Minollo

una, dieci, cento, mille volte sempre la stessa terribile domanda: MA TE DA GRANDE COSA VUOI FARE?
per anni mi rimbombava nel cervello, sempre la stessa, con piccole accezzioni : Come desideri il tuo futuro? Cosa ti aspetti dalla vita?
ripetuta una, dieci, cento mille volte ad ingrippare il cervello... ripetuta ancora ripetuta sempre tanto da indurmi, un giorno a farmela da solo:
COSA VOGLIO FARE DA GRANDE?
a timbrare il cartellino non mi civedo, non sono adatto ad avere orari precisi per iniziare e smettere di lavorare, non ho la pazienza per mettere su un impresa mia, no, io devo lavorare con la fantasia...Voglio essere un creativo...
già, un creativo, è facile a dirsi...voglio essere uno che parla all'animo umano, capace di far sognare, innamorare, commuovere, si sarò un grande scrittore...
per capire come potessi diventarlo ho iniziato a leggere ed ho conosciuto Shakespeare, Neruda, Hikmet...
no, non riuscirò mai ad essere come loro, non diventerò mai un grande scrittore...Ma voglio essere un creativo...Si, sarò uno di quelli che fa ridere la gente, ma non uno di quei comici barzellettieri che giocano coi doppi sensi, no, sarò un comico di quelli che fa ridere ed anche pensare...allora ho incontrato benigni e soprattutto TROISI...No, non riuscirò mai ad essere così..non riuscirò mai ad avere la sensibilità comica di rappresentare una città con le sue contraddizioni ed i sentimenti umani carichi di riso e pianti...No, probabilmente non sarò mai un creativo...ma guardandomi intorno mi ritrovo in un mondo per me strano e mi chiedo: "Se pur avessi la sensibilità di un Neruda o di un HIkmet, se anche sapessi leggere l'animo umano come Shakespeare, se anche avessi l'amarezza comica di Troisi, che speranze avrei di farmi notare in UN MONDO IN CUI SI DIVENTA FAMOSI CON I BAMBINI CHE FANNO OH E I PICCIONI CHE FANNO BRRRRR, CHE SPERANZE IN CUI SI PARLA DELLA FILOSOFIA DEL TRICCHEBBALLACCHè?...
No, forse non sarò mai un creativo ma se la fama premia i rincoglioniti beh forse, alla fine, è meglio così...significa che mi toccherà consolarmi in altro modo (secondo immagine)