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Un blog creato da charliebrowna il 31/03/2006

Charlierìe

del tappeto sbattuto in sull'uscio

 
 

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Non pigiatemi. Non polliciatemi. Non piacetemi.

Post n°1597 pubblicato il 19 Ottobre 2010 da charliebrowna
 

Ok, son fra quelli che masticano informatica come masticherebbero carta moschicida: soffrendo enormemente e ritrovandosi accapottati sopra una tazza igiuenica, se non fatalmente sul tappeto buono (che, tanto, non ho).
Ok, son fra quelli che rogna a prescindere quando ci son cambiamenti anche solamente grafici o di ubicazione, in quanto il mio neurone non ce la può fare senza una degna seduta propedeutico-rilassante.
Ok, son fra quelli che si adegua, che fa buon viso a cattivo gioco, che trova la soluzione migliore in una situazione fastidiosa.
Però.
Giusto per.
Si dovrebbe aver la cortesia di avvisare.
Si dovrebbe aver la cortesia di lasciar scegliere la grafica della propria finestrella web, anche in una righetta che a molti non darà fastidio (a me innerva, e non poco).
Si dovrebbe aver la cortesia di comprendere che il piacere o meno non ha bisogno di tasti cliccati o meno. O meglio, non per tutti è così.
Scritto ciò, io vado avanti come sempre eh, che ormai ci sono affezionata, a rischio di perdere la faccia (e spero solo quella).
Sì, perchè, beh, sono a chiedere gentilmente, amicici e non, abbiate la cortesia di non piacermi.
Chè dillà ho Codaliscia (e la sua morosa), Linguetta, Ermutanda (esua moglie e sua sorella), Smutandata (e suo figlio).

 
 
 

E finalmente ho usato la funzione che tratteggia le parole da togliere (altrimenti mi rimaneva indigesta l'azione mancata).

Post n°1596 pubblicato il 18 Ottobre 2010 da charliebrowna
 

La Valle è valle antica, lo si sa.
Trent'anni sul groppone.
E, ohibò, se ne rimangon altri tre è una cuccagna.
In quanto vetusta, si è trascinata nel corso dell'esistenza, oltre a polvere sugli e negli ingranaggi e fra i neuroni degli abitanti, anche obsoleti macchinari, alcuni di imprecisabile datazione.
Ci son macchine da scrivere il cui nastro è ufficialmente fuori commercio dagli anni 90.
Ci son moduli per uffici pubblici che non esistono più, se mai furono attivi.
Ci son punti metallici che hanno talmente tanta ruggine da poter essere usati come arma biologica.
Ci son i telefoni. No, non a disco (disco? ussignur come si chiamavano?). Anche se uno l'abbiamo, per le emergenze. Grigio ministeriale.
I telefoni, dicevo, son con i tasti, ma pure col filo,e han visto tal svariate primavere da aver detto filo usurato. Qualsiasi telefonata, anche con la tua dirimpettaia di cella, sprigiona sfrigolii spernacchiamenti fischi silenzi imbarazzanti.
Finalmente il boss ha approvato l'acquisto di nuovi tel (ci stavi credendo sul serio?) cavi in sostituzione.
L'incaricata è Colei Che Una Volta Chiamavo Linguetta Poi Ha Scoperto Che La Chiamavo Linguetta Non Mi Ha Parlato Per Un Pò Ma Ora Sì Quindi Vabbè Ci Siamo Capiti.
Dunque, lei oggi è passata in pausa pranzo a sostituirli.
Il mio nuovo cavo è nero. Essendo tutti i telefoni bianchi, tutti gli altri cavi bianchi, il motivo mi sfugge, se non fosse che potrebbe essere un messaggio subliminale.
Il telefono mi è stato rimontato al contrario. Prima la tastiera ed il visore eran leggermente inclinati verso l'utente, ora son perpendicolari all'utente e appena prendo la cornetta si ribalta il resto dell'apparecchio, se invece riadagio la cornetta o schiaccio i tasti si capotta all'indietro. Avendo sostituito tutti i cavi (dieci) e solo il mio al contrario, mi domando se il messaggio non sia poi così tanto subliminale.

 
 
 

Un romanzo per indulgermi senza danni collaterali.

Post n°1595 pubblicato il 17 Ottobre 2010 da charliebrowna
 

Lo so, le foglie gialle rosse marroni, umidicce scrocchianti, il venticello pungente, il cielo madreperlaceo, o grigiopirla che dir si voglia, le castagne le noci, i falò le torte paesane.
Una meraviglia, lo so.
Ma a me l'autunno non piace. Da sempre.
Mi rammento unenne nella mia bella carrozzina che raggrinzivo il musetto in una smorfia di orrore per la scoperta del gelo. Io, nata nel mese di luglio. Io, nata nella caldazza estiva di città briantea. Io, io avrei dovuto sopportare quella roba lì che ti congela piedi e mani e sbatacchiare i denti (ok, i denti non li avevo ancora, ma il ciuccio sbatacchiante non rende l'idea).
Ecco, quindi, oggi, quarant'anni dopo (ero unenne proprio per far cifra tonda), che in questi giorni patisco enormemente il mutar climatico.
Queste giornate mi rendono estremamente malinconica, rognosa, pigrosa.
Malinconica verso le situazioni, quelle passate, quelle perse, quelle ipotetiche, quelle sognate.
Rognosa verso atteggiamenti, miei, altrui. Perennementi sbagliati i miei, incomprensibilmente distanti quelli altrui.
Pigrosa nelle reazioni, alle situazioni che potrei ma non voglio, agli atteggiamenti che dovrei ma non voglio, al grigiore che vorrei ma non voglio.
E quindi? quindi indulgo, sollevo me medesima da questi crucci fatui.
E come? ma spadellando di buona lena.
Che poi sta cosa cozza con i buoni propositi alimentari di inizio settembre.
D'altronde, era ancora estate.

 
 
 

Panico a merenda

Post n°1594 pubblicato il 14 Ottobre 2010 da charliebrowna
 

Una giornata tranquilla, serafica, liscia come l'olio.
Pratiche che si disbrigano in poco tempo, se non si risolvono da se medesime.
Pausa merenda.
Krukken si mangia la sua uva.
Io prendo la bottigliona da due litri d'acqua, svito il tappo, prendo il bicchiere con la sinistra, essendo la destra impegnata a reggere la bottiglia, prendo la mira del bicchiere ed ecco che appare.
Lenta lenta, calma calma, zampina zampina, sbuca dal polsino del mio maglione, con le sue fetide antennine che sondano l'aere.
Una cimice che sbuca dal mio braccio?!
Un applauso al mio sangue freddo che mi ha impedito di urlare a squarciagola.
Uno lieve, di applauso, perchè ho smanacciato istintivamente schifatamente violentemente, innaffiando tutta la scrivania.
La zocc...bestiola si è, giustamente, arpionata all'orlo della manica. Mi è toccato dare un supremo scossone al braccio, schizzando acqua per terra e nel cestino della cartastraccia e nella sacca della pappa e su alcune innocenti pratiche.
E la maledetta non s'è mossa minimamente, intuendo che qualunque mossa avrebbe scatenato ultrasuoni poco apprezzabili.
Mentre Krukken, indifferente alla tragedia che avveniva a pochi passi da lei, continuava a mangiarsi i suoi acini (cosa ci vuole a lanciarne una gragnuola contro un mostro che attacca l'amica.collega.essere umano sofferente a lei vicino?) ho ripreso possesso delle mie facoltà a tal punto da riuscire a posare il bicchiere e a tirare una ditata alla bastarda che finalmente è precipitata al suolo.
Zampe all'aria, alucce aperte scompostamente, stava annegando nella pozza idrica da lei causata.
Ho avuto pietà, scampato un pericolo di enorme gravità si è fin troppo indulgenti.
Non l'ho schiacciata, ho preso un foglio, l'ho raccolta (no, non l'ho asciugata), ho aperto la finestra e saludi!

 
 
 

Ma che me makeuppo a fą?

Post n°1593 pubblicato il 13 Ottobre 2010 da charliebrowna
 

La scaletta mattutina prevede:
- dopo la lauta colazione di tre fette biscottate con un velo di marmellata pucciate nel tè,
- dopo un ritorno attappetante sul letto di pochi istanti ma necessari per il mio risveglio  psicofisico,
- dopo una cernita e scelta accurata dell'abbigliamento, al buio senza occhiali e ad occhi chiusi,
- dopo una doccia tonificante, dopo un lavaggio dentizio, dopo un lavaggio facciale, dopo uno spalmamento cremico-facciale, dopo uno spruzzamento tonico-facciale,
- dopo la vestizione,
finalmente eccoci al truccamento, accensione delle lucette dello specchio avvenuto, sempre senza occhiali, guardo la gradazione e quantità di colori indossate, e decido come impiastricciarmi.
E nel giro di qualche istante mi ritrovo in maschera per un'altra mirabolante giornata di lavoro. E mi faccio da me medesima i musi buffi, e mi avvicino allo specchio per controllare se tutto è a norma per evitare un ricovero coatto in qualche centro di igiene mentale, e mi sprofumo e me ne vado.
E, al rientro serale, mentre mi strucco, mi domando perchè mai al mattino sotto le lucette il trucco mi pare sobrio e nature, e ora di sera mi pare di essere un clown agghindato per la notte di capodanno in disco.

 
 
 
 

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L'autoritratto l'ho fatto io.
Le foto accanto al titolo è di Andy Bell e quella in fondo alla pagina sul sito del National Geographic.

 
 
 
 

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