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OPEN ROAD (viaggiare dentro se stessi)

Post n°9 pubblicato il 30 Ottobre 2005 da luna_bionda2005
Foto di luna_bionda2005

Domenica pomeriggio: l’intento come sempre era degno di lode (avevo deciso di studiare) ma come al solito la voglia di portarlo a termine mi ha abbandonata a metà strada. Quindi, piuttosto che stare china su di un libro e dimenticare quello che leggo 5 secondi dopo averlo letto (e questo perché non ho la giusta concentrazione) è meglio chiudere tutto e fare qualcos’altro.

Di gite fuori porta nemmeno l’ombra oggi (anche se il tempo era quello giusto) quindi sola soletta nella mia stanza (vivo in una casa assieme ad altri studenti) mi sono messa a dare un occhiata ai miei libri, a quelli letti, a quelli che ho lasciato a metà (orrore!) e a quelli che non ho ancora cominciato a leggere (pigra, sempre e comunque!).

Mi è capitato tra le mani un libro bellissimo di Alessandro Baricco, “Seta”, libro che ho divorato in un pomeriggio qualche anno fa, quando una persona cara me l’ha regalato.

Tra me e Baricco (anzi tra me e il suo libro) è stato amore a prima vista.

L’ho letto subito, tutto d’un fiato, le parole così semplici e scorrevoli, così dolci e carezzevoli…e poi come si fa a non amare un libro che parla di un viaggio, e per di più nella terra che ho sempre sognato di visitare (il Giappone)?

Sfogliando le pagine e ripercorrendo pezzi di quella storia che mi aveva tanto affascinato, ho ripensato ad una frase di A. Tarkowsy sull’importanza del viaggio come metafora dell’eterna (ed incompiuta) ricerca dentro noi stessi, ricerca di ciò che siamo, del nostro significato, dello scopo ultimo (ammesso che esista) della nostra vita.
“L’uomo deve poter viaggiare” perché è camminando per le strade del mondo che impara a conoscere le strade della propria anima, i percorsi che ha dentro di se, quelli nascosti ma importantissimi, che ci rendono ciò che siamo, nel bene e nel male.

Non mi voglio addentrare in argomenti filosofici troppo impegnativi ma voglio comunque riportare questa frase molto bella che, a parer mio, sarebbe  un ottima “prefazione” (o quanto meno un introduzione più che pertinente) al libro di Baricco.

 “C’è un solo viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore.
Non credo si possa viaggiare di più nel nostro pianeta.
Così come non credo si viaggi per tornare.
L’uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito perché, nel frattempo, lui stesso è cambiato.
Da se stessi non si può fuggire.
Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio.
Portiamo con noi la casa della nostra anima come fa una tartaruga con la sua corazza.
In verità il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico.
Ovunque vada è la propria anima che sta cercando.
Per questo l’uomo deve poter viaggiare”.

 A. Tarkowsky

 
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