Creato da archetypon il 03/08/2005

Ombre di Luce

Davanti a me fluttua un'immagine, uomo o ombra, più ombra che uomo, più immagine che ombra. (W.B. Yeats)

 

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intrecci senza (un) fine

Post n°905 pubblicato il 09 Novembre 2009 da archetypon
 

È come entrare in un supermercato e di ogni prodotto, ancorché esposto secondo le leggi della persuasione, ne osserviamo l'etichetta prima di acquistarlo: peso e altezza, condizione di mercato, gradi di libertà. Garanzia. Alle volte è sufficiente l'involucro: se piace, s'afferra. E il "prezzo", dilazionato poiché a credito, ci pare sempre quello "giusto".

Così accade anche questo nelle invisibili strade della Rete. Ma né moralismo né meraviglia mi impegnano: in una società di future(s), perché dovrebbero esserne esenti le relazioni umane?

Piuttosto è la labilità di queste strade e la fugacità delle storie che le percorrono che mi disorienta. Manifestandomi anch'io su queste strade - essere-nella-rete: ontologia nel postmoderno! - oramai, spaesato, senza luogo, in questo supermercato, mi sembra che al mondo esistano solo storie che restano in sospeso e si perdono per strada. Cosicché ...

 

 


 

Commenti al Post:
nagel_a
nagel_a il 09/11/09 alle 09:40 via WEB
.. forse non esistono che storie in sospeso, forse non vi è mai una fine "reale" solo provvisoria che dlaziona la sospensione.. e inseguendo i fili comunque ci si perde..
 
DONNADISTRADA
DONNADISTRADA il 09/11/09 alle 10:23 via WEB
Teorizzo non solo nella rete ma anche nella vita questa teoria che più che "postmoderno" chiamo del viandante. Il cammino e gli incontri, lievi, ad una stazione di posta, ad una fonte, a un ruscello dove scambiare notizie della strada che si è percorsa, bere insieme una ciotola d'acqua o una tazza di tè. Poi ognuno continua la sua strada. Senza interferenze, senza intralci.
Eppure torno sulla strada percorsa, ormai morta, mi sorprendo ogni volta di non trovare le stesse presenze, le stesse situazioni, gli stessi stati d'animo precedenti. E mi ritrovo talvolta delusa, talvolta addolorata e piango quel che è rimasto sospeso, avariato, rovinosamente andato.
 
JoyMusette
JoyMusette il 09/11/09 alle 11:29 via WEB
supermercato virtuale. Peperoni di plastica. Prendere o lasciare.
 
Yaris167
Yaris167 il 09/11/09 alle 11:38 via WEB
Perchè labilità? E soprattutto perchè parlare di discontinuità o sospensione delle storie...? Capisco il disorientamento che può scaturire dall'intreccio ma questa è la rete.Come la vita del resto, o almeno la parte esterna di ciò che chiamiamo vita e che, nel quotidiano, non ci mostra che frammenti...Mi viene in mente che, in matematica, "una funzione continua è una funzione per cui a variazioni sempre più piccole di un punto corrispondono variazioni sempre più piccole dell' immagine"...variazioni impercettibili, alla vista, ma non per questo meno significative...
 
Framment.Aria
Framment.Aria il 09/11/09 alle 12:43 via WEB
E' il destino di ciò che viene acquistato e non consumato, di ciò che non viene messo alla prova, come una promessa non mantenuta, o che non si ha il coraggio di mantenere: la sospensione, una bolla di vuoto colma di nulla, di illusioni, di maschere.
a volte la sospensione è una forma difensiva di un miraggio. Sylvia Plath aveva un'amico, confidente dei suoi dubbi d'amore, un amico speciale che lei rifiuta di incontrare, il loro rapporto deve rimanere confinato alla carta, dove si può svolgere secondo leggi diverse rispetto a quelle reali, e gli dice: "Eddie, ho pensato. Quale ironia. Sei un sogno: spero di non incontrarti mai".
E poi ci sono sospensioni che sono una pelle in cui custodire qualcosa di bello che potrebbe esserci ma non può esserci, un sentimento possibile osteggiato da una quaotidianità impossibile, come due fili che , attratti e ammaliati, si sfiorano ma non si intrecciano, per non sciupare l'incanto, per conservare un germoglio d'amore, e nutrirlo in modo altro.

...
 
 
Framment.Aria
Framment.Aria il 09/11/09 alle 17:55 via WEB
c'è un apostrofo di troppo ad un amico, chiedo venia :)
 
luna.isola
luna.isola il 09/11/09 alle 17:05 via WEB
Mah.... per la verità, io vedo gente "in vetrina" anche nella realtà di tutti i giorni.... e i sentimenti sembrano essere "sfuggenti" esattamente come in ambiente virtuale... cambia poco, ma ilsenso resta lo stesso. Gente che recita un ruolo e indossa una maschera. Ma quel che c'è sotto, nascosto, è davvero molto interessante.. eppur si cela, si insabbia, si riduce. Si ha paura del giudizio altrui (tra l'altro... in qst ambiente... ho notato anche molti comportamenti vigliacchi. Proprio per il fatto che si sfugge meglio e più in fretta). Si recita meno bene, tuttavia si pensa di carpire l'interesse altrui con "finzioni da supermercato".. appunto) Il tuo blog ad ogni modo ha un livello intellettuale decisamente superiore alla media :) MCM
 
patah
patah il 10/11/09 alle 09:35 via WEB
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