Senza uggia gravidano i silenzi colti in questo mattino spalancato che elegiaco cala e fa a patti con la mera e sola voce che mi rimane, cupida di questo ultimo tempo avvinghiato solo a clichè di vento. Questo presente mi perscruta, agro è il suo addossarsi sotto al mento che mi tiene distante la voce, arrestata dalle perpetue offuscate verità nell'ombra di un futuro pendulo allo sguardo che ascoso copro rabbonendone la pace. E' un vessillo il mio stesso percipere, un diletto verso un'indivisa cruce che porto nel cuore, un sofferente interesse che copioso si sigilla sotto le ombre di una caligine tagliata fine, ancora viva, franata in corsa verso questa ricerca che mi terrà al riparo dal lacrimare, in una cavità d'oro che senza tracotanza non lede e non mi denuda dal contiguo spasmo. E' così che ancora attendo il fiato mio malgrado e il suo essere affine con l'aria, ho compreso di poter essere in qualsivoglia piega, gomito, svolta di questa mea vita.
Inviato da: canescioltodgl10
il 13/07/2016 alle 08:12
Inviato da: canescioltodgl10
il 01/06/2016 alle 07:40
Inviato da: dominjusehellah
il 27/11/2015 alle 23:15
Inviato da: PRONTALFREDO
il 27/11/2015 alle 21:02
Inviato da: EMMEGRACE
il 21/11/2015 alle 10:42