Enjoy the silence. Godo il silenzio della mia stanza dopo 4 giorni di trasferta difficilmente riassumibili in poco tempo.
Le ore in auto sono state lunghissime, intervallate sistematicamente dai caffè in autogrill e dai cantieri di una rete stradale ridicola per non dire grottesca. I sottofondi musicali e la compagnia hanno dato un ulteriore senso alle 10 ore di guida che mi sono "accollato".
A Roma ho rivisto i soliti posti, Trevi, Spagna, Trastevere, Villa Borghese etc etc. Stavolta però mi sono avventurato anche in cima al Cupolone, 600 e passa gradini che con i 35 gradi della giornata si sono rivelati un gesto epico. Sfinito e sudato come un caimano del gange tornare al suolo ha richiesto una doccia improvvisata nella fontana del porticato e, naturalmente, l'accensione della sigaretta dell'eroe. Un po' coglione ma sempre eroe..
Per il resto km e km a piedi, visti i blocchi di molte linee dovute alle proteste dei tassisti (sono imbufaliti all'inverosimile), e tanto a cui pensare approfittando degli scenari di una città che adoro e che trasuda storia da ogni suo muro.
Il concerto poi.
Devo dire che non c'è paragone con il contesto vissuto l'anno scorso per gli U2. La zone dell'Olimpico era praticamente deserta fino alle 5 e mezza, quando invece già alle 11 della mattina l'anno passato era impossibile muoversi. Ma una volta dentro piano piano ho visto lo stadio riempirsi di gente, nonostante l'apertura tardiva dei cancelli che ha impedito a molti di godersi il "gruppo di supporto" Franz Ferdinand.
Con i Depeche è cominciato uno spettacolo difficile da esprimere a parole. Il loro non è stato un semplice concerto, ma un continuo videoclip. La scenografia con i suoi megaschermi consentiva a chi era lontano di far vedere quello che succedeva sul palco, ma in tempo reale le immagini venivano elaborate e montate dando la sensazione di essere seduto a guardare un DVD.
Poi, per quanto mi riguarda, i Depeche non sono gli U2.
Bono & C. coinvolgono con le loro canzoni, ti fanno saltare, urlare fino a straziare le corde vocali, ti fanno piangere e ti fanno abbracciare la persona che è accanto a te anche se non la conosci.
I Depeche per me sono più intimi. A parte qualche canzone come Personal Jesus o I Feel You, le altre mi assumono un significato più riflessivo. Pezzi come In Your Room e Walking in my shoes sono canzoni che fanno parte di un aspetto della mia personalità che tengo nell'angolo più recondito della mia anima, inaccessibile e al riparo da occhi indiscreti. Sono le colonne sonore dei miei momenti più cupi ma più costruttivi, dei tagliandi della mia vita dove pongo la prima pietra del mio obiettivo successivo. Ed ecco perchè ho preferito inconsciamente seguire il concerto come se fossi ad un'opera a teatro, spesso seduto e sussurrando le parole dei testi. Niente casino per me, please, questo lo lascio agli altri, a chi ha lo stato d'animo per farlo, io per ora sono in una fase di riflessione e questo live è stato come se fossi qui, nella mia camera, ad ascoltarli. Con la leggerissima differenza che erano lì, davanti a me. Ed è stato questo che, forse, in alcuni momenti mi ha fatto sentire solo in mezzo a più di 30 mila persone. Una sensazione atipica, che non mi era mai capitato di vivere prima, che faccio un po' fatica a capire e interpretare ma che quantomeno mi ha dato qualche spunto in più.
Non so se e quando trarrò qualche conclusione da questo strano periodo. Non so neanche se è possibile tramite un blog trarre qualcosa di costruttivo che non sia il sacrosanto cazzeggio e distrazione dal quotidiano. Troppi pensieri da pettinare, poche certezze se non la mia alta soglia di sopportazione della tensione nei momenti cruciali. Ma ho addosso un senso di stanchezza e spossatezza che non mi è mai appartenuto, che diventa come una palla al piede quando si dovrebbe invece approfittare del tempo libero per distrarsi e prendersi una boccata d'aria nuova. Fino a qualche settimana fa avrei vissuto questi 4 giorni in tutt'altro modo, oggi mi sento di averli trascorsi al massimo di quanto potevo, poco ma sempre meglio di niente. però resta sempre quello strano giramento di cabasisi...