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Post n°63 pubblicato il 18 Ottobre 2016 da barbaramente
"Un buco nero, lontano, sul fondo. Un piccolo pertugio irregolare. Antiche acque stagnanti minacciano mareggiate estreme. Eppure devo entrarci." Ma certo, è così che cominciava ogni volta, ogni viaggio, il piccolo scoiattolo adesso se lo ricordava. Aveva già percorso molta strada e non sapeva mai come tornare indietro quando necessitava di quel qualcosa di prezioso e spaventoso che aveva lasciato alle sue spalle, e non sapeva nemmeno più cos'era. Prezioso perché implicava la conoscenza di se, spaventoso per lo stesso motivo. Alcune volte nei suoi vari tentativi di percorrere a ritroso quel sentiero, gli capitava di incontrare vecchie pagine scritte, alcune più colorate di altre. Le indossava lo scoiattolo come fossero vestiti, e coi suoi denti allenati le tranciava per farsele calzare. Ma erano gli abissi smessi di qualcuno a cui non servivano più. Doveva guardare meglio, mettere a fuoco il punto, ed ecco che il pertugio è in realtà il centro di una ragnatela. Così capisce, lo scoiattolo, di essere finito nella trappola, ancora. Le caselle della tela sono i pezzi di un mosaico infinito. Ogni pezzo è uno sprazzo di vita in cui la mente ha potuto vagare libera, che non vuol dire vuota, ma priva di briglie; libera di vagare, così da addentrarsi tra le fronde di un albero e se ne ha voglia, perché no, restarvi, in un tempo che non conosce tempo. ... Continua! |
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Come se più non sapessi giocare
al gioco che m'hai insegnato.
Inviato da: cassetta2
il 31/10/2020 alle 12:08
Inviato da: umbredemuri
il 16/12/2019 alle 11:53
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il 04/11/2019 alle 17:03
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