Creato da Matrixart il 29/10/2006

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Battistero di Volterra

Post n°5 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da Matrixart
 
Foto di Matrixart

Nell’epigrafe c’è scritto che i Volterrani conquistano Monte Voltrario e lo distruggono, dopo di che il podestà di Volterra in quel momento è anche podestà di Monte Voltrario. Successivamente furono ricostruito il castello e le fortificazioni della fortezza di Monte Voltrario nel 1252 sotto questo podestà, Alberto conte di Segalari. In fondo in caratteri più piccoli c’è una firma: “Giroldo da Lugano mi ha fatto”. Giroldo da Lugano altro che non è che Giroldo da Como perché Lugano è in diocesi di Como e Giroldo da Como è uno di quei tanti maestri di origine comasca che lavorano in questa zona della Toscana; lui lavora a San Miniato al Tedesco, all’abbazia di Montepiano, nel fonte battesimale che è firmato a Massa Marittima. Questo Giroldo da Como era architetto e  scultore e ha costruite vari case – torri a Volterra, fra cui la torre Toscano. Il problema della firma è di che valore dare a questo “fecit”, cioè sicuramente Giroldo da Lugano sarà stato anche l’autore di questa epigrafe, ma ha un senso firmare l’epigrafie? No. E quindi ci sono due scuole di pensiero, alcuni dicono che Giroldo da Como è l’autore delle fortificazioni di Monte Voltrario che è la cosa più logica perché nell’iscrizioni si parla delle fortificazioni di Monte Voltrario fatte nel 1252. Altri sostengono che l’iscrizione si riferisca al battistero stesso, cioè che Giroldo da Como avrebbe firmato l’edificazione del battistero e che è una cosa molto arbitrario visto che nell’iscrizione non si parla del battistero, ma si parla della costruzione della fortificazione delle mura di Monte Voltrario.

Però si sa che il battistero viene terminato nel 1283 e quindi in anni piuttosto lontani dal 1252 in cui vengono costruite le fortificazioni di Monte Voltrario.

Questo battistero è un edificio tardo romanico che però si rifà esattamente ai prototipi della piena età romanica, che a loro volta si rifanno a modelli paleocristiani. Qui la pianta è di tipo paleocristiano, un ottagono con queste nicchie che può far venire in mente addirittura il battistero di Sant’Ambrogio a Milano del IV secolo. Qui agli angoli ci sono questi piedritti a sezione cilindrica di tipo cistercense e quinti età gotica.

La tela all’altare che raffigura l’Ascensione è di Niccolò Cercignani detto il Pomarancio del 1591, pittore originario di Pomarance che è vicino a Volterra.

Il fonte è di Andrea Contucci detto il Sansovino, perché nativo di Monte San Savino in Val di Chiana; è da non confondersi con il suo allievo, Jacopo Sansovino che si chiamava Jacopo Tatti.

Andrea Sansovino ha viaggiato molto addirittura fino in Portogallo, poi ritorna a Firenze all’inizio del ‘500 e inizia il gruppo scultoreo sulla porta del Paradiso del battistero, dove il Cristo battezzato da San Giovanni Battista è di Andrea Sansovino; però il lavoro non viene portato a termine, tanto è vero che poi Vincenzo Danti e Innocenzo Spinazzi lo hanno portato a termine. Poi di Andrea Sansovino è l’altare Corbinelli in Santo Spirito a Firenze.

 
 
 
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