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Post n°395 pubblicato il 17 Luglio 2010 da tizi88_2006
Il termine "Dry line", letteralmente linea secca, è stato coniato dai cacciatori di temporali americani alle prese con i fenomeni violenti che spesso e volentieri nel corso della stagione estiva solcano le loro "plains", le grandi pianure statunitensi. Come ogni moda che si rispetti, anche la Dry line è riuscita a varcare le sponde dell'oceano e ad approdare entro i confini italiani, identificando con quella dicitura un fenomeno di proporzioni sicuramente minori ma comunque piuttosto frequente anche dalle nostre parti. L'esempio più chiaro e ricorrente lo ritroviamo sulla pianura Padana, allorquando ci troviamo sotto l'influenza di correnti settentrionali sottoposte alla meticolosa opera di filtraggio operata dall'arco alpino. In quel frangente le regioni di nord-ovest finiscono sotto il Foehn, vento settentrionale alquanto secco, mentre quelle nord-orientali si trovano sotto l'azione di un minimo di pressione a mesoscala (di limitate proporzioni) nato per motivi orografici e sovente centrato sull'alto Adriatico. La rotazione antioraria delle correnti al livello del mare preleva aria umida dall'Adriatico e la sospinge verso la pianura Padana tramite venti da est. Questi vanno quindi a scontrarsi contro i flussi secchi favonici prima descritti in discesa dalle quote superiori. Lungo la linea di contatto tra l'aria secca in quota ad ovest e quella umida ad est al suolo si sviluppa un vero e proprio fronte, la cua caratteristica saliente però non deriva da una differenza termica bensì appunto igrometrica. Le zone interessate in modo più frequente dal fenomeno vanno dalla pianura lombarda centro-orientale a quella veneta, a quella emiliana. I temporali connessi con questo tipo di situazione possono a volte degenerare anche in individui supercellulari forieri non solo di grandinate ma, se la componente dinamica lo consente, anche di pericolosi tornado. A PRESTO!
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