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Post n°1788 pubblicato il 17 Giugno 2009 da MioDestino
 
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In un cartoon di Jules Feiffer, c’è un uomo di nome Arturo che cerca di educare la sua fidanzata a cogliere gli enigmi della vita, una vita che sarebbe senza verità, senza giustizia, e senza risposte.

 ...Il dialogo si svolge più o meno così:

Arturo: La verità non esiste.

Fidanzata: E’ vero.

A. No, non è vero. Se non esiste la verità, nulla è vero. Ascolta ciò che sto dicendo.

F. Sto ascoltando. Tutto è menzogna.

A. Niente è menzogna. Se non c’è verità, come facciamo a sapere che cosa sia menzogna e che cosa non lo è? Non ha senso parlare di menzogna!

F. Io so che… noi non sappiamo nulla.

A. Ma come fai a sapere di non sapere nulla, se sapere è il contrario di non sapere? Inoltre, se noi non sappiamo nulla, pure non sappiamo se non sappiamo nulla.

F. Non importa ciò che io dico, tanto è sempre sbagliato.

A. Ma come potrebbe essere sbagliato? Se tu ascoltassi ciò che ti sto dicendo, vedresti che non c’è nulla che possa dirsi giusto o sbagliato.

F. Ma perché mi parli tanto da arrabbiato? Sei arrabbiato con  me, Arturo?

A. Io non sono arrabbiato! Nonostante tutto ciò che abbiamo detto, non ti rendi conto che non esiste nulla che possa chiamarsi rabbia?

F. Però, tu non hai smesso di alzare la voce con me da quando ci siamo fidanzati!

A. E’ questa la tua riconoscenza verso di me, quando tutto ciò che faccio è quello di poterti rendere abbastanza intelligente da sposarmi?

E’ un dialogo... divertente, ma è anche un quadro di disperazione.

Questo fumetto dice che uomini e donne non possono vivere su quel piano, perché esso nega ogni fibra di ciò che il nostro essere esige dei criteri permanenti con cui vivere. Razionalità, significato, comunicazione, dignità, valore.

Nietsche, l’apostolo del nichilismo, era finito in una clinica psichiatrica e poi si era ucciso. Hemingway pure si tolse la vita.

 Kafka visse una vita di terribile disperazione, scrivendo racconti che risuonavano del grido: “Dio è morto! Dio è morto! Certamente è morto, non è vero? Dio è morto! Oh, quanto vorrei che egli non fosse morto!”.

Il dialogo rappresentato dal cartoon ci mostra il dilemma dell’uomo moderno, che ha abolito la verità, che dice non esservi luce.

L' unica interpretazione che possieda della sua vita è la propria esperienza. Non possiede nulla fuori della sua vita che possa gettare una qualche luce ed aiutarlo a comprenderne il significato.

 E' come uno che sia andato al cinema e che avesse scoperto che il film era iniziato un' ora prima, e che poi debba uscire dalla sala venti minuti prima della fine.

 Il significato del film può essere colto solo da quel poco che ha visto la' al buio.

Gli manca tutto il contesto, l’esperienza che ne fa lo confonde. Per comprendere il significato abbiamo bisogno sia dell’inizio che della fine, abbiamo bisogno di qualche certezza che conoscere l’inizio e la fine sia reale.

Allora, forse, avremo il significato.

 Forse.

(dal web)

 
 
 
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