fusione dell‘ Africa colla vicinissima Asia. Arabi della costa,
  • Abissinicristiani e maomettani, Somali, Sudanesi, Egiziani, vari tipi dibeduini,
  • qualiBeni-Amer e Habab vivono alla rinfusa con Indiani e Asiatici didifferente
  • religionee di svariatissimi costumi […]“.
  • Un *mio viaggio nell‘Eritrea / Max Schoeller ; traduzione del Cav.
  • Mottura.œ Genova : A. Donath, 1896.
  •  
  •  
  • L‘isoladi Massaua […] è lunga circa 880 metri, larga 280. E‘ distantedal
  • Ras Gherar, punto più vicino della terraferma, circa 500 metri. E‘costituita da
  • banchi conchigliferi e madreporici di formazione recente, nei quali tutte le
  • specie fossili che si trovano sarebbero identiche, anche secondo l‘opinione del
  • prof. Issel, a quelle viventi nel mare circostante. La parte più bassa e più
  • occidentale dell‘isola, che è anche la più estesa, è occupata dalla città. La
  • orientale,quasi sei metri più alta, non ha caseggiati. A settentrione si vedeun
  • molinoda grano mosso da muli appartenenti al governo; a levante una specie
  • di fortezza che sta all‘imboccatura del porto, e accanto ad essa la chiesa e la
  • casa della Missione cattolica […]. Varie antiche e belle cisterne, di forma
  • oblunga rettangolare, che ricordano quelle romane della Tunisia, ma la
  • maggiorparte in rovina, si vedono a fior di terra nella spianata, e traqueste ed
  • il limite della città un vetusto cimitero musulmano, le tombe del quale sono
  • screpolate e guaste dalle intemperie ed alcune anche irriverentemente
  • semiaperte […]. A Massaua le case […] sono per circa la metà di paglia […]
  • Alcunegrandi case sono state fabbricate di recente nel puro stile arabo,simili a
  • quelle di Geddah, di tanto singolare aspetto per quei balconi sporgenti e
  • copertidi legno intagliato a rabeschi […]“.
  • *Viaggionei Bogos / Orazio Antinori ; con prefazione del march. Prof.
  • Giacomo Antinori. œ Rom a : Società Geografica Italiana, 1887.
  •  
  •  
  • Il lettore vuole egli seguirmi? Io gli sarò guida per alcun poco
  • nell‘internodella città; lo avverto però che, se non possiede quel senso arcano
  • chemuove l‘artista ad ammirare estatico certe cose volgarissime agliocchi dei
  • più, la passeggiata non gli riuscirà per nulla gradita. A tutta prima entriamo
  • nella via del commercio, in quella ove si aprono i principali negozi di
  • manifatture,di mercerie e simili, e nella quale regna la maggiore attività. Visi
  • incontrano, nelle ore degli affari, numerosi mercanti e marinai qui venuti da
  • lontaneprovincie per far incetta di tele, di conterie, di armi. Il bottegaioarabo
  • accovacciatonel suo bugigattolo aspetta gli avventori snocciolando gravemente
  • tra le dita una coroncina di Gedda ed intanto si avvolge nei fumi d‘un scisc
  • (speciedi pipa), ovvero nei vapori di certi strani profumi che va spandendoun
  • fornellettodi terra cotta. Gli sta d‘accanto il pingue Baniano, economo,astuto,
  • intentosempre al guadagno, il quale non lascia sfuggir occasione di spacciarla
  • sua tela, o di accaparrare presso i suoi clienti l‘avorio e le pelli che egli si
  • proponedi spedire a Bombay. Però la sua bottega è sempre più frequentatadi
  • quelladel vicino Arabo. Ad ogni tratto dobbiamo scostarci per lasciar libero il
  • passo ai facchini che recano al porto zanne d‘elefante, balle dipelli, sacchi di
  • caffè,o alle donne, la cui schiena si curva sotto il grave peso di un‘otre piena
  • d‘acqua[…]. Nelle vicine stradicciuole, ove si tiene il mercato deicommestibili,
  • vi osserveremo una scena del pari animatissima. Da una banda e dall‘altra
  • donne e ragazzi esibiscono cinguettando nel loro dialetto, misto d‘arabo e di
  • tigrino,datteri secchi dell‘ Egias, intorno a cui si radunano mosche amiriadi,
  • lattecontenuto in recipienti di paglia […] burro fuso in bottiglie,idromele, pani
  • di tamarindi, ecc. altri presenta agli avventori cocomeri, corbedi patate dolci
  • odun cestino d‘insalata. Più lunghe sono esposte, sopra unbanchetto, focacce
  • didura ancora calde, il pane del paese, e di contro un friggitore rittoalla porta
  • dellasua capanna, circondato dai fumi penetranti del burro bollente checrepita
  • inun gran vaso di rame, immerge in quello lunghe filze dipesci, e né li trae
  • fuoriappena cotti. Tra molti bugigattoli in cui si esitano granaglie,farina, miele
  • ed altro merita speciale osservazione la bottega del semplicista, nella quale
  • sonoostensibili in tanti vasetti di legno: un pupillo di garofani,alquanto pepe,
  • alcun poco di henna, che serve a tingere in giallo le unghie delle mani e dei
  • piedi, qualche frammento di galena, usata dalle donne per annerire i margini
  • delle palpebre e le occhiaie, il kusso, rimedio sovrano contro il tenia […] e
  • moltesorta di semi ed erbe di cui ignoro il nome e l‘uso […]“
  • *Viaggionel Mar Rosso e tra i Bogos / Arturo Issel ; con un‘appendice
  • sul m ar Rosso nei suoi rapporti con l‘Italia dopo il 1870. œ 4. ed.
  • rivedutadall‘ A. œ Milano : F.lli Treves, 1885.
  •  
  •  
  • Altramonto tutto muore, che gran parte della popolazione si reca ad un
  • villaggio circa un‘ora dalla città per passarvi la notte che si pretende meno
  • calda,ed allora nei bazar sono disposte delle sentinelle […]“
  • *Abissinia : giornale di un viaggio / Pippo Vigoni. œ Milano : Hoepli,
  • 1881.
  •  
  • Se Dante avesse conosciuto Massaua, è ben certo che il suo Inferno
  • conterrebbeuna bolgia di più nella quale il sommo poeta avrebbe messo i più
  • colpevolifra i suoi dannati. Ad un sole i cui raggi fanno salire iltermometro a
  • 45°, aggiungete una terra nuda, senza vegetazione, senz‘acqua […] eppure
  • […] qualche cosa riguadagna […] se il sole è torrido, in compenso la brezza
  • marina vi ha delle dolcezze sconosciute altrove, una certa soavità d‘alito che
  • rarevolte trovai sulle spiagge più belle e le più rinomate; se le suecase sono
  • inabitabili,se tutti gli insetti che Noè ebbe il torto di salvare nella sua arcavi si
  • sono dati appuntamento, quale voluttà, quale estasi non provasi nel dormire
  • all‘aperto, ammirando lo stupendo spettacolo di queste notti africane, all‘aere
  • sì trasparente, al cielo sì cupamente azzurro, al firmamento sì tempestato di
  • stelle,all‘atmosfera sì pregna di elettricità e di voluttà, che visale al cervello,
  • vi inebria e vi culla […] e il tramonto […] è un‘ elegia triste, melanconica,
  • soave,che rammenta il bacio di Giulietta, il canto di Desdemona, oil lontano
  • suonodi una mandola nel silenzio della notte […]“.
  • *Massaua,Keren, Kassala / Luigi Pennazzi. œ Modena : Soliani, 1887.

 

 

 
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