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Il valzer delle cadreghe.

Post n°1602 pubblicato il 25 Ottobre 2010 da charliebrowna
 

La cella in cui passo buona parte della mia esistenza è un pò la discarica della Valle.
Una macchina da scrivere perde un tasto? E mettiamola lì.
Uno scatolone di programmi informatici del 1998? E mettiamolo lì.
Una tonnellata di buste con l'intestazione recante l'indirizzo del 1987? E mettiamola lì.
Una decina di mouse con attacco per pc già defunti? E mettiamoli lì.
Noi, prigioniere della cella, subiamo sto rimessaggio di ferraglia inutile e mangiapolvere.
Noi, prigioniere della cella, impiliamo la robaccia in un cantuccio.
Poi, quando i nostri stinchi ne hanno abbastanza di bestemmiare ad ogni incespicamento doloroso, prendiamo la monnezza, la mettiamo fuori dalla porta con su un bel cartello. Da buttare.
Lo stesso trattamento si verifica con l'arredo della cella, ma in codesto caso non possiamo appiccicar cartelli di sorta, se non desiderando altresì rimaner a lavorare in piedi o seduti a gambe incrociate per terra. Ma la mia schiena si domanda come potrebbe mai rialzarsi dopo.
Quindi abbiamo scrivanie segnate da incauti taglierini, bordi scheggiati, cassetti traballanti, seggiole di tutti i colori, di tutte le dimensioni, di tutti i comforts.
Vuoi una sedia verde con braccioli con schienale che non sta fermo e ti catapulta dall'altra parte della provincia monza-briantea (tu dimmi come posso aggettivare meglio la provincia in cui risiedo, tu dimmi)? C'è!
Vuoi una seggiola rosso fragola senza braccioli? C'è.
Vuoi una sedia verde a schienale alto ma macchia di bianchetto grande quanto l'Australia su cui poggiare il deretano? C'è.
Vuoi una sedia blu notte sfondata? C'è.
Vuoi una sedia blu notte non sfondata? C'è pure quella.
La prima è di Misery.
La seconda è mia.
Tornata dalla crociera, poggiate le chiappe sulla seggiola mi son resa conto del misfatto.
La subdola le ha invertite.
Messa alle strette ha negato.
Temendo i miei stinchi una dipartita improvvisa e prematura, ho fatto buon viso a cattivo gioco, e ho avvisato Colei Che Scoprì Il Blog Etc. Etc. che mi promise di far venire il tizio che sistema le seggiole. Correva il 23 settembre.
Da allora ad ora, non solo la mia seggiola rimane sfondata, ma Misery ha preso una bella abitudine (per compensare la mancanza di grappa in cella, immagino).
Ella ogni mattina, sola soletta, sposta le varie sedie dalle postazioni, srotellandole a destra e sinistra, stamane addirittura espatriando sul ballatoio. Sembra di essere in un Master Mind tridimensionale. Qualche volta ce ne son 2 rosse, a volte 3 verdi, ogni tanto 1 di ogni colore. Bisogna ingegnarsi a capire quale è sparita e quale è apparsa e da dove.
L'unica che non tocca mai è la mia, sempre sfondata.
Sarà per depistarci.

 
 
 

Lo scontrino mi contraddice la tradizione. Ad onor di verità.

Post n°1601 pubblicato il 24 Ottobre 2010 da charliebrowna
 

Il mio ridente paesiello, in quanto tale, festeggia la festa patronale il 4 novembre, giusto quando nell'aria si diffonde profumo di crisantemi marciti.
Tradizione della zona briantea (anche se non ho la più pallida idea di codesta tradizione fin a quali confini si estenda) vuol che si prepari la torta di latte.
Detta anche torta di pane, torta paesana, torta quella-tutta-cioccolato (codesta è la definizione dei profani).
Leggenda vuole che fosse il dolce della povera gente dei tempi che furono.
Costoro prendevano il pentolone, ci mettevano il latte, una manciata di cacao e tutto ciò che avanzava in casa e che non fosse salato.
In famiglia l'addetta è mammina bella, che però ha l'influenza, indi la Charlie si è rimboccata le maniche, e per non rompere le anime in giro, ha cercato nel web una ricetta non troppo complessa.
Ne ha trovate a centinaia, neanche una uguale.
E chi mette il pane lavorato e chi la michetta e chi quello all'olio.
E chi mette i biscotti secchi e chi i paves..vabbè ci siam capiti.
E chi non mette il cacao ma chilate di cioccolato fondente.
E chi non mette le uvette ma i canditi, chi i canditi no e le uvette sì.
E chi ci schiaffa pure le uova e il burro e lo zucchero.
Chi mette tutto in ammollo la sera prima, chi solo il pane, chi frulla tutto, chi niente.
Io, confusa più del solito, persistente nell'intento, sprezzante del pericolo batterico, ho chiesto a mammina.

 
 
 

Pranayama

Post n°1600 pubblicato il 22 Ottobre 2010 da charliebrowna
 

Si sa che io faccio finta di essere salutista in svariati e fantasiosi modi.
Vado in bicicletta la domenica mattina a bere il cappuccino.
Faccio le scale per salire e poi scendere da casa, anche per scendere e poi salire.
Uso cremerie bagnoschiumerie e ammenicoli sparsi scelti accuratamente in erboristeria.
Niente pasta di grano, ma di kamut (ma i biscotti proprio proprio no!).
Niente zucchero, ma miele.
Niente sapone, ma panetto non sapone.
E la sera, bevo tisanina, di gusti diversi a seconda della stagione, delle condizioni psicofisiche, della rimanenza nella dispensa.
L'ultima acquistata aveva quella spruzzata di cannella che mi appallava la lingua, rovinandomi i sonni (e credo pure i sogni).
Ho tentato di resistere e di finir tutte le bustine.
Ed infatti oggi ho portato la scatoletta con le sette rimanenti in Valle (in Valle non si butta via niente).
Ho dispensato bustine a chiunque, con un sorriso di falso apprezzamento per il gusto del beverone, in realtà era di sollievo per lo smaltimento veloce della zavorra erbaiola.
Nel aprir la scatoletta per poter tritare il cartoncino (riciclo anche la carta, oh sì sì) l'ho scovata.
(a me m'ha fatto tanto ridere,
nella mia stolta ignoranza)

 
 
 

Come al rallentatore.

Post n°1599 pubblicato il 21 Ottobre 2010 da charliebrowna
 

I soliti sette gradi mattutini, poi, d'improvviso, eccola.
Estate di reflusso.
Venti gradi.
Cielo terso come solo le polveri sottili san rendere.
Sole giallo come solo il sole freddo può fingere d'essere.
E allora vorrai mica, che in pausa pranzo Kermit ed io si vada al supermercato in macchina!
A piedi, coi nostri pantaloni di panno, con i nostri giubbotti, con il nostro entusiasmo.
Tempo qualche minuto ed avevamo allucinazioni di Wyl E. Coyote e Beep Beep che ci facevano il gesto dell'ombrello.
Ma, ecco a distrarci, giusto in dirittura d'arrivo un sms alla mia personcina.
Chiaro come il sole, alle 13, è l'operatore telefonico con qualche iniziativa poco chiara ed altamente poco gratuita.
Ed infatti, mi si annuncia gioiosi che parteciperò all'estrazione di un supermegastratosferico televisore 8004 pollici, se risponderò sì all'sms mi abbonerò a quel servizio fino al 15/4! Oh yeah!
Mentre sproloquiavamo della simpatica fregatura, delle virgole malandrine, delle offerte incautamente accettate che poi ti rimangono appiccicate addosso come cimici in autunno, scendiamo dal marciapiede per entrare nel parcheggio del super.
Kermit, poco avanti, io dietro, testa bassa, a verificare di pigiar il tasto giusto.
Alzo il capino, e vedo lei immobile in mezzo alla strada, braccia leggermente aperte, ed un gippone che decisamente la punta, mica fermo, no, a velocità sostenuta.
In quel momento, ho pensato simultaneamente:
oh! cazzo fa questo?
oh, è così che accadono le tragedie che leggi sui giornali!
oh ma Ker! spostatiii!
oh mastoddeficiente si ferma o no?!
oh vediamo il volto del nostro assassino.
alzo lo sguardo ed eccolo lì, sorridente, sfottente, pirla.
L'Uomo delle Farfalle.
Adorabile, come sempre.

 
 
 

Tempo stimato d'acquisto: un paio di mesi.

Post n°1598 pubblicato il 20 Ottobre 2010 da charliebrowna
 

E dire che quando ho fatto il cambio stagionale, qualche mese fà, ero tutta contenta di me stessa.
Ero stata diligente, premurosa, delicata, attenta.
Nel muovermi ho avuto cura di non sfregare contro angoli stipiti taniche d'olio.
Nello star seduta ho compostamente tenuto una postura atta a non urtar gambe di tavoli persone animali.
Nei giorni di pioggia ho accuratamente evitato le pozzanghere, ho monitorato a metri di distanza se qualche automobilista sfrecciasse nella mia direzione felice di potermi inzaccherare, ho retto l'ombrello come si deve, proteggendo tutta la personcina da capo a piedi.
Ed ero tutta lieta del risultato. Mentre toglievo dall'armadio infradito sandaletti e ciabatte, riponevo scarponcini scarpotte scarpette che, davvero incredibile, avevano mantenuto un aspetto più che rispettabile. Quasi quasi nuove, pochi segni, zero patacche, un paio di cuciture allentate o poco più.
Ma esse covavano un alieno.
Tutte e dico tutte e tre le paia che, per ora, ho riutilizzato hanno una voragine interna nella parte posteriore.
Il nemico non era il nefando clima, non era nemmeno l'incauta mobilia sul mio cammino, e manco il sadico guidatore, no, il nemico era il mio tallone.

 
 
 
 

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L'autoritratto l'ho fatto io.
Le foto accanto al titolo è di Andy Bell e quella in fondo alla pagina sul sito del National Geographic.

 
 
 
 

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