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« lettera d'amore da DioMessaggio #9 »

Leone Maestro.

Post n°8 pubblicato il 10 Marzo 2008 da cinziadegliangeli
 

  

Ari, il Leone Santo

Storia breve di un Grande Incontro

di Marie Elia

 

 

Questa storia è cominciata in un momento preciso della mia adolescenza: di fronte a una magnifica spiaggia della Bretagna, inquinata da ogni sorta di rifiuti, ho percepito nella mia anima la sofferenza della Terra, questo essere vivente di cui tutti siamo parte e che fa parte di noi. Un grido scon­volgente mi attraversava, mi chiamava e rendeva all'improvviso futili le mie povere, egoistiche preoccupazioni. Ma come rispondere? Come placare le sofferenze di un pianeta? Dove trovare il potere di eliminare l'inquinamento dal mondo? Era davvero possibile farlo? E poi, eravamo ancora in tempo? Ogni domanda aveva in sé la risposta. Compresi che io, essere umano incarnato sulla Terra, non avrei potuto parte­cipare alla sua guarigione se non guarendo me stessa, facendo di tutto per diventare canale di Luce per gli altri e per la Terra, perché la malattia dell'uomo causa quella del Pianeta. Il suo grido, e quindi quello dell'umanità sofferente, era diventato il mio grido. Promisi nel mio cuore di risponde­re a quel richiamo.

 

In quell'istante magico di cui non potevo prevedere le con­seguenze, una motivazione profonda si era radicata nel mio cuore: l'eco di quel grido non mi avrebbe più abbandonata. Anche se la mia consapevolezza limitata a volte lo dimenti­cava, un amore infinito per l'anima della Terra si era risvegliato nella mia anima e sapeva sempre trovare il modo per farsi sentire.

 

Dopo qualche tempo feci un sogno che non era un sogno, di un'intensità così grande da mantenere ancora oggi vivo in me il suo ricordo: sulla sommità di una collina, sotto un albero, c'era un magnifico leone, regale e maestoso. Da lui fluiva una luce d'oro che lo rendeva simile al Sole. Avvicinandomi, sentii il suo sguardo, che mi parve come l'al­ba dopo una notte troppo lunga. L'intensità di questo amore mi sconvolse e riconobbi in lui la guida, l'amatissimo Sole che la mia anima stava aspettando.

 

«Ricordati, mi dissero silenziosamente gli occhi d'oro, ricor­dati della Sorgente della Vita: lei sola può colmare ogni carenza, estinguere ogni sete. Ricordati...» . Mi svegliai con il batticuore, avvertendo quasi fisicamente il calore della sua presenza e questo durò diversi giorni. In seguito tornò a farmi da guida nei sogni, per lo più come una presenza invisibile che mi parlava e di cui riconoscevo la vibrazione. L'immagine del Leone non ricomparve per parecchio tempo, probabilmente perché l'intensità del primo sogno aveva qualcosa di unico.

 

Negli anni che seguirono attraversai periodi molto difficili nei quali la mia anima privata della Luce, nutrimento essenzia­le, soffocava. Chiunque si trovi sul cammino spirituale vive questi momenti di disperazione, perché toccare o semplice­mente intuire, anche solo per un istante, la pienezza dell'Essere e poi sentirsene separarti provoca un dolore intollerabile che nulla può alleviare. Comunque, la Luce era sempre presente, anche quando la mia consapevolezza limitata non poteva percepirla. Ed é così per ognuno di noi, perché il nostro Essere - qualunque nome gli si voglia dare - ci accompagna in ogni momento!

 

In queste notti dell'anima, non ero più capace di amare. Mi sentivo abbandonata e qualche volta mi sono anche ribella­ta, ottenendo soltanto di aumentare la mia sofferenza! Ma arrivava sempre il momento in cui passavo a un nuovo livello di coscienza: bastava mollare la presa e la vita ritor­nava. Mi sembrava di essere un pezzo di argilla modellata dal Vasaio divino, con in più il libero arbitrio, che mi consentiva di scegliere di collaborare o di oppormi, lasciandomi prendere dalle resistenze inconsce e da tutto ciò che in me desiderava cose diverse dalla Luce e questo mi procurava altra sofferenza.

 

Poi venni guidata a incontrare e a vivere la scienza arcana che in seguito riconobbi come la Kabbalah: ben al di là della tradizione ebraica, è il grande deposito della Conoscenza originaria, l'eredità di Luce che da sempre attende l'uma­nità. [...]

 

Molte volte ancora sono ricaduta in basso per rinascere a nuovi livelli di coscienza, con nuove offerte alla Luce e nuovi momenti di perdono... I miei mostri interiori ritornavano, sorgendo là dove non li aspettavo, in quella lotta infinita che è semplice­mente uno "scambio d'amore".

 

Infine, tredici anni più tardi, arrivò il giorno benedetto in cui ritrovai il Leone, il Sole: sicuramente mi trovavo in uno stato di coscienza molto diverso da quello del primo incontro. Quella straordinaria presenza d'Amore non mi apparve in un sogno, come la prima volta, ma durante una meditazio­ne. Il dialogo si stabilì immediatamente, in modo molto più diretto, più chiaro rispetto alla volta precedente. Le sue paro­le scorrevano direttamente nel mio cuore e la mia coscienza le comprendeva! Ero piena di gioia e di gratitudine. Questo Essere di luce che ha così tanto commosso la mia anima mi rivelò di essersi incarnato in Terra Santa nel XVI secolo e di aver lasciato un segno indelebile a Safed. È l'Ari HaKaddosh, che in ebraico significa "il Leone Santo", per­ché nella sua incarnazione ha realizzato in sé l'alchimia suprema dell'unione della Terra e del Sole, dello Spirito e della Materia. Nato a Gerusalemme nel 1534, ancora bam­bino Isaac Louria partì per l'Egitto. Qui trascorse la maggior parte della sua vita e ricevette l'iniziazione che fece di lui l'Ari. Richiamato in Israele, a Safed, per trasmettere ai fratelli la sua esperienza di Vita e di Verità, non gli fu possibile condi­videre il suo Insegnamento così come avrebbe voluto: era davvero arrivato a essere Uno con la Sorgente della Vita, lo splendore raggiante della Kabbalah e non venne capito, nemmeno dai discepoli più cari. 

 

- Tu sai, mi disse l'Ari, quale intensità d'Amore accompagna il cammino dell'umanità fin dalle sue origini? Lungo il suo percorso verso la realizzazione le vengono offerte sempre nuove possibilità. Ma quello che l'aspetta oggi è assoluta­mente essenziale ...

  

Mi fece sentire la grandezza dell'Amore e della Pazienza di Dio per noi, enfants terribles. Perché siamo così ingrati? Sicuramente perché non siamo abbastanza consapevoli! Mi parlò anche di Mosè che, sceso dal monte Sinai con le tavole della legge incise dalla mano stessa dell'Eterno, vide che i figli d'Israele, senza averlo aspettato, avevano voltato le spalle al Dio unico per adorare il vitello d'oro; allora Mosè spezzò queste tavole e ritornò in seguito con le altre, quelle che noi conosciamo, caratterizzate da un maggior rigore. Le prime tavole contenevano tutta la Saggezza della Kabbalah, ma Israele, simbolo dell'umanità intera, non era pronto per riceverle. Se gli uomini avessero atteso Mosè con fervore, l'umanità sarebbe entrata nell'era messianica, con un salto di vibrazione dell'intero pianeta, e la Kabbalah avrebbe potuto risplendere nell'anima unica finalmente ritrovata!

 

Duemila anni fa arrivò Yeshouah il Cristo: l'essenza della sua azione è sfuggita alla consapevolezza degli uomini, almeno fino ad oggi. É stato adorato come un dio crocifisso, ma la croce rappresentava soltanto il passaggio verso la realtà vivente dell'Uomo Nuovo, questo Re che ci attende e che è in noi. Yeshouah non è stato riconosciuto da Israele, Lui che ha detto: «Il mio Regno non è di questo mondo...». Comunque ci ha lasciato II Ponte di Luce che unisce gli abissi al Sole, il suo cammino di Vita e di Verità che ci chiama all'età dell'Acquario.

 

Se l'Ari avesse vissuto in un'epoca più vicina a noi, avrebbe potuto condurre i figli d'Israele e l'umanità intera sul cammi­no della Kabbalah. Ma i tempi non erano maturi. Se ne andò presto, all'età di trentotto anni, lasciando comunque dietro di sé nuove interpretazioni e nuovi insegnamenti: tutto questo fu in seguito chiamato "Kabbalah di Louria".

 

- Ma allora, gli chiesi, perché sei venuto se l'umanità non era pronta? Mi rispose con una specie di sorriso: - Perché Dio stesso non può prevedere come l'uomo userà il suo libero arbitrio. Anche se c'è una sola e piccola possibi­lità, bisogna sempre e comunque tentare. E poi... era necessario che io venissi, nel momento giusto per me, a imprimere la mia impronta sulla Terra, che mi ha riconosciu­to. Senza saperlo, l'umanità di oggi ne avrà beneficio. Ecco perché ti sono così vicino, mia cara figlia, come sono vicino a tutti quelli che mi chiameranno nel segreto del loro cuore.

 

Sapere che la mia guida si era incarnata sulla Terra mi fece sentire ancora più vicina a lui. Da quel giorno, il contatto divenne più facile. Attraversai ancora dei periodi in cui me ne sentivo separata, ma erano ogni volta più brevi, perché il Leone era sempre più spesso al mio fianco, presenza invisi­bile e silenziosa, ma estremamente reale, che il mio cuore sapeva riconoscere. [...]

 

L'Ari è oggi Uno con la Luce eterna, Uno con tutte le Intelligenze che servono il piano divino. Accompagnata dalla sua pre­senza sottile, la mia anima si disseta alla Sorgente di pura Luce, oltre ogni forma e ogni parola. Pensando a lui, non mi rivolgo a un essere venuto sulla Terra più di quattro secoli fa, ma al Sole che, nella grande Unità delle Gerarchie della Luce, viene oggi a tendere la mano all'umanità per aiutarla a superare il gradino dell'Era dell'Acquario.

 

 

 

Estratto dalla introduzione di:

 

Verso lo Splendore

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