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« NOBILTA' D' ANIMOLa vita di Flor »

Matteo 12, 14-21

Post n°237 pubblicato il 18 Luglio 2015 da enricomonzatti

In quel tempo, i farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.
Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti,
ordinando loro di non divulgarlo,
perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia:
"Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti.
Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce.
La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le genti"

Commento: La santità non coincide con la ricerca o la santificazione del dolore in sè: Gesù, fin tanto che non giunse il suo momento, sfugge agli intrighi dei farisei e così noi dobbiamo fuggire ed evitare tutto il male che è possibile evitare. Essere l’amato non coincide affatto col vivere una vita di sofferenza ma significa condurre una vita di autentica donazione agli altri e di obbedienza a Dio: guarire gli infermi; consolare gli afflitti, dare speranza; non giudicare e attendere la Giustizia del Padre che è anche e soprattutto infinita Misericordia.

 
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